La Procura di Milano chiede di riaprire le indagini sul duplice omicidio del Leoncavallo (18 marzo 1978) e sulla pista nera con appoggi sotto il Torrazzo su cui indagò la Digos di Cremona
La Procura di Milano (i pm Francesca Crupi e Leonardo Testa dell'Antiterrorismo, guidati dal Procuratore capo Marcello Viola) ha chiesto al Gip di riaprire le indagini sull'omicidio di Fausto e Iaio sulla pista della destra eversiva in seguito a una nota della Digos con approfondimenti sulla vicenda. Dunque a distanza di quasi cinquant'anni di quel duplice omicidio dei due ragazzi davanti al Leoncavallo (era 18 marzo 1978) si riapre il fascicolo su quelle morti senza mai un colpevole. Quello su cui si indaga è la pista Cremona-Roma. Un filone d'indagini ben noto, trovato grazie alle intuizioni di Carmine Scotti, oggi in pensione e allora alla Digos e a una serie di elementi che, partendo da Cremona, portavano proprio a quel duplice omicidio. Il giudice Guido Salvini ha affermato in diversi interventi: "Sappiamo come sono andate le cose, abbiamo ricostruito tutta la vicenda legata a quel duplice omicidio e alla pista cremonese-romana, purtroppo non abbiamo avuta la prova regina, quella definitiva, dobbiamo solo sperare che chi sa finalmente parli”. Anche la giudice Clementina Forleo "pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva" chiese l'archiviazione. E' arrivato dunque quel momento? Secondo quanto pubblicato oggi dal quotidiano "La Repubblica" ci sarebbero nuovi elementi su quel gruppo di fuoco, costituito essenzialmente da fascisti romani, avesse goduto a Cremona di appoggi e protezioni. Secondo quelle indagini gli autori degli omicidi furono Mario Corsi, romano, aderente ai Nar, amico di Fioravanti, più volte qui sotto il Torrazzo a casa di una zia, amico anche del cremonese Mario Spotti. Oggi Marione Corsi è un capo tifoso della Roma. Guido Zappavigna, romano, anche lui a Cremona al tempo dell'omicidio come sottotenente di complemento alla caserma Col di Lana. Zappavigna è sempre stato in bilico tra il Fuan-Msi e i Nar. E poi Massimo Carminati, aderente ai Nar e vicino alla Banda della Magliana. Milanese trapiantato a Roma, era quasi certamente a Milano il giorno dell'omicidio di Fausto e Iaio. E' poi finito nei guai come uno dei capi della mafia romana nell'inchiesta “Roma capitale”. Nelle sue indagini Carmine Scotti indicava come il commando fosse partito da Cremona, dove ha avuto appoggi e probabilmente quell'arma storica, la 7,65 appartenuta al terrorista nero Franco Anselmi ucciso durante una rapina ad una armeria e conservata come una reliquia fino al giorno del duplice omicidio del Leoncavallo dall'estremista di destra cremonese Mario Spotti, morto suicida nel 1985 a Bolzano dopo essere finito in carcere per aver tentato di vendere un mitra ad un carabiniere in borghese. Quella pistola, anche per una specie di rito simbolico a cui il terrorismo nero era solito cimentarsi, doveva “vendicare” la morte di Anselmi con il sangue di avversari politici quella volta forse scelti a caso ma sicuramente “rossi” del Leoncavallo. Probabilmente la vittima designata era un'altra, sempre del Leoncavallo, che pensavano coinvolta nel pestaggio mortale di Sergio Ramelli avvenuto tre anni prima.
Spotti, fin dai primi interrogatori, ammise di aver posseduto la pistola di Anselmi di fabbricazione turca ma poi di essersene liberato gettandola nel Po, poco oltre il ponte ferroviario.
L'ultima inchiesta sulla pista nera per il duplice delitto è stata chiusa dalla dottoressa Forleo nel Duemila ma, evidentemente, non è mai stata abbandonata. E adesso si riparte con una nuova richiesta al Gip.
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