30 dicembre 2024

Il restauro della chiesa di S. Michele di Roncole Verdi porterà di nuovo alla luce le opere d'arte cremonesi. In questa chiesa il Maestro ha approcciato la musica per la prima volta

Opere d’arte cremonesi “nascoste” al pubblico da ormai cinque anni torneranno prossimamente “alla luce” e potranno anche essere occasione di studi ed approfondimenti al fine di attribuire la loro “paternità”. Si tratta di opere custodite nella chiesa parrocchiale di san Michele Arcangelo di Roncole Verdi (Parma), monumento verdiano  e nazionale (qui il maestro venne battezzato, fu cresimato e mosse i suoi primi passi nel grande mondo della musica) e nazionale.

Proprio in questi giorni, grazie alla Legge Mancia (tornata di nuovo protagonista nella legge annuale di bilancio) che finanzia interventi volti a sostenere piccole organizzazioni ed a realizzare opere sul territorio, in Parlamento è stato approvato uno stanziamento complessivo triennale di 102milioni di euro. Proprio nell’ambito di questo importante stanziamento, 500mila euro a fondo perduto sono stati destinati alla ultramillenaria chiesa di Roncole Verdi, “custode” di opere d’arte cremonesi, e al suo restauro. Circa un anno fa, durante una visita del maestro Riccardo Muti a Busseti, era stata portata all’attenzione del  sottosegretario alla cultura Gianmarco Mazzi l’urgenza di interventi su questo importante luogo verdiano. E’ stato inoltre coinvolto (e questo è stato decisivo) l’attuale ministro per gli affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione Tommaso Foti che, immediatamente, ha mostrato profonda sensibilità verso il problema e si è mosso in prima persona per mantenere alta l’attenzione di tutte le Istituzioni. Il Parlamento, grazie anche all’azione congiunta di parrocchia e comune, ha finalmente accolto la richiesta di finanziamento ed ora resta solo da attendere l’avvio dei lavori, del tutto indispensabili per riportare la chiesa al suo antico splendore, riaprirla ai fedeli e ai turisti e, quindi, riportare alla lice le sue opere d’arte.

”Questo finanziamento – ha detto il parroco don Luigi Guglielmonirappresenta una grande opportunità per ridare vita ad un luogo che custodisce la la memoria delle radici del maestro verdi e della nostra comunità. Sono grato per l’attenzione ricevuta dalle Istituzioni e per l’impegno di tutti coloro che hanno reso possibile questo risultato. La chiesa di Roncole Verdi è un simbolo di fede e di cultura che merita di essere preservato per le generazioni future”. Notevole è stato anche l’impegno messo in campo dalla Diocesi di Fidenza guidata dal vescovo monsignor Ovidio Vezzoli che ha sempre avuto attenzione per questo luogo (come l’hanno avuta tutti i suoi predecessori, a partire da monsignor Carlo Mazza e dal cremonese monsignor Maurizio Galli). Nicolas Gianni Brigati, consigliere comunale a Busseto con origini cremonesi, esprimendo tutta la sua soddisfazione ha tenuto a “ringraziare il ministro Tommaso Foti che si è interessato alla chiesa di san Michele di Roncole. E’ una situazione che il sottoscritto gli ha sottoposto circa un mese e mezzo fa e che sono anni che si protrae. L’amministrazione precedente ci stava lavorando, c’è anche l’associazione Salviamo la chiesa di Roncole Verdi che si sta impegnando tanto e questi 500mila euro sono stati un grande dono da parte del Ministero per un luogo che non è una semplice chiesa ma è un monumento nazionale a tutti gli effetti. E’ lì che il più grande compositore italiano, il maestro Giuseppe Verdi ha iniziato a prendere dimestichezza con la musica. E’ fondamentale tenere alta l’attenzione anche a Roma per quanto riguarda queste zone; finalmente pare si stia muovendo qualcosa di importante anche per quanto riguarda la Villa Verdi di Sant’Agata. Credo – ha aggiunto Brigati – che debba essere ripensato tutto il mondo di Verdi nella sua terra natìa che è la Bassa Parmense, Piacentina e Cremonese. E’  qui – ha ribadito Brigati – che si sono sviluppati il suo genio, la sua arte e quello che ha quindi creato per tutta l’intera umanità”. Ben venga, aggiunge chi scrive queste righe, che finalmente ci sia chi parla di riorganizzare il “mondo di Verdi” includendo anche il Cremonese che il maestro frequentava abitualmente e dove aveva (a Cremona) importanti interessi.

Per quanto riguarda la chiesa di Roncole Verdi, doveroso ricordare che questa è custode del fonte battesimale in cui il Cigno fu battezzato l’11 ottobre 1813. Nella primavera del 1814 (come testimonia ancora oggi una lapide posta alla base del campanile), Luigia Uttini (madre del maestro) si rifugiò in cima alla torre campanaria col piccolo Verdi in braccio per cercare protezione contro le razzie ed i massacri delle truppe russe e austriache, comandante dal generale Suvaroff, in seguito alla caduta di Napoleone. Il Cigno vi ricevette la cresima il 25 luglio 1819 dal vescovo monsignor Luigi Sanvitale e vi si conserva il prezioso organo (il “Francesco Bossi” del 1797) in cui mosse i primi passi nel mondo della musica. Strumento, questo, che fu restaurato nel 1964 dalla ditta Tamburini di Crema e nel 2001 dalla ditta Giani Casa d’Organi di Corte dè Frati. Il sacro edificio custodisce inoltre due affreschi quattrocenteschi  una “Pietà” ed una “Madonna delle Grazie” di scuola cremonese dei quali non si è mai conosciuto l’autore ma nuovi studi potrebbero portare ad una possibile attribuzione. Inoltre gli ultimi restauri realizzati una quindicina di anni fa hanno riportato alla luce opere di particolare interesse.

Merita una particolare attenzione il grande affresco che occupa tutta la parete di fondo sulla destra, di fianco all’altare maggiore, in cui sono raffigurati la Vergine Madre, con i santi Donnino, Sebastiano, Rocco e Michele. Per quanto riguarda San Donnino, patrono della città e della diocesi di Fidenza, questa rappresenta l’unica raffigurazione del Martire presente in diocesi, al di fuori del contesto urbano di Fidenza. Popolari, nella nostre campagne (anche cremonesi), sono le raffigurazioni di San Rocco e San Sebastiano, invocati come protettori contro le pestilenze. In alto, a sottolineare la grandezza della Maternità Divina di Maria, ecco la colomba dello Spirito Santo.

Ma è sulla figura di San Michele che occorre soffermarsi. L’arcangelo, al quale la chiesa di Roncole è dedicata, viene infatti rappresentato con una bilancia in mano. Quindi un chiaro caso di “pesatura delle anime”, o “Psicostasia”.  Un fatto che ha del clamoroso se si considera che questo tipo di raffigurazione, in chiese cattoliche della Penisola, è assai raro. Si tratta di una simbologia presente in svariate religioni e che affonda le sue radici al culto egizio. E’, di fatto, una parte del giudizio divino in cui l’anima del defunto viene pesata su una bilancia, per il successivo controllo dei suoi meriti. Dall’Antico Egitto provengono varie documentazioni, sia scritte che figurative. In quel tipo di culto, come si evince dal Libro dei morti, la pesatura avveniva in presenza di Osiride, per opera del dio Thot: in un piatto della bilancia si poneva l’anima e, nell’altro, un’immagine di Maat, la giustizia. La “pesatura delle anime” è presente anche nello Zoroastrismo (per il quale si svolge in presenza di Mitra), e nell’islam. Così come è presente nell’ebraismo antico-testamentario e, solo dalla letteratura apocalittica in poi, appare con valore escatologico. In questa forma passa anche nella religione cristiana, in cui l’Arcangelo San Michele si incarica nell’operazione, mentre Satana spesso cerca di togliere peso al piatto dei meriti. La stessa psicostasia è presente anche nella mitologia greca, come commisurazione dei destini. L’Arcangelo Michele nell’Antico Testamento compare con il suo nome nel libro di Daniele (Dn 10,13.21; 12,1), dove è indicato come difensore del popolo ebraico e capo dell'esercito celeste che difende i giusti nella battaglia finale contro il Drago nell'Apocalisse: nell'iconografia viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano (come nel caso della chiesa di Roncole Verdi) e, sotto i suoi piedi, il drago sconfitto nella battaglia. L'Arcangelo viene anche riconosciuto come guida delle anime al cielo e questa funzione, tipica del Nuovo Testamento, è evidenziata nella liturgia romana, in particolare nella preghiera all'offertorio della messa dei defunti.

La tradizione gli attribuisce un ruolo di psicopompo e contemporaneamente di giudice nella psicostasia, vale a dire che ha il compito della pesatura delle anime dopo la morte, tanto che in alcune rappresentazioni iconografiche porta in mano una bilancia, come nel caso sempre di Roncole. Il suo culto, palesemente sincretizzato si sviluppò nei primi secoli del Cristianesimo, specie presso i Bizantini, che lo ritenevano non solo un combattente ma anche un medico celeste e veniva popolarmente invocato per guarigioni e malattie. Già da qui si evince il legame malattia-morte-Michele. Ma se si va ad analizzare le chiare origini pagane del culto angelico, che trasforma Michele da un angelo guerriero che combatte contro Satana in un guaritore-medico e taumaturgo pesatore delle anime, non si può non trovare un paragone clamoroso con uno dei più importanti e interessanti del pantheon egiziano: il Dio Thot infatti vanta esattamente le stesse caratteristiche di Michele, essendo egli il misuratore del peso del cuore del defunto (che deve essere leggero come una piuma) nella cerimonia della Pesatura del Cuore che avviene dopo la morte al cospetto del Dio Osiride. Il ruolo di psicopompo, di accompagnatore delle anime, era svolto presso di Egizi da Anubi e in effetti Michele riprende anche alcuni suoi attributi, così come è palese il paragone nelle vesti e nelle armi con un altro importantissimo Dio egizio, Horus.

