Le perfette geometrie delle forme disegnate dagli allievi della Stauffer e dall'Ensemble Intercontemporain, grande omaggio a Pierre Boulez e Luciano Berio
Per chi ama la perfetta esecuzione delle forme, questo omaggio a cent’anni dalla nascita al grande compositore francese Pierre Boulez (Boulez100) e dell’italiano Luciano Berio proposto dagli allievi della Fondazione Stauffer (Quartetto Allievi Stauffer), dall’ Ensemble intercontemporain, dal Quartetto News Era e da nove violini solisti, è stato un momento di imponente intensità intellettuale. Già: perché il ‘bello’ nella musica si esplicita, non solo nell’intensità drammatica della melodia, ma anche nella costruzione formale della composizione. I preziosi meccanismi tecnici evoluti nel tempo, ma nello stesso tempo uguali nella ricerca e nell’invenzione. Antichi dettami transitati dall’epoca bachiana ai ‘grandi’ della nostra contemporaneità.
Un universo di difficoltà tecniche che gli allievi hanno condiviso con Ensemble intercontemporain, d’archi fondato proprio da Boulez alla metà degli anni Settanta e che è diventato un punto di riferimento per l’esecuzione della musica contemporanea.
E il programma è stata una cronistoria delle magnifiche costruzioni formali soprattutto nella musica cameristica. Partendo da chi ha elevato a forma d’arte assoluta il genere della ‘variazione’ come ha fatto Johann Sebastian Bach nella sua ‘summa’ dell’Arte della Fuga di cui sono stati eseguiti i Contrapuntcus I, III, VII. Quadri intensi di una ricerca spasmodica per il perfetto intreccio delle quattro ‘parti’ incardinato nel genere della ‘fuga’. Brani scelti non solo per stemperare le tensioni del mondo sonoro contemporaneo, ma anche per sottolineare le comuni radici della ‘forma’ .
Il passaggio dall’’antico’ al ‘nuovo’, in una perenne continuità ideale, è stato segnato dall’esecuzione del Quartetto per archi op. 28 di Anton Friedrich Wilhelm von Webern. Composto nel 1938 ha, al suo interno, una caratteristica peculiare una sezione di quattro note: Si bemolle, La, Do, Si naturale e che nella notazione tedesca sono indicate appunto con le lettere B.A.C.H. Una sorta di crittogramma musicale utilizzato come omaggio al grande Kantor di Lipsia. Ma soprattutto come ideale prosecuzione delle forme e delle tecniche tradizionali e delle nuove ‘scoperta’ dalle serie di suoni che diventa l’anima vera della composizione.
Poi il cuore del concerto. Ovvero le opere dei due festeggiati: Pierre Boulez con Anthèmes I, per violino e Livre pour quatuor, per quartetto d’archi; e Luciano Berio con Duetti per due violini: Peppino, Alfredo, Aldo e Edorado.
Anthèmes I è un’ulteriore prova degli sviluppi e dell’estetica della ‘variazione’ tema dato. Questa volta prendendo spunto sulle ‘lamentazioni’ del tempo di Quaresima che sono indicate con lettere ebraiche. Imponenti poi i quattro movimenti (a loro volta divisi) del Livre di Boulez.
Di una bellezza raffinata e raccolta i Duetti di Berio. A volte perfino sorprendenti nell’alternare artifici tecnici complicatissimi a temi melodici semplici. Lineari.
Bella sorpresa anche Wild, per viola e violoncello della compositrice vivente Edith Canat de Chizy.
Geniale l’idea di presentare per tutta la durata dell’esibizione i musicisti sul palcoscenico. Quasi a far rivivere l’antica pratica dei ‘cori battenti’ delle chiese barocche: in un ‘botta’ e ‘risposta’ di grande effetto sonoro e visivo. Particolarmente illuminante anche la proposizione del pezzo di Boulez per violino: suddiviso sui nove diversi violini di altrettanti studenti della Stauffer. Qualità altissima dell’esecuzione. Ricerca della perfezione massima. Tutte qualità che hanno affascinato chi si è accostato a questi capolavori.
Questo stesso concerto sarà eseguito, a Parigi, nel mese di maggio. Applausi dal pubblico del Museo del Violino.
Fotoservizio Gianpaolo Guarneri (FotoStudio B12)
Musicologo
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