19 aprile 2022

Lo storico Nelson Pub sarà bottega di liuteria: da locale cult per la movida cremonese fin dal 1988 al radicale cambio d'identità

Da locale cult della “movida” cremonese, ben prima che questa animasse piazza della Pace e piazza Stradivari, a bottega di liuteria. E' un cambio radicale, una vera e propria trasformazione quella che sta vivendo l'ormai ex Nelson Pub, all'angolo tra via Fabbrica del Vetro Vecchia e via Mosa.

Il locale, passato nel corso dei decenni per varie gestioni, ha chiuso i battenti nell'ottobre del 2019, dopo ben 38 anni di attività. Da qualche mese all'interno dell'immobile d'angolo fervono i preparativi per riaprire lo storico locale nella nuova veste di bottega di liuteria, anche se ancora non è dato sapere quale sia il liutaio (o i liutai) in arrivo e se abbia affittato o acquistato i locali.

Di certo c'è che dall'esterno è scomparsa anche l'insegna, come si vede dalle foto scattate oggi. Insieme al bancone, “pezzo” d'arredo notevole che ha letteralmente caratterizzato il locale dalla nascita fino alla penultima gestione, l'insegna ha costituito un vero e proprio marchio di fabbrica per il pub. Fondato nel 1988 da Claudio Bianchi insieme al fratello Dante, il Nelson ha vissuto alterne vicende, ma è sempre stato tra i pub più noti e frequentati in città. Moltissimi cremonesi ancora ricordano le serate al Nelson tra la fine degli Ottanta e i primi Novanta, anni di aperitivi e serate attorno a quel bancone massiccio in legno con la rigorosa barra dorata per poggiare i piedi che correva praticamente lungo tutto il locale, dall'ingresso fino alla parte terminale del pub.

Dopo alterne vicende e qualche anno di relativo silenzio, il rilancio nel 2010 a opera di un paio di ragazzi preparati, in gamba e determinati a ridare al Nelson Pub la fama che il locale si era meritato nel tempo. Grazie a Roberto Pianigiani e a Marco “Prando” Prandini, il Nelson è tornato agli antichi splendori, costituendo una valida alternativa al polo “serale” che nel frattempo si era creato in centro storico.

Birre alla spina ricercate, piatti raffinati e di alto livello, merito in particolare dello chef Prandini, del quale molti ricordano, oltre alla capigliatura alla Robert Smith e alla mole imponente, il sorriso di soddisfazione che gli si allargava sul viso nell'atto di servire il polpo arrosto con patate. Piatto, peraltro, tutt'altro che da pub servito anche direttamente al bancone e non necessariamente al tavolo, a rendere l'idea della doppia anima del locale: un po' pub per una birra senza impegni e un po' ristorante. La cortesia e l'estro di Pianigiani al bancone e il tocco rock del “Prando” (chi non ricorda le Stratocaster appese alle pareti e le playlist che spaziavano dagli anni '70 ai primi del Duemila s'è perso qualcosa) hanno fatto il resto.

Poi la separazione tra i due imprenditori, la fase transitoria e il cambio di gestione con l'arrivo dell'imprenditore Luca Manganelli. Altra storia, altro locale: il cambio anche e soprattutto estetico del locale è stato notevole, la buona volontà non è mancata e si è pure tentato con la musica live. Niente da fare, i tempi erano irrimediabilmente cambiati e nel 2019 il Nelson ha chiuso i battenti.

Resta il ricordo di una delle tante piccole, grandi storie delle città di provincia. Resta la speranza che il Nelson, in fondo, abbia solo cambiato musica e dal rock sia passato alla classica, con un futuro diverso e ancora da scrivere.

Federico Centenari


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti