14 febbraio 2021

IN MEMORIA- Ricordando le vittime cremonesi del Covid Il dramma, le loro storie, autobiografia della nostra comunità

La nostra provincia è stata tra le più colpite dal Covid. A quasi un anno di distanza dal primo caso, il bilancio è terribile. I morti sono stati tantissimi, più di 1300. Cremona, il capoluogo, è stato il più martoriato in Italia: +60,7% di morti nel periodo gennaio-ottobre 2020 rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Si sono spente vite nelle Rsa, nelle case, negli ospedali, nelle terapie intensive con uomini e donne attaccati a macchine che li accompagnavano alla morte e aiutati da medici che a volte non riuscivano a sopravvivere neppure loro. Nell'Editoriale Walter Montini, Presidente dell'Associazione delle Residenze Socio-sanitarie della provincia di Cremona (Arsac), racconta drammaticamente il diario di questo anno di pandemia quando le Rsa vennero lasciate sole, a mani nude, a battersi contro un nemico sconosciuto. E poi la tragedia della impossibilità di vedere, accarezzare, parlare con i nostri cari. Senza poter mettere un fiore sulle bare, accompagnarli nell'ultimo viaggio, pregare tutti insieme per loro. C'è stato un tempo in cui si faceva persino fatica a contare i morti. Una tragedia nella tragedia. Per ricordarli, per rendere omaggio a tutte le vittime, personaggi pubblici conosciuti a noi giornalisti e altri meno noti ma non per questo meno cari, abbiamo voluto pubblicare queste storie. Nelle vite che raccontiamo c'è una sorta di autobiografia della nostra comunità. Le vittime, tutte le vittime, meritano il risarcimento della memoria, nessuna vita è banale e neppure il calore e i rapporti con i propri cari. Noi cominciamo in questi giorni a raccontarvi quelli che abbiamo incrociato sulla nostra strada di cronisti, chi volesse aggiungerne altri, può farlo scrivendo alla nostra redazione (redazione@cremonasera.it) o direttamente con messaggio in posta privata su facebook. (m.s.)


DON ALBERTO FRANZINI

La vita è stata per me un'avventura meravigliosa”, così don Alberto scriveva nel suo testamento spirituale scritto il 15 settembre 2018, alla vigilia di un viaggio in Armenia e Georgia. “Il Signore è stato largo di doni nei miei confronti: dono di salute, di benessere, di carattere, di buon umore...Io non ho proprio fatto nulla per meritare tanto!...Vado incontro al buio della morte unicamente con lo sguardo verso Colui che è stato trafitto sulla croce e ha vinto la morte”. Rileggendo queste righe, ripercorrendo i ricordi di una vita, l'emozione coglie ancora al pensiero di un prete tutto d'un pezzo, un uomo di fede, un amico sincero dei momenti belli e di quelli difficili come sapeva esserlo lui con tutti. Se n'è andato alle 23 del 3 aprile dello scorso anno all'Ospedale di Cremona dove era stato ricoverato urgentemente per coronavirus il 20 marzo. Quando gli sono venute a mancare le forse ha voluto confessarsi, far la comunione e, chiedendola, avere anche l'estrema unzione. “Offro a Dio il momento difficile della mia morte per la Chiesa diocesana di Cremona e per il Papa”, si legge ancora nel suo testamento spirituale.

