Gli studi e le osservazioni di Gianluca Mete, archeologo studioso di urbanistica, e l’intervista che segue lo dimostra, stanno rivelando particolari fondamentali della Cremona romana, un enorme giacimento archeologico che riposa sotto strade e case attuali. Ipotesi ricostruttive della città antica che abbinate a continui scavi e sopralluoghi, anche in alcune cantine delle vie citate, aprono uno scrigno di tesori sconosciuti e affascinanti per tutti gli appassionati di storia cremonese.
Il giovane archeologo attraverso lo studio delle fonti, e degli scavi anche recenti (P.zza Marconi, via Colletta, via Massarotti, via Plasio) è il primo cremonese dopo Ugo Gualazzini che ha dato riferimenti precisi, nomi delle vie, osservazioni della morfologia del terreno con i tanti dislivelli visibili ancora oggi a Cremona, arrivando a ipotizzare il perimetro del fossato, dei torrenti antichi, delle mura (nella mappa allegata) e soprattutto l’individuazione del foro tra Piazza Stradivari e l'attuale Galleria XXV aprile, il centro della vita politica, religiosa e sociale della colonia.
Un’area lontana da piazza del Duomo, odierno centro cittadino che invece è posta dove in antico iniziava la scarpata che scendeva verso il fiume. Il foro cremonese era uno spazio aperto che non sorgeva tanto al centro del campo militare, così come in moltissime altre deduzioni di colonie, ma in primo luogo a servizio della via Postumia, il decumano maggiore che "usciva dal centro" da via Mazzini a via Gerolamo da Cremona con andamento sud-est, quindi un percorso sicuramente lastricato e monumentalizzato dentro la città.
Un foro asimmetrico, come ipotizzato anche dalla direttrice degli scavi di piazza Marconi Lynn Pitcher a breve distanza dell’arrivo della Postumia e dalla via Brescia (cardine maggiore con andamento Nord Sud), racchiuso entro un’area già pianificata in antico, per ulteriori sviluppi.
La Cremona Romana era circondata da possenti mura difese da un fossato alimentato dalla Cremonella (a est nelle vie Mercatello, Aselli sino a regina Teodolinda), ma molto probabilmente cresciuta fuori dalle mura a partire dal I sec. a.c. , soprattutto nell’area di settentrionale, come è possibile ipotizzare durante il grande rinnovamento e la nuova centuriazione voluta da Ottaviano Augusto intorno al 40 a.c.
Un’appendice corposa di case e strade costruite fuori dalle mura (extramoenia) che sorgevano a ridosso della direttrice per Lodi Vecchia e Milano. Una zona che curiosamente corrisponde alla direttrice della conquista romana delle aree dei celti Insubres oggi e allora raggiungibile sul tracciato accennato da Corso Garibaldi, e poi ancora a quella del Vallo (un grande argine) costruito dai soldati germani dell’imperatore Vitellio nel 69 d.c. , punto debole delle fortificazioni che qui, dopo i lunghi decenni di pace, ne avevano ristretto il fossato e disturbato gli apparati difensivi. Tacito nelle sue 'Historie' parla di case cresciute in altezza fino all'altezza delle mura, un errore che i cremonesi pagheranno a caro prezzo con l'enorme incendio e il brutale saccheggio dell'ottobre del 69 d.c. Nella stessa area sorse secoli dopo il castello di santa Croce per opera dei Visconti.
Nei suoi studi parla di due porti cremonesi. Perché?
“Perché erano instabili, soggetti a continui spostamenti. Quindi di sicuro nella zona di via Massarotti ne sorgeva uno. Ma non aspettatevi di trovare banchine o strutture fisse particolarmente solide, piuttosto qualcosa che possiamo definire "presidio" di sponda. Il Po è troppo variabile, le strutture portuali erano molto probabilmente di legno, con pali di attracco delle barche che solcavano sicuramente più numerose di oggi il fiume. Sull’area sud in fondo a Via del Sale invece sono più scettico. I nomi delle vie e dei paesi parlano. Era una zona soggetta a frequenti inondazioni. E' molto probabile quindi che oltre al porto ipotizzato in via Massarotti vi fossero più attracchi, spesso soggetti a dismissione, lungo altri settori del fiume.
Che ruolo gioca San Michele nelle fortificazioni antiche?
“Di sicuro l’alto geologico dove sorge aveva un ruolo per Cremona. Da lì si sorvegliava il Po e il territorio: era come un contorno esterno da Cremona, un avancorpo che potrebbe essere stato sfruttato dai Romani e sicuramente dai Longobardi. Il ruolo di sorveglianza sui traffici che correvano da una parte sul Po e dall’altra dalle vicine via Postumia e Bresciana.
Sicuramente l’area sud orientale di Cremona è quella di cui siamo meno sicuri. E’ possibile immaginare che qui avvenissero anche le operazioni di alaggio, cioè il traino di imbarcazioni che provenivano dalla Postumia con una piattaforma o una salita per spostare i carichi verso la città, attraverso lo sfruttamento di canali navigabili".
E il foro?
"Anche Lynn Pitcher (la professoressa direttrice degli scavi di Piazza Marconi) ha suggerito l’ipotesi che il foro di Cremona fosse asimmetrico, spostato verso est per accogliere la Postumia. Una possibile linea di continuità è rintracciabile nel tracciato Cavallotti-Vittorio Emanuele. II, Piazza Stradivari; ma non solo, abbiamo dati da ritrovamenti di elementi riconducibili a edifici pubblici. Come tutti gli archeologi, auspichiamo nuovi scavi e, di conseguenza, nuovi dati, che possano essere analizzati in maniera puntuale e con numerosi confronti e competenze. Non dimentichiamo che Cremona è una città molto importante nella storia della Cisalpina romana e diversi studiosi ed enti (Soprintendenza in primis, ma anche Università e Museo ) sono impegnati nello studio, aggiornamento e ricerca approfondite dei dati archeologici"
E da dove viene il legame con Rimini che viene più volte citato nelle fonti antiche?
"Cremona nasce militarmente per tagliare le comunicazioni con il nord. Piste che permettevano ai Galli Senoni delle attuali Marche e ai Boi dell’Emilia di ricongiungersi a nord coi potenti Insubri. Una testa di ponte, insieme a Piacenza per limitarne i movimenti e sconfiggerli. In tal senso si comprende quanto fosse lungimirante la pianificazione politico-militare romana, basti pensare non solo alla fondazione di Rimini, ma alla creazione, in alcuni casi a partire certamente da percorsi preesistenti, della stessa via Flaminia, della Via Emilia e, quindi della via Postumia".
E dove erano le porte antiche?
"E’ facile individuarne le direttrici. Abbiamo, come demarcazione, gli elementi legati alle arterie stradali e alla presenza del fossato della Cremonella. Così come in decine di altre città romane poi, alcune chiese ne hanno cristallizzato la posizione, andandosi a sostituire alle porte in virtù di un assetto sanutariale e di controllo. San Vitale, Santa Lucia, per esempio, potrebbero nascondere o aver inglobato parte delle porte romane della città".
Perché proprio qui, Cremona?
"Questo, come gli altri temi, richiederebbe molto spazio di approfondimento. In ogni caso, la conoscenza della geografia fisica e delle dinamiche legate al fiume da parte dei romani doveva essere approfondito, e andare avanti da anni. Sia nella fondazione di Cremona che in quella della gemella e vicina Piacenza il punto scelto è quello che si definisce strettoia morfologica. Lì dove il sedime era più largo e dove minori erano i rischi di alluvioni, ma anche più agevole attraversamento e, di conseguenza controllo. Cremona poi sorgeva su un alto morfologico, quanto mai prezioso nel controllo e al sicuro da alluvioni. Non è un caso se Cremona non fu mai minacciata seriamente dalle acque del fiume. Anche questo posizionamento, come per Piacenza, è la dimostrazione della sapienza progettuale e profonda conoscenza degli aspetti geomorfologici".
Nelle immagini fotografiche lo scavo di Piazza Marconi (Antonio Leoni), la ricostruzione della Cremona Romana di Stefo Mansi dopo l'intervista a Gainluca Mete e la cartina realizzata da Lynn Passi Pitcher e Gianluca Mete nel 2017 che ricostruiva gli scavi con i reperti romani
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