10 maggio 2023

Nell'ex Banca d'Italia il Palazzo Corte Verdi dello studio Stefano Boeri: soluzioni innovative per la corte interna e la fronte porticata su piazza Stradivari

Si chiamerà Palazzo Corte Verdi il nuovo edificio residenziale che sorgerà nell'ex Banca d'Italia, progettato dallo studio Stefano Boeri Architetti su incarico del committente Findonati, presentato questa mattina nel magnifico salone di palazzo Pallavicini di corso Matteotti davanti ad un foltissimo e qualficato parterre con la presenza del sindaco Gianluca Galimberti e dell'assessore Andrea Virgilio. Corte Verdi perchè fa proprie le precedenti esperienze dell'archistar milanese applicandone quello che ormai è considerato il "segno", quel bosco verticale adottato nel centro direzionale di Milano ai margini del quartiere Isola e poi diffuso in tutto il mondo. Primo intervento del progetto è stato quello di ripensare la funzione della corte interna, rimasta inutilizzata a causa delle presenza del caveau, utilizzando la volumetria per immaginare una superficie verde su tre lati e realizzare un sistema di loggiati che rendesse più interessante la qualità delle residenze che vi si affacciano, attraverso l'uso di essenze cadenti. L'idea fondamentale è quindi quella di rispettare la tipologia eliminando questo elemento centrale oggi del tutto inutile, trasformandolo in uno spazio abitabile verde che permette un piccolo filtro verso il giardino interno e la realizzazione di un sistema di loggiati che rendono più confortevole la vita nel complesso residenziale. Il secondo intervento riguarda la copertura che di fatto viene realizzata in modo tale da rispettare l'altezza del colmo ed introducendo quel piano che già Vagnetti aveva proposto nel progetto originale. La superficie fotovoltaica sovrapposta, che costituirà il più grande impianto energetico urbano, già oggi sarebbe in grado di soddisfare il 50% del fabbisogno energetico dell'edificio. L'altra grande sfida riguarda la fronte sulla piazza, cercando di capire come si poteva, rispettando l'architettura che ne fa una sorta di fortilizio, introdurre alcuni elementi che potessero in qualche modo aumentarne la permeabilità. Il porticato viene usato oggi quasi solo come posteggio per motorini e biciclette per ragioni molto chiare, perchè ha un passo ed una profondità che ne fa uno spazio poco aperto alla comunità locale. Ci si è dunque chiesti cosa fare, quale cioè potesse essere il modo per rendere abitabile o comunque trasparente e vivibile questo sistema porticato, senza togliere pilatri o procedere a modificazioni strutturali, e si è immaginato una vetrata di grande trasparenza che permettesse di ospitare funzioni a carattere collettivo. Una sfida complessa, "ma crediamo sia una sfida che una città come Cremona possa oggi affrontare - spiega l'architetto Stefano Boeri - cioè trovare funzioni che possono riguardare la cultura, il tempo libero, una dimensione ricettiva o commerciale gestita in modo intelligente, ma che rendano questo spazio un pezzo della piazza. Da questo punto di vista siamo disponibili a ragionare sulle modalità più adatte per cercare di ridurre la distanza e la differenza tra questi elementi. Ci sono esperienze già in Italia e a Milano e vogliamo riproporle anche a Cremona". Per l'altro tema delle coperture si è ripreso il progetto originale, immaginando un sistema di sopralzo che utilizza il loggiato esistente ed il colmo come elementi di vincolo e che permette un ampliamento degli spazi interni, senza che questo contribuisca a modificare la sagoma di facciata ed il volume dell'edifcio, ma anche che aggiunga qualcosa alla varietà e permeabilità dell'edificio stesso con una quota in più che venga compresa nel sistema. "E' in ogni caso un progetto preliminare - chiosa Boeri - aperto a tutti i suggerimenti che potranno venire dalla comunità".

 

fotoservizio di Gianpaolo Guaneri-Studio B12

Fabrizio Loffi


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