13 aprile 2023

La chiesa sparita di Navèra, il mistero dell'edificio religioso tra Cella Dati e Motta Baluffi. La leggenda del sotterraneo. Quel che resta è una vecchia fotografia

C’è una località al confine dei territori di Cella Dati e Motta Baluffi, più precisamente a metà strada tra la frazione di Dosso de’ Frati e Solarolo Monasterolo. Una porzione di campagna solcata dal corso del canale Navarolo, dal nome così simile a quello della località stessa: Navarra. Se passiamo da queste parti, l’unico fabbricato che troviamo è una cascinetta privata, di recente ristrutturazione. 

Poco più di 50 anni fa, però, qui sorgeva una bella chiesa dedicata a Maria Vergine

Oggi, a testimonianza di questo edificio sacro, resta solo una -se non l’unica- vecchia foto in bianco e nero che ritrae questa sobria chiesa di campagna adagiata su un prato e circondata da alberi. L’edificio fu abbattuto negli anni ’70, dopo essere stato abbandonato e lentamente lasciato alla rovina. 

Passando oggi su quella sottile lingua di strada che si srotola sinuosamente seguendo il corso dei fossi, non si nota più alcun segno di quell’edificio sacro, che pure era imponente e dominava solenne la campagna.

Ma cosa ci dice la storia di questa chiesa di ‘Navèra’? 

Le fonti raccontano che fu eretta intorno al 1500 come ringraziamento alla Vergine per un miracolo legato al fiume Po, che nei secoli scorsi scorreva molto più a nord rispetto all’attuale alveo e quindi prossimo a questa zona che oggi invece dista chilometri dal letto del fiume. 

Si narra di un uomo che riuscì a salvarsi da una piena improvvisa che portò ad un’alluvione in quei territori; un’altra versione invece racconta di un pescatore che scampò ad una tempesta violenta che fece ingrossare le acque del Grande Fiume al punto da far quasi affondare la barca. Anche Fiorino Soldi, il grande giornalista cremonese che visse la sua infanzia proprio nei territori di Cella Dati, nel suo romanzo ‘L’ultimo Vangelo’ cita l’antica chiesa di Navèra raccontando effettivamente l’antica vicenda di un barcaiolo che si salvò miracolosamente dalle acque del Po, proprio nelle zone tra Navarra e Dosso.

Nell’uno o nell’altro caso, fu lo scampato pericolo quindi, che avrebbe spinto l’uomo a ringraziare Maria Vergine costruendo quell’edificio sacro a lei dedicato, dove ogni anno il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, si festeggiava la Santa Patrona con la processione lungo le rive del Navarolo e la celebrazione solenne della messa. Tradizione che venne mantenuta anche dopo che si smise di celebrare le funzioni religiose nella chiesa: la ‘fera dè la Navèra’ era infatti un evento, con tanto di bancarelle e di contrattazioni di mercato, che assumevano grande interesse essendo al confine tra due territori. 

Poi il tempo fece il suo corso, la zona iniziò a spopolarsi e la chiesetta cadde lentamente ed inesorabilmente in abbandono; la ‘fera dè la Navèra’ e le sue contrattazioni persero di interesse e di quell’edificio sacro non rimasero che le mura, divenute pericolanti. Negli anni ‘70, quando ormai solo in pochi ricordavano persino l’origine di quella pieve, fu presa la decisione di abbatterla definitivamente. Solo il tempo di un’ultima foto e di quei muri non rimase che un’immagine sfocata, come la sua storia. Oggi a distanza di mezzo secolo, sono rimasti in pochi a ricordare ancora quella chiesa, che hanno visitato o di cui hanno sentito parlare quando erano bambini o poco più.

Ma qualcuno ha buona memoria: tra quei bambini oggi diventati ormai anziani, ad alcuni è rimasto ben impresso nella mente di aver persino sentito parlare di un misterioso tunnel sotterraneo. 

A distanza di pochi chilometri da Navèra, nella frazione di Dosso de’ Frati, sorge ancora oggi un’altra chiesa, dedicata a Santa Rita, risalente al 1600 circa. Il toponimo della località è chiaramente legato alla presenza in quella zona di un monastero di Cistercensi. Ebbene, il misterioso tunnel sotterraneo sarebbe proprio un collegamento tra i due luoghi sacri, scavato dai monaci per mettere in comunicazione le due chiese. 

Il fatto che la chiesa di Santa Rita a Dosso de’ Frati risulti oggi molto rialzata rispetto al terreno circostante e che sia stata ritrovata la base di un’antica torre campanaria, lascia supporre che l’attuale edificio nel XVII secolo sia stato eretto su un luogo di culto pre-esistente (come sovente accadeva nei secoli passati). Non è quindi da escludere che ci fosse un legame tra le due chiese e non è del tutto inverosimile che i monaci possano essersi presi la briga di creare una via di collegamento tra i due luoghi di culto. 

Oggi non abbiamo elementi storici o architettonici che confermino o smentiscano l’ipotesi di un condotto sotterraneo tra le due pievi, nè sono stati fatti studi approfonditi in merito. Si tratta di una ‘leggenda’ passata di bocca in bocca nei secoli, legata forse, chissà, ad una base di verità, che però oggi non ci è possibile confermare o smentire. Ma questo certo non toglie fascino alla storia di questi luoghi, anzi aggiunge quel pizzico di curiosità alle storie di vita e di fede raccontate dai nostri nonni, di cui troviamo traccia nei piccoli borghi e frazioni che caratterizzano il territorio cremonese.

Michela Garatti


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commenti


michele de crecchio

14 aprile 2023 00:14

Nei primi anni settanta, giovane neolaureato appassionato di urbanistica, nella buona stagione, spesso sfidando il solleone, avevo preso l'abitudine di girare, con la mia utilitaria, per le strade anche meno trafficate del territorio cremonese, metodicamente visitando paesi, paesini, cascine e case sparse e spesso anche scattando fotografie (non sempre ben riuscite per la modesta esperienza che avevo allora in tale attività). Tra i non pochi edifici già allora in rovina (oggi si sono purtroppo moltiplicati) ebbi l'emozione e il dispiacere di vedere e fotografare proprio la chiesa della Navèra, ormai ben più disastrata di quanto non fosse ancora nella foto sopra riportata. Finite le vacanze estive, ne parlai con il futuro mons. Soldi, allora mio collega alla scuola per geometri, che mi fornì con una certa emozione le puntuali informazioni (compreso quanto aveva scritto, a proposito di tale chiesa, suo fratello Fiorino), che avuto ora il piacere di ricordare, anche bene arricchite nella gradevole nota che la brava Michela Garatti ha scritto a commento della foto. Quando, non molti anni dopo, ebbi occasione di ripassare da quelle parti, della sfortunata chiesa non rimaneva ormai nessuna traccia evidente. E' però possibile che, in assenza di vegetazione, dopo qualche precipitazione, la orma delle fondamenta della vecchia chiesa, forse risparmiate dalle demolizioni, si renda ancora visibile attraverso una diversa colorazione della superficie di campo interessata. Qualcosa di simile si evidenziava infatti nella piazza di Piadena, fino a quando la stessa non venne pavimentata con materiale impermeabile, piazza nella quale, dopo ogni piovasco, quasi miracolosamente riapparivano le tracce della chiesa originale (orientata ovest-est per consentire ai fedeli di pregare come fanno ancora i mussulmani e cioè rivolti verso Gerusalemme), mentre la bella chiesa attuale, costruita dopo il Concilio di Trento, ha l'asse principale orientato da sud verso nord.

Giovanni Iuri Brunazzi

11 settembre 2023 05:31

Grazie, molto molto interessante