L’ultimo saluto a mons. Bonazzi: “Un po’ ribelle e un po’ bambino, ha cercato nel “materico” la presenza di Dio”
«Inizia per te un nuovo cammino universitario, una nuova laurea, quella nell’amore di Dio». Con queste parole il vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha voluto salutare don Achille Bonazzi, canonico della Cattedrale, professore universitario ed ex responsabile dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali deceduto lo scorso mercoledì all’età di 78 anni, da tempo ricoverato all’hospice della clinica di San Camillo.
Insieme a mons. Napolioni, a concelebrare le esequie sabato 13 luglio presso la chiesa di San Michele, dove mons. Bonazzi da oltre 40 anni svolgeva il proprio ministero di collaboratore festivo, il vescovo emerito Dante Lafranconi e don Gianpaolo Maccagni, delegato episcopale per il clero. Presente anche diversi sacerdoti, fra i quali una rappresentanza del Capitolo della Cattedrale e molti altri che nel corso degli anni han condiviso con lui il ministero e che lo hanno affiancato lavorando insieme in vari ambiti, dall’insegnamento ai beni culturali.
Riferendosi alle passioni di don Achille, amante dell’arte e della scienza, il Vescovo ha ricordato nella sua omelia che «una passione può essere evangelizzata ed evangelizzatrice, questa è la fatica di tutti i credenti, in particolare di noi sacerdoti. Ricondurre la nostra intelligenza (e quanta intelligenza ha avuto in dono e in compito don Achille!), i nostri sentimenti e i nostri gesti a una docilità al Vangelo che rigenera continuamente lo stupore del bambino, e non l’arroganza del padrone».
Per don Achille – ha aggiunto – oggi inizia la visione di cui parla Isaia: «Anche lui si sentirà inizialmente perduto dinanzi a quello sfolgorio di luce, ma me lo immagino in quel momento tirar fuori una parola che io ho imparato da lui: “che cos’è questo dal punto di vista materico?” C’è qualcosa di diverso tra materiale e materico: diventando polvere, questa materia si scoprirà abitata da Dio».
Citando il profeta il vescovo ricorda che “tutta la terra è piena della sua gloria”: «Ben venga chi con il microscopio va a guardare dentro la terra, dentro le rocce, i colori, le muffe… sì, per salvare un affresco e proteggere un monumento. Ma quanta muffa c’è nei nostri cuori e nelle nostre relazioni e quanto è benedetta la fatica della vita per togliere da noi questa muffa e far sì che la nostra materia risplenda di grazia. Don Achille ha affrontato questo calvario «un po’ ribelle e un po’ bambino». Così mons. Napolioni descrive così don Achille; «Ha accettato di salire sule braccia della madre, Maria, la Chiesa, le persone care. E allora lo immagino, partecipe di questo crescendo di stupore, di bellezza, di verità che è la vita eterna, che non dobbiamo certo pensare come un vuoto infinito o come un appagamento delle nostre attese umane, ma come infinite sorprese di Dio».
Concludendo l’omelia, il Vescovo ha voluto ricordare che «quando don Achille alzava la voce al telefono, tutto il Palazzo Vescovile ne sentiva l’eco, e voglio immaginare che ora, dal cielo, la scoperta della verità tutta intera, il primato della misericordia, la scoperta del senso profondo delle cose e del valore di ogni persona, la scoperta del volto stesso di Dio, gli permetta di gridarlo e di farlo sentire un po’ anche a noi».
Al termine del rito, don Achille è stato portato e seppellito a San Giovanni in Croce, la sua parrocchia d’origine e il suo paese di nascita.
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commenti
Anna L Maramotti Politi
13 luglio 2024 16:08
Il "mistero" della materia che testimonia la caducità dell'ente, ma che porta in sé il segno della Trascendenza è la lezione che identifica lo studioso e la vocazione del sacerdote.