7 dicembre 2023

L'altra passione di Luciano Sassi, restauratore di pergamene e libri antichi (trovò l'unica firma di Leonardo) che riporta in vita giocattoli rotti e passati di moda gettati in discarica

Restaura e cura i giocattoli con la stessa passione con cui si occupa delle pergamene antiche. Ma per Luciano Sassi, il restauratore di Isola Dovarese che dai documenti fa emergere storie di freschezza e vivacità contemporanea, non fa molta differenza. E’ sempre un tuffo nel passato per dare forma a molte vite e, in questo caso, a molte infanzie. Indubbiamente la professione lo ha facilitato: ferro, legno, stoffe e carta sono materiali antichi e quando c’è di mezzo l’antico si può far tutto. Solo la plastica lo spaventa. In quel caso, sia con i giocattoli che con le creazioni artistiche da restaurare, c’è ben poco da fare.

Ma con i giocattoli, che Sassi tra la festa di Santa Lucia e l’arrivo del Natale ha deciso di esporre in una vetrina accanto al suo laboratorio di via Roma, è tutta un’altra cosa. C’è ancora il gusto della scoperta, della fantasia che permette di riportare alla memoria bambini e giochi depositati da qualche parte nella soffitta della nostra vita. Lo stesso gusto che ha portato Luciano Sassi a vedere ciò su cui gli altri avevano depositato uno sguardo distratto, come è stato nel caso della firma autografa di Leonardo Da Vinci, vergata in denso normale su un contratto del 1483. O i fenomeni di ossidazione prodotti da un corpo umano sul lenzuolo della Sindone.  E’ vero: con l’antico si riesce a far tutto. Anche con i giocattoli, che Sassi raccoglie tra la raccolta differenziata quando, esaurito il loro ruolo perché rotti o passati di moda, vi vengo gettati. Lo fa da tanti anni e non perché sia un collezionista seriale, ma perché, da inguaribile visionario, ogni giocattolo gli consente un tuffo nel passato, salire su un cavallo a dondolo è come guidare una macchina del tempo.

“Trovo i giocattoli in discarica, li porto a casa e li aggiusto, altri li compro. Ma non sono un collezionista, perché sarebbe pericolosissimo, si diventa folli. Sono semplicemente uno che recupera, lo faccio da anni perché mi scandalizzava vedere giocattoli rotti e buttati. Faccio un esempio: erano anni che cercavo un fortino, l’ho sempre portato nella memoria fin da quando ci giocavo da piccolo con un altro bambino. Un giorno in discarica c’era una grande catasta di legna, ed in alto svettava proprio un fortino, mezzo distrutto, ma completo di tutto. L’ho rimesso a nuovo. Non mi spaventa nulla, solo la plastica perché è irreparabile. Un’altra volta ho trovato un cavallo a dondolo fatto in vera pelle, probabilmente un dono per un bambino ricchissimo. In discarica si trova di tutto e questo mi permette anche di fare un’altra considerazione: un tempo anche per i giochi esisteva il concetto fondamentale della separazione dei generi, tra giochi maschili e femminili, una separazione netta che aveva anche la funzione di insegnare a familiarizzare ed usare in modo corretto attrezzature ed oggetti della vita adulta. Ho una cucina della prima metà degli anni trenta che funziona a petrolio con dentro i fornelli. Oggi sarebbe una cosa impensabile per motivi di sicurezza, ma allora i bambini dell’epoca imparavano a vivere anche attraverso la conoscenza dei pericoli da evitare. I giochi insegnavano questo. C’è nella collezione una bambolina del 1915 che veniva data in occasione di Santa Lucia e poi sequestrata perché non si rovinasse fino alla successiva Santa Lucia, e così è arrivata pressoché intatta fino ad oggi. Una altro pezzo incredibile è un biplano a pedale della guerra del 1915-18, in legno con elica che gira, uno dei giocattoli più belli che abbia mai visto”. E Luciano Sassi alla bellezza non si è mai abituato: la riscopre ogni giorno tra le sue antiche pergamene ed i suoi libri rari. Con cui, per qualche settimana, conviveranno anche suoi giocattoli emersi da quel passato che ostinatamente il restauratore ha riportato alla vita per parlarci di un’epoca che mangiava di esaurirsi in una discarica.

Fabrizio Loffi


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