Don Alberto è nato il 7 aprile 1947 a Bozzolo negli anni di don Primo Mazzalari. In seminario dal 1960, è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1971. Dottore in Telogia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, è rientrato in diocesi nel 1975. Vicario a Sant'Imerio, ha insegnato Teologia in Seminario, allo Studentato Cappuccino e alla introduzione in Teologia della Università Cattolia. Dal 1979 al 1997 ha diretto la scuola dicoesana di formazione teologica per i laicii. Per un anno (1984-1985) ha diretto il Settimanale dicoesano “La Vita Cattolica”. Poi direttore del centro pastorale diocesano. Nel 1997 è parroco a Santo Stefano di Casalmaggiore e dal 2012 anche della comunità di San Leonardo. Nell'estate 2014 è parroco della Cattedrale di Cremona. La sua messa domenicale delle 11 in Duomo era un appuntamento fisso specialmente per quelle sue omelie mai banali, preparate, profonde. Aveva voluto che la Cattedrale tornasse a essere centro della fede ispirata anche dall'arte e dalla vita. Si era persino inventato i percorsi di fede ispirati dai dipinti della navata principale oppure la catechesi accompagnata dalle variazioni di Bach all'organo.

Tante le sue pubblicazioni. Da “La bellezza del Cristianesimo” fino a “A tutto campo, orizzonti pastorali” poi, in occasione della visita di Papa Francesco a Bozzolo, “Il mio parroco don Primo. Una introduzione alla figura e al pensiero di don Primo Mazzolari”.

Don Alberto è stato sepolto il giorno 6 aprile 2020, vigilia del suo 73° compleanno nel cimitero di Bozzolo, accanto ai genitori, secondo la sua volontà.


MICHELANGELO GAZZONI

Era voce della nostra Cremona. Quella del dialetto di casa nostra, dei tanti pomeriggi allo stadio Zini, dei proverbi, della sapienza dei nostri vecchi. La sua voce roca e genuina era diventata la colonna sonora di tutto quello che si muoveva a Cremona: poesie in dialetto, i piatti nostrani degli Amici della Cucina, le iniziative del volontariato, le animazioni nelle case di riposo, le serate delle compagnie teatrali in favore dell'associazione Medea, a raccontare la Madonna del Po di Brancere, far rinascere il Carnevale, animare la Vogalunga sul fiume. Lui c'era sempre. Un’altra persona cara a tutti. Michelangelo, amante della buona tavola soprattutto di quella cremonese, era sempre disponibile e pronto con tutti. Se c'era da fare qualcosa per il volontariato, lui era in prima linea, se bisognava inventare qualsiasi cosa per tenere su l'umore, potevi contarci. Fu uno dei fondatori della prime radio libere, Radiondaverde sugli 88.3. Usava la sua radio per diffondere aneddoti, poesie, notizie insieme a tanta musica, appoggiandosi a giovani deejay. In tanti hanno cominciato con lui. All’inizio trasmetteva da Torre Picenardi, poi ha trasferito la radio in città, in pieno centro, appena sopra la Cafetera di corso Vittorio Emanuele, al primo piano, con l’antenna a Porta Venezia, sulla concessionaria Ford, all’imbocco di via Mantova. Sul tetto dello stabile, posizione avuta grazie alla amicizia con Eraldo Ferraroni che ne era il proprietario e gran consigliere di Domenico Luzzara alla Cremonese. E a proposito di Cremo, lo Zini era la sua seconda casa. La voce dello stadio che ha scandito le formazioni per decenni. Quando non lo sentivi dalla voce dell'altoparlante pensavi: “l'è mia Michelangelo, cosa sarà successo?”

E' stato un cantore del nostro dialetto, solo o con i poeti del gruppo “El Zach” lo ha portato ovunque. Quando recitava poesia ti diceva le differenze di pronuncia tra rioni o paesi, il dialetto non come qualcosa di astratto ma parte della nostra storia, della nostra gente. Negli ultimi vent'anni è stata la voce della radio diocesana. Inizialmente l'aveva chiamata “El cantoon del dialet” come quella lanciata da un altro grande del nostro dialetto, Luciano Dacquati su Radiocremona. Poi era diventata “Quater bagule 'n dialet in cumpagnia de Michelangelo” con la sigla de “La bela la va al fosso”.

Se n'è andato il 23 marzo a 84 anni.

