29 luglio 2021

Indagine a carico del presidente Fontana, dalle carte nuovi dettagli sul ruolo che il cremonese Superti avrebbe avuto nella vicenda

Il cremonese Pier Attilio Superti, già segretario dei Ds di Cremona e oggi vicesegretario generale della Regione, dietro mandato del governatore Attilio Fontana, avrebbe definito i "dettagli dell'accordo" per la vendita dei famigerati camici tra lo stesso Fontana e il cognato in una riunione in Regione il 19 maggio 2020. Dopo la notizia della chiusura delle indagini a carico del presidente Fontana per la vicenda dei camici e dei dispositivi di protezione acquistati dalla Regione per far fronte all'emergenza Covid da una società del cognato del presidente (qui l'articolo), emergono nuovi particolari sul ruolo di Superti, risultato tra gli indagati della Procura di Milano.

L'indagine è stata chiusa martedì 27 luglio ed è relativa a “frode in pubbliche forniture” a carico del governatore lombardo Fontana, dell'ex direttore generale di Aria (società lombarda), Filippo Bongiovanni, di una dirigente di Aria, di Andrea Dini, titolare della società Dama e cognato del presidente lombardo, e per l'appunto di Pier Attilio Superti, vicesegretario generale della Regione.

Dall'Ansa si apprende che “C'è anche una proposta di delibera che avrebbe dovuto essere approvata dal cda di Aria Spa e che era stata preparata dall'allora dg della centrale acquisti regionale, Filippo Bongiovanni, per trasformare la fornitura di camici da mezzo milione di euro in donazione, tra gli atti recuperati da investigatori e inquirenti e depositati nell'inchiesta della Procura di Milano”. Dopo che venne a galla il conflitto di interessi su quell'affidamento del 16 aprile 2020 a favore della società di Dini, che aveva già consegnato 50mila dei 75mila camici previsti dal contratto, Superti, scrivono i pm, "dietro mandato di Fontana" avrebbe definito i "dettagli dell'accordo" tra il presidente e il cognato in una riunione in Regione il 19 maggio 2020 e li avrebbe comunicati a Bongiovanni come "diretta volontà del Presidente". La fornitura, come ricostruito nell'ultimo interrogatorio di Bongiovanni di fine maggio, doveva diventare anche formalmente una donazione e serviva una 'pezza d'appoggio', per questo l'allora dg di Aria doveva "dare esecuzione" all'accordo. “Per questo - scrive l'Ansa - il giorno successivo alla riunione in Regione, Bongiovanni avrebbe preparato la bozza della proposta di delibera. Proposta che, stando a quanto ricostruito, non venne mai approvata dal cda di Aria”.

Il governatore Fontana ha sempre ribadito la correttezza del proprio operato e martedì ha spiegato di aver favorito "la donazione, ma in modo virtuoso" e che il suo "successivo interessamento aveva l'unico obiettivo di evitare che la Regione dovesse affrontare un esborso verso un mio familiare".

Stando a quanto ha messo a verbale da Bongiovanni – prosegue l'Ansa tornando al ruolo del vicesegretario -, Superti gli avrebbe anche chiesto di fare il rendiconto di quanti camici Dama aveva già fornito ad Aria, quanti ne erano stati già fatturati, e in più gli avrebbe chiesto l'Iban del conto corrente di Dama. E ciò perché, secondo le indagini, lo stesso Fontana poi provò a risarcire il cognato, in sostanza versandogli ciò che Aria non poteva più pagare per i camici ottenuti dato che la fornitura era diventata donazione”.

Il bonifico di 250 mila euro da un conto svizzero, si apprende, fu però bloccato dall'antiriciclaggio di Banca d'Italia e quella segnalazione di operazione sospetta diede origine all'altra indagine autonoma su Fontana per autoriciclaggio e falso in voluntary.

Contattato telefonicamente da Cremona Sera, Pier Attilio Superti ha preferito non rilasciare commenti su quanto emerso in prima battuta dalle indagini.

Nella foto, il presidente Fontana e Superti in occasione della recente visita a Cremona.


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