6 ottobre 2023

L'oriente da favola de "Il flauto magico" strega il Ponchielli per la prima della stagione d'opera. Ottimi interpreti, orchestra, luci, costumi e regia

Un oriente da favola, quasi da Mille e una notte, reso splendidamente dal regista Ivan Stefanutti (sua la regia, le scene  e i costumi) con le scene essenziali ma ravvivate da effetti luminosi in stile cinematografico e ricchi costumi dai colori sgargianti. E poi interpreti di alto livello e una orchestra guidata con sapienza dall'americano James Meena che ha messo a proprio agio il palcoscenico. Mettete insieme tutti gli ingredienti e il piatto servito per la prima della stagione operistica del teatro Ponchielli è stato davvero di alto livello per questo Zauberflöte in versione integrale, con il cantato in tedesco e il recitato in italiano che può far storcere il naso ai puristi ma che è servito a far seguire passo passo l'opera anche da parte di chi magari si è avvicinato da poco alla lirica. Il tutto impostato come una favola che appassiona e coinvolge.

Il pubblico cremonese ne è rimasto entusiasta e tanti sono stati gli applausi e le chiamate per tutti i protagonisti. Il cast è risultato davvero di classe e ben amalgamato con un Tamino (Francesco Lucii) con un'ottima vocalità, misurato e dalla recitazione convicente, Elisa Verzier è stata una Pamina dalla voce pura e potente (un soprano di cui sentiremo parlare). Tanti applausi per "La Regina della notte", la svizzera Nicole Wacker potente e con straordinaria naturalezza nei vocalizzi più conosciuti e difficili dell'opera mozartiana. Sarastro è stato interpretato dal basso cinese Renzo Ran con la voce potente e penetrante, Pasquale Greco è stato un Papageno dalla voce sicura e da una verve recitativa e una buona dose di umorismo che ha spesso fatto sorridere il pubblico. Ben amalgamate sia nel cantato che nel recitato le tre Dame (Irene Celle, Julia Helena Bernhart e Aoxue Zhu) e Lorenzo Martelli è stato un Monostatos forte e ben impostato. Bene anche Chiara Fiorani, Papagena, apprezzatissima nel duetto con Papageno. 

Domenica (ore 15,30) si replica.

Fotoservizio di Gianpaolo Guarneri

 


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commenti


Dimitri Musafia

7 ottobre 2023 14:20

Mi chiedo quanti che hanno assistito a quest'opera abbiano capito la raffinatezza del regista Stefanutti a far svolgere il Flauto Magico in oriente.

Perché il Flauto Magico è la metafora di un'iniziazione massonica, tutti gli elementi compresi, reso possibile dal fatto che sia Mozart sia il librettista Schikaneder erano entrambi massoni, fratelli nella Loggia Nuova Speranza Incoronata di Vienna.

Perché la raffinatezza dunque? Perché l'"Oriente" è la Loggia stessa, alla quale Pamino bussa per poter entrare, e che per poter essere accolto, deve superare le prove di rito. Le quali sono ben descritte nell'opera, per chi le sa riconoscere.