Nella galleria multimediale dell'articolo e nella sezione CremonaSera Play potrete vedere il video con protagonista la voce di Michelangelo Gazzoni che recita la poesia "Pòo in pièen estaat" di Alfredo Pernice.


MASSIMO TERZI

Massimo Terzi, è deceduto il 10 aprile 2020 in ospedale all'età di 80 anni. Era ricoverato da qualche giorno all'ospedale Maggiore con i sintomi del Covid. Architetto, è stato assessore all'urbanistica e lavori pubblici del Comune di Cremona una prima volta dal 1995 al 1999 e poi nuovamente assessore alla promozione, sviluppo, gestione territorio e qualità urbana dal 1999 al 2001, nella seconda giunta guidata da Paolo Bodini, quando si è dimesso in disaccordo sul piano di recupero dell'area ex Feltrinelli. Nel corso dei due mandati Terzi ha coordinato e condotto all'adozione la stesura della Variante Generale del prg ed ha promosso il Parco dei Monasteri per il recupero delle ex caserme austroungariche. Per circa vent'anni Massimo Terzi è stato protagonista nei più importanti piani attuativi del territorio, dal "Piano di utilizzo delle aree industriali lungo il Canale Navigabile" (1984) al "Piano Paesistico provinciale" (1987) al piano di recupero dell'ex Consorzio Agrario. E, come presidente della Commissione Paesaggio, protagonista di tante battaglie per la qualità urbana, in difesa del centro storico contro l'invadenza dei grandi centri commerciali. La sua attività di progettazione ha interessato anche il "Museo della Civiltà contadina"di Cremona, il "Museo del Lino" di Pescarolo, il Centro Civico di Scandolara Ravara, la scuola materna di Crotta d'Adda, il Centro Geriatrico "F. Soldi" di Cremona. Ha curato gli allestimenti di mostre quali: "Cremona com'era" (1974), "Il mondo degli ultimi" (1976), "Il Battistero di Cremona" (1979) e la "Mostra artigianato cremonese ARCRE" (1982). E' stato sicuramente uno dei protagonisti della cultura urbanistica cremonese tra Novecento e nuovo millennio.


LUCIANO ABRUZZI

Luciano Abruzzi è stato vinto dal Covid il 20 aprile 2020 al Policlinico di Milano dove era stato intubato dal 23 marzo e sembrava che avesse superato la fase più grave della polmonite, quando poi sono poi subentrate complicazioni che lo hanno condotto alla morte. Il dottor Abruzzi, neurologo, lavorava all’ospedale di Cremona dal 1999 dove era responsabile del Centro disturbi cognitivi e demenze (CDCD) e ambulatorio malattia di Parkison e disturbi del movimento. In precedenza aveva lavorato a Cremona Solidale. E' stato un professionista amato dai colleghi e dai pazienti per la grande disponibilità e il sorriso sempre pronto. Luciano Abruzzi era un medico dedito all’ascolto, dote non comune; condivideva con i pazienti scelte e difficoltà. Comprendeva la loro sofferenza, anche umana. Oltre che nel lavoro Luciano Abruzzi si è sempre speso con generosità al fianco della moglie Pia Rosani, presidente dell'associazione Futura onlus, nelle diverse iniziative id volontariato a favore dell'associazione che si occupa di riabilitazione neuromotoria attraverso l'ippoterapia. Ma era anche innamorato della vita e amante dello sport, in particolare la vela, a cui si era appassionato sul lago di Garda. A Cremona era attivissimo vicepresidente del Circolo della Vela, presso il porto canale. Lo scorso 27 novembre in occasione della Giornata Mondiale per la Malattia del Parkinson, l’Asst di Cremona ha intitolato al dottor Luciano Abruzzi l’ambulatorio del Parkinson, preso in carico dalle neurologhe Valeria De Giuli e Valentina Puglisi.


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commenti


Gianpy

14 febbraio 2021 23:59

Ma anche di tanti altri CREMONESI meno noti ma che mancano ai loro cari!!