Oggi è San Rocco, i misteri sulla sua vita. Ecco dove viene venerato nelle zone della nostra provincia. L'altare della Cattedrale e il messale della Biblioteca
Il 16 agosto si celebra la festa di San Rocco di Montpellier. Una figura di santo il cui culto è fra i più diffusi e popolari della Chiesa Occidentale: un fenomeno dalle dimensioni decisamente vaste, su cui si sono depositati secoli di storia e di leggenda. Santo tanto popolare quanto ricco di enigmi e di interrogativi da secoli irrisolti. Celebre pellegrino, taumaturgo, ed eremita, secondo alcuni studiosi anche Terziario francescano, è particolarmente venerato in tutta Italia. Un culto diffusissimo anche nel Cremonese come nel Mantovano e nelle dirimpettaie province di Parma e Piacenza ma anche nel resto della Pianura Padana (terra in cui, secondo la tradizione e le fonti storiche il pellegrino e taumaturgo transitò). Non c’è praticamente paese o località in cui non esista una chiesa, un oratorio, una santella o una maestà, una strada, una piazza o una associazione a lui dedicati e non c’è praticamente chiesa in cui non sia conservata almeno una statua o un dipinto in cui è raffigurato il santo. Tutto questo è frutto di una tradizione e di una fede popolare e molto diffusa, che getta le sue radici in particolare ai tempi in cui si diffusero le epidemie di colera, contro le quali il santo taumaturgo veniva invocato. In epoche passate, quando le epidemie di peste erano ampiamente diffuse, San Rocco veniva invocato dai fedeli, al fine di ottenere guarigioni ed affinchè queste stesse epidemie venissero debellate. Il Santo di origine francese avrebbe soggiornato a Sarmato ed a Caorso e avrebbe operato guarigioni a Piacenza. Nel pieno del medioevo, quando povertà e violenza, assieme a contagi ed insicurezze, flagellavano persone e comunità precarie ed indifese, questo personaggio soccorreva gli appestati divenendo ben presto una vera e propria icona della solidarietà e della fratellanza. Così dal Quattrocento in avanti la sua figura si è rapidamente imposta in tutta Italia ed in tutta Europa. Permane però, sulla celebre figura del pellegrino e taumaturgo, un grande interrogativo. Quella che lo riguarda è storia o leggenda? La realtà del pellegrino originario di Montpellier è racchiusa in un paradossale contrasto: da un lato è uno dei santi più venerati e popolari della storia della Chiesa e del popolo cristiano, a lui sono attribuite un numero incalcolabile di guarigioni, ma dall’altro la sua vita appartiene ormai più al limbo della tradizione e delle leggenda che non al dominio della storia, perché sono assai poche, e scarsamente documentate, le vicende conosciute ed attendibili del suo percorso umano e cristiano. L’oscurità è così fortemente diffusa ed evidente che, da tempo, non pochi esperti e studiosi, ritengono che la figura di San Rocco non sia altro che, addirittura, una pia invenzione. Diversi anni fa è uscito un libro, “San Rocco Pellegrino”, edito da Marcianum Press (con tanto di presentazione del cardinale Angelo Scola), curato da Paolo Ascagni, cremonese “d’adozione”, uno dei massimi studiosi rocchiani, autore anche di altre pubblicazioni dedicate a San Rocco. Con questo volume, Ascagni ha cercato di districare le tracce della storia dalle secolari incrostazioni della leggenda, ripercorrendo le principali direttive di studio che, in particolare dall’Ottocento ad oggi, hanno recato di fare luce sulla indefinibile figura del santo. Ne è sorto un ritratto tanto problematico quanto avvincente dell’affascinante carisma di Rocco di Montpellier, uomo dai mille misteri, crocevia di questioni irrisolte ma simbolo sempre attuale della santità cristiana e dei valori umani più veri e profondi. A porre forti dubbi sull’esistenza di San Rocco è stato anche il belga Pierre Bolle, celebre studioso e ricercatore dell’Università Libre di Bruxelles, che con Ascagni ha pubblicato "Rocco di Montpellier. Voghera e il suo santo” (2001). Secondo quanto sosteneva lo studioso belga si sarebbe di fronte ad un duplicato agiografico. In pratica il celebre santo di Montpellier sarebbe il “doppione” di un altro santo vissuto nel VII secolo, vale a dire Racho di Autun. Quest’ultimo, dati ecclesiastici ufficiali alla mano, è stato il primo vescovo franco di quella città, è morto intorno al 660; è festeggiato il 28 gennaio (ma anche il 5 dicembre) ed il suo nome è equiparato a “Ragoberto”, una concordanza in realtà molto discutibile. Per coloro che sono interessati ad approfondire ulteriormente la questione, si consiglia di consultare i saggi riportati diffusamente sul portale sanroccodimontpellier.it. Di fatto, Pierre Bolle dimostra che i numerosi racconti, cioè le antiche “Vitae”, infarciti di stereotipi, non sono affatto utili sul piano rigorosamente storico. E presenta invece numerosi indizi di natura liturgica, che gli consentono di arrivare a conclusioni originali e proposito dell’evoluzione del processo leggendario, prima che esso assumesse una forma letteraria. Per esempio, nella regione francese di Montpellier, una menzione del santo come “vescovo