Nabucco è un'apoteosi di bel canto. La prima al Ponchielli rende omaggio alla magneticità vocale di Verdi
E’ stata una vera apoteosi di bel canto questa prima del Nabucco, dramma lirico in quattro parti di Giuseppe Verdi, (libretto di Temistocle Solera dal dramma di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornue) prodotta dal Teatro Ponchielli in coproduzione con i Teatri di OperaLombardia, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Azienda Teatro del Giglio di Lucca.
Rappresentazione musicale perfettamente bilanciata tra gli ampi spazi corali e i pezzi ‘chiusi’ dei protagonisti del dramma di Solera. Gli uni e gli altri si sono magnificamente alternati dando la possibilità di apprezzare, in tutta la sua bellezza, la capacità compositiva e inventiva del maestro delle Roncole e il suo altrettanto insuperabile senso teatrale.
Interpreti tutti assolutamente di grande livello per doti vocali, per capacità di mantenere la scena e per spirito interpretativo. Proprio a partire da: Angelo Veccia Nabucco. Voce assolutamente autorevole, ma non priva di preziose sfumature. Intensa nelle parti stentoree regali; come dolce e quasi commovente nelle scene di follia. Veccia ha attinto a una tavolozza di colori assolutamente policroma, consegnando, a tutto tondo, un personaggio complesso. Difficile. Anomalo, se si vuole: un re che si converte sotto l’intervento divino e lo fa per amore della figlia.
Superba nell’intricato ruolo di Abigaille Kristina Kolar. Soprano, senza ombra di dubbio, verdiano. Dai tratti prevalentemente feroci, ma puri musicalmente soprattutto nel registro acuto. Autorevole fino a far ricordare nella scrittura verdiana i futuri tratti di Lady Macbeth. Imponente nel fraseggio. E abile nei concertati dove ha utilizzato la sua forza per rendere ancora più espressivi i pezzi d’assieme.
Pregevolissimo lo Zaccaria di Peter Martinčič. Applauditissimo per la capacità di mostrare tutta la religiosità che fa capolino nella sua parte di religioso. Intelligente nel cogliere quei fraseggi, quelle sfumature, quelle frasi colme di pezzi religiosi che caratterizzano la segmentata produzione ‘sacra’ di Verdi. Teatrale ma nello stesso tempo, raccolto. Profondo. Direi quasi orante nel richiamare il Dio dei nostri padri.
Menzioni d’obbligo per l’ Ismaele di Marco Miglietta; e per la Fenena di Mara Gaudenzi. Quest’ ultima accattivante, dolorosa nel suo registro grave. Metafora, ma non troppo, del suo ruolo di vittima di un arrogante potere regio. Lei tutt’avvolta, invece, nell’amore e nel richiamo allo spirituale. Bene anche Saverio Pugliese Abdallo, Greta Doveri; Anna, Alberto Comes Il Gran Sacerdote di Belo
Sul podio dell’ Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano il maestro Valerio Galli. Di certo non ha teatralità con la bacchetta in mano. Si sente però che l’opera l’ha nelle mani e nel cuore e lo trasmette al ‘golfo mistico’. Lo fa con autorevolezza. Senza strafare. Segue religiosamente la partitura verdiana. Non calca la mano sugli effetti degli ottoni. Li cristallizza come segno dei tempi. Stacchi di ritmo giusti. Severi. Si lascia alla dolcezza solo sul canto degli ebrei. E chi non lo farebbe ? Ma poi conduce il coro a cappella, dell’ultimo quadro, con rigidità da antico maestro rinascimentale.
Plauso al Coro OperaLombardia guidato da Diego Macagnola. Si prende sulle spalle il carico di una partitura che lo chiama in causa per tutto il corso dello svolgimento della vicenda. Non trema neppure davanti a una pagina iconica come quella del Va pensiero. Lo esegue come Verdi lo ha scritto. Non togliendo e non aggiungendo nulla. Felice di riproporlo nella sua immensa naturalezza compositiva.
Federico Grazzini, Anna Laura Miszerak, (aiuto), firmano una regia che a volte è sembrata dissociarsi dal contesto musicale. Nessun mutamento di scena. Molti riferimenti contemporanei. Gelidi spazi vuoti. Per lo meno è stata essenziale. Si sono adeguati alla volontà registica, le scene e i costumi di Anna Bonomelli, con l’assistenza di Angelica Forni. Così come le luci di Giuseppe di Iorio coadiuvato da Luca Asioli.
Applausi scroscianti: a tutti. In questa notte invernale, si è usciti dal Ponchielli con Verdi dentro la testa e il corpo.
Si replica domenica 23 novembre 2025 ore 16.
Fotoservizio di Francesco Sessa Ventura
musicologo
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