7 novembre 2025

La Passion di Galliano travolge lo Stradivari Festival, standing ovation per il fisarmonicista francese

L’arte è dotata di una bacchetta magica, con poteri ancestrali. Quella bacchetta che nelle antiche fiabe trasformava, una semplice zucca, in una sontuosa carrozza nobiliare. Che muta la realtà in poesia sublime. E l’arte di Richard Galliano,  da sempre, ha innalzato uno strumento come la fisarmonica, per secoli considerata come popolare e semplicemente folkloristica, in una tavolozza di suoni regali. Tastiera semplice che compie un’incredibile metamorfosi per elevarsi ad ‘organo’ dalle mille sfumature. Capace di toccare i cuori con semplici temi , ma anche con incredibili e austeri capolavori della musica ‘dotta’. 

Galliano è stato ospite dello STRADIVARIfestival, intelligente rassegna ideata da Roberto Codazzi e  promossa da Museo del Violino e Unomedia con il sostegno di Fondazione Arvedi Buschini e MdV friends, dando prova della sua arte. Della sua incredibile della bacchetta magica. 

Passion Galliano, non è solo e semplicemente un concerto di fisarmonica: è ed è stato un viaggio dentro oltre cinquant’anni di musica che percorrono, senza sosta, stili ed emozioni. Sentimenti e atmosfere, senza tempo. Galliano le attraversa con una musicalità travolgente. Dimostra tecnica in ogni passo, ma senza lasciare, nemmeno per un attimo, la sua anima. Ogni sfumatura ha qualcosa di personale. Di intimo. Di incredibilmente originale. Nulla è lasciato al caso. E’ ricerca costante di sonorità pure, come nella riproposizione della Gymnopédies di Erik Satie. La suona con tale trasporto, con tale partecipazione e con tale espressività che ci si dimentica perfino l’originale per pianoforte. Nessun dubbio che al compositore francese questa versione sarebbe sicuramente piaciuta moltissimo, probabilmente l’avrebbe fatta sua.  

O come nel caso della celebrata Summertime: brano simbolo di George Gershwin nella sua opera Porgy and Bess. Ma Galliano invita ad confrontarsi anche con la ‘sua’ musica. Una lampada magica come quella di Aladino, dove escono le sue letture dei classici, le invenzioni dei ritmi latini (Odeon Brasiliano); quelli sudamericani, i ritmi di danza come dagli amati tango. E ovviamente tutto quello che è jazz. Improvvisazione. Creatività. 

Non smette di stupire anche quando sceglie di far ascoltare, il solo ‘respiro’ del mantice della fisarmonica, trasformandolo in suono. Una voce sussurrata che dice molto. Anzi che dice tutto. Proprio tutto della sua passione che diventa, improvvisamente, come un vento misterioso. Non si affida solo alle note, ma consegna la sua poesia ad un soffio vitale. 

Mescola, in un’ora di esibizione, i grandi del passato, come Piazzola, con il suo essere un compositore a tutto tondo. 

Alla fine standing ovation del pubblico del Museo del Violino. Piovono applausi e piovono bis. Chiude con Oblivion. E gli applausi non si fermano per uno spettacolo in cui c’è stata tanta musica. Un pizzico di teatro. E, perché no, una sagace ironia a ricordare che la musica è anche questo. Un guizzo. Un sorriso. Una nota, lasciata lì appesa: nell’aria. 

 

Fotoservizio Francesco Sessa Ventura

Roberto Fiorentini


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