e martire” (ciò che in effetti egli non è), al 16 agosto di un calendario liturgico del XV secolo, era sempre stata interpretata come la confusione di un copista con San Raco, vescovo di Autun e protettore dalla tempesta, venerato, come già anticipato, il 5 dicembre. Come dimostra una ricerca più approfondita, anche diversi manoscritti della Linguadoca presentano questa particolarità. Essa, dunque, traduce piuttosto un uso liturgico regionale del santo di Autun spostato ad un’altra data del calendario, che è quella del 16 agosto. Questo è confermato da altri indizi di “duplicazione”: alcuni lezionari inediti del santo di Autun; una preghiera in francese medievale del XV secolo, che associa “pestilenza”, “peste” e “tempesta”; una messa in latino che associa “languores epidemiae” ed “aeris tempieres”; una xilografia provenzale della fine del XV secolo, che riproduce entrambi i santi; infine, anche una tradizione italiana sulla vendita delle reliquie. L’accumulo di tutte queste testimonianze di natura liturgica, iconografica, leggendaria e storica porta di conseguenza a sostenere che San Rocco di Montpellier potrebbe realmente essere un “doppione” agiografico di Raco di Autun, santo vescovo il cui culto pare risalire all’epoca merovingia. Tale sdoppiamento si è determinato principalmente per ominimia (Raco/Rocho) ed inoltre a seguito di un processo linguistico di aferesi, relativo alla sua funzione di “protettore”: “tempeste” è così diventato “peste”. Lo sdoppiamento è stato inoltre facilitato dalle concezioni medievali medico-eziologiche in materia di epidemie; derivate dalle teorie miasmatiche di Ippocrate e di Galeno, che stabilivano in modo molto netto un legame causale diretto tra le epidemie e le perturbazioni meteorologiche, specie le tempeste. Facendo ora un bilancio della questione, considerando le due principali cronologie dedicate al santo, emerge che la tesi tradizionale, quella di Francesco Diedo (che è la più conosciuta) presenta troppe incongruenze per poter essere accettata; la nuova, della “Scuola Italiana” è invece da ritenere più attendibile. Gli studiosi persuasi dell’esistenza di San Rocco sono pressoché tutti allineati alle posizioni della “nuova cronologia” che, di fatto, è la sola capace di risolvere, seppur in parte, i molti punti interrogativi che permangono sulla biografia del santo Si può anche affermare che, se in Francia, il culto è nato da una contaminazione con San Raco determinando una “confusione liturgica”, in Italia la devozione è nata in modo del tutto indipendente tra Voghera e Piacenza. Potrebbe quindi essere esistito un personaggio che ha vissuto episodi importanti della sua vita nella nostra zona, ed al quale sono state nel tempo attribuite leggende e cose non verificabili. Permane, in ogni caso, il simbolo sempre attuale della santità cristiana e dei valori umani più veri e profondi.
Per quanto riguarda i nostri territori va innanzitutto ricordato che Cremona è custode di un documento particolarmente prezioso legato al santo; infatti la Biblioteca Statale conserva, tra le altre cose, un Missale Romanum edito a Milano nel 1476 che costituisce una delle più antiche testimonianze della celebrazione dedicata al santo il 16 agosto. In Cattedrale spicca inoltre lo splendido altare realizzato come ex voto dopo la peste del 1630 con la statua policroma di San Rocco, affiancato da San Francesco d’Assisi e San Bernardino da Siena (1630-45); ed impreziosito dalle Tele del Genovesino (1645). Sempre in città c'è una cappella e una cascina a lui dedicata sulla omonima via a destra di via Giordano prima di via Novati, un antico toponimo.
A Casalmaggiore proseguono i lavori di restauro della vecchia chiesa di san Rocco destinata a divenire centro culturale. Tra le località in cui il culto è particolarmente diffuso sono da citare Ostiano (dove venerdì sarà celebrata la messa alle 18 nella bella chiesetta dedicata al santo e dove sarà possibile ammirare gli antichi affreschi che lo raffigurano), Castelleone, Chieve, Montodine, Gera di Pizzighettone, Ripalta Nuova, Dovera (dove il santuario di san Rocco, datato 1524, compie cinquecento anni), Spino d’Adda, Tornata (dove da giovedì è iniziata la festa con musica e buon cibo), Pescarolo ed Uniti (dove si tiene la tradizionale serata gastronomica la sera del 16 agosto) e Recorfano di Voltido (dove l’epidemia di colera del 1855 fece quaranta morti tra fine luglio e fine agosto e dove si tiene la tradizionale processione serale). Sulla sponda emiliana del fiume, tra gli appuntamenti da segnare in calendario, quello di Ardola di Polesine Zibello dove giovedì 15 e venerdì 16 agosto, in occasione della sagra patronale di san Rocco, si tiene la festa dell’anatra con un ricco menù. Sempre ad Ardola, venerdì, alle 11, il vescovo di Fidenza monsignor Ovidio Vezzoli presiederà la messa. Per gli amanti della gastronomia e delle tradizioni, infine, da ricordare che per la festa di san Rocco non possono mancare in tavola gli gnocchi preparati con le patate ed i pomodori di stagione.
Eremita del Po
Nelle foto il magnifico affresco di San