Si potrebbe pertanto affermare che Michele va a riassumere le caratteristiche di queste tre divinità ed in effetti, attraverso l'Alessandria neoplatonica, la religione egiziana influenzò fortemente l'Impero Romano d'Oriente da cui discendono i Bizantini: in particolare la figura di Ermete Trismegisto rappresenta questo connubio tra religioni classiche ed orientali e africane, tutte accomunate da una comune base ancestrale preistorica che rendeva i confini tra di esse solo terminologici e legati al significato del nome del Dio. Tuttavia in Occidente non è possibile rivenire molte tracce bizantine, perché il dominio di Costantinopoli sull'Italia ebbe termine con l'invasione longobarda nel VI Secolo. E' chiaro che il grande influsso micheliano si ebbe principalmente con i Franchi, particolarmente devoti all'Arcangelo, e con gli stessi Longobardi da cui prende il nome la Lombardia e il perchè è semplice: anche nelle mitologie norrene, quella celtica in particolare, esiste la figura archetipica del Dio curatore e medico, prototipo del druido sacerdote che anticamente gestiva gli affari medico-spirituali delle tribù. Gli irlandesi in particolare veneravano un Dio della salute, medico e guaritore, Diancecht, legato alla stirpe dei Tuatha de Danaan, che aveva anche un ruolo di guerriero protettore dei suoi devoti. Spesso le divinità avevano connotati misti, in un tendenziale monoteismo o biteismo (Dio-Dea) la divinità assumeva anche altri attributi non legati al suo ambito e così capitava che un dio guaritore assumesse anche valenze guerresche o solari o magiche.

Nella mitologia germanica questo ruolo sincretizzato lo assunse Odino, che era il principale Dio venerato dai Longobardi, vero e proprio mito e ispiratore della popolazione scandinava che tanta importanza assunse per il nostro Paese. Odino non era solo il capo degli Asi, ma anche un mago, che si sottopose a prove estenuanti e sovrumane per ottenere l'alfabeto runico e in questo è assai simile a Thot, che allo stesso tempo era inventore dei geroglifici e della scrittura. L’arcangelo, come accade anche a Roncole, è comunemente rappresentato alato in armatura con la spada o lancia con cui sconfigge il demonio, spesso nelle sembianze di drago. È il comandante dell'esercito celeste contro gli angeli ribelli del diavolo, che vengono precipitati a terra. Sulla base del libro dell'Apocalisse ne vennero scritti altri dedicati a Michele che finirono per definirlo come essere maestoso con il potere di vagliare le anime prima del Giudizio. L'iconografia bizantina predilige l'immagine dell'arcangelo in abiti da dignitario di corte rispetto a quella del guerriero che combatte il demonio o che pesa le anime, più adottata invece in Occidente.
Secondo vari studiosi, tra cui lo scrittore scozzese Robert J. Stewart, San Michele e San Giorgio sono eredi dell'immagine dell'eroe radioso che uccide un drago, parte della fase solare del mito della creazione il cui prototipo fu il dio babilonese Marduk. In epoca ellenistica l'equinozio autunnale, come quello primaverile, era consacrato a Mitra-Sole considerato demiurgo e cosmocrator, signore e animatore del cosmo, la cui funzione era simboleggiata da una sfera che teneva in mano; ma anche mediatore cosmico e dunque, per tanti aspetti, analogo a Hermes-Mercurio. Molte funzioni equinoziali e mediatrici di Mitra-Sole-Hermes vennero ereate da san Michele la cui festa cade in Occidente nel periodo subito successivo all’equinozio. Anche in questo caso non mancano di certo i legami cremonesi. Infatti una delle più antiche rappresentazioni della “pesatura delle anime” a noi pervenute si trova proprio in cattedrale, a Cremona, nell’antico ciclo di affreschi retrostante l’altare di San Michele nel transetto sinistro. Nell’affresco, databile all’ultimo quarto del XIV secolo, si vede S. Michele arcangelo con una bilancia in mano intento a pesare le anime dei defunti. Il prossimo restauro della chiesa di San Michele non può che essere motivo di letizia per il “ritorno alla luce” di un grande luogo verdiano e di significative opere cremonesi meritevoli di studio.

Eremita del Po

Paolo Panni


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti