Imperdonabile errore: nella lapide delle donne cremonesi della Resistenza c'è anche un uomo, Prassede Cantaluppi
Tra i nomi delle donne cremonesi della Resistenza, ricordati da una lapide incastonata nel cortile Federico II del palazzo comunale il 25 aprile 2016, c’è un uomo. SI chiamava Prassede Cantaluppi, ma è un uomo. Su questo non c’è dubbio, Venne ucciso insieme ad altri nove nell’eccidio di Spino d’Adda avvenuto il 27 aprile 1945. Una colonna militare tedesca in ritirata con un centinaio di mezzi e ben armata, proveniente da Paullo e Zelo Buon Persico, giunta alla periferia di Spino venne fatta oggetto di qualche colpo d'arma da fuoco di alcuni partigiani. Questi erano in fortissima inferiorità numerica e per armamento ma provocarono alcuni ferimenti ed un morto tra i soldati. Immediata e feroce la rappresaglia: il paese venne invaso, numerose abitazioni vennero saccheggiate, alcuni edifici furono bersagliati da colpi di cannoncino, dieci le persone uccise e due gravemente ferite. Una trentina di persone furono portate nella piazza, minacciate di una fucilazione sommaria che poi non ebbe luogo. Una decina di loro furono portati come ostaggi dalla stessa colonna in allontanamento e poi rilasciati. Nel caso di Mario Bruschi, soldati tedeschi entrano in casa, lo strappano alla moglie ed ai figli e lo uccidono subito dopo davanti casa con un colpo alla nuca. Assiste all’uccisione un figlio di 10 anni. Un altro figlio, neonato, in quel frangente è caduto in casa battendo la testa e morirà nel luglio ’45. Le vittime dell’eccidio furono: Baroni Francesco, anziano, legato alla Resistenza; Bellanda Ambrogio, Mario Bruschi, n. 1909, direttore locale filiale di banca, Butella Angelo e Zanoletti Domenico, Cantaluppi Prassede legato alla Resistenza, Cantaluppi Romano Agostino, legato alla Resistenza, Chiesa Luigi, sedicenne, Dossena Giacomo, Soldati Agostino Zanoletti Domenico. I funerali delle dieci vittime furono celebrati il 29 aprile dal parroco del luogo, Mons. Giovanni Quaini, membro segreto del distaccamento locale della 175esima Brigata Garibaldi. La tumulazione avvenne nel cimitero di Spino d'Adda dove, qualche anno dopo, venne costruita un'apposita cappella. Nella piazza davanti al Comune vi è ancora oggi una lapide commemorativa le cui parole furono dettate da Mons. Quaini.
Che fare adesso? Cinque donne e un uomo. Si dovrà porre rimedio all’errore con l’intervento di uno scalpellino.
Ulteriori conferma arrivano dalla lettura dei documenti. Nell’archivio del Comitato provinciale dell’Anpi di Milano è conservata la sua scheda biografica con la specificazione “caduto partigiano”. Prassede Cantalupi, qui scritto con una sola p, era figlio di Ernesto e di Carolina Sagrada, nato a Rosate il 13 ottobre 1908. Era sposato com Giuseppina Mandelli, nata il 7 luglio 1917 dalla quale aveva avuto due figlie, Mirka, nata il 23 ottobre 1937, ed Ernesta, nata il 22 luglio 1939, e risiedeva a Milano, in via Spartaco 27. Apparteneva alla 175ª Brigata Garibaldi operativa nella zona di Spino D’Adda ed era stato riconosciuto col grado Diplo Alexander 233529. La scheda personale conferma che è stato fucilato a Spino d’Adda il 27 aprile 1945. Nel sito del Comune di Spino d’Adda l’episodio è riportato con dovizia di particolari: “Il 27 aprile 1945 colonne di mezzi tedeschi erano disordinatamente in fuga verso il Veneto, con l'obiettivo di risalire verso il passo del Brennero. Quel giorno, verso le 14.30, una di queste colonne stava transitando anche per Spino proveniente dal ponte sull’Adda; giunta in prossimità dell'abitato, nei pressi della cascina Bassa nasceva un conflitto a fuoco con alcuni partigiani e rimase ucciso un soldato tedesco. Ne nacque una feroce rappresaglia: già presso la stessa cascina furono uccisi i partigiani Prassede Cantaluppi e Agostino Romanò ed anche il giovanissimo Luigi Chiesa, di soli sedici anni, che, spaventato, stava solo cercando di fuggire tentando di attraversare la roggia Villana, A lui sono dedicati l'Istituto comprensivo e la scuola secondaria di primo grado.
Presso la cascina Carabèla furono ritrovati massacrati i corpi di Angelo Butella e Domenico Zanoletti, due padri di famiglia. Nel cortile denominato La Baia dei Re i tedeschi entrarono nella casa della famiglia Bassani uccidendo Agostino Soldati e ferendo gravemente Alfredo Bassani. Lungo il viale della Vittoria fu la volta dell'omicidio di Francesco Baroni.In via Pandino, oggi via Martiri della Liberazione, i soldati fucilarono Giacomo Dossena e Ambrogio Bellanda mentre stavano facendo la fila per acquistare sigarette. In via Roma spararono contro la porta d'ingresso dell'abitazione di Mario Bruschi e trascinatolo all'esterno fu fucilato fuori dalla porta di casa. All'interno dell'abitazione i militari strattonarono la moglie che perse la presa del neonato Piergiorgio che teneva in braccio il quale cadde violentemente picchiando il capo: non si riprese più e morì tre mesi dopo. Il 30 aprile vi fu la reazione popolare con la fucilazione da parte dei partigiani dell'unico ostaggio che avevano in mano, l'ex commissario prefettizio Severgnini.”
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Mattia
24 marzo 2021 13:31
Cosa vuole pretendere o si fa il politico o si fa l’avvocato
Enzo Rangognini
24 marzo 2021 17:44
In quella sfortunata lapide non emerge solo la svista dell'incauto estensore che, senza verificare le fonti, ha cambiato di genere il caduto a Spino d'Adda P. Cantalupi. C'è anche quella concernente Ada Ovazza, uccisa nel campo di sterminio nazista di Auschwitz, ma la cui cremonesità è solo dovuta alla casuale nascita qui a motivo della temporanea presenza a Cremona del padre militare.
Francesco Capelletti
24 marzo 2021 17:55
Prassede è comunque nome femminile .
Michele de Crecchio
24 marzo 2021 21:29
Per quanto ne posso capire, l'errore iniziale fu dell'ufficiale d'anagrafe che, probabilmente non aveva letto Manzoni ed aveva accettato che ad un neonato di sesso maschile venisse imposto un nome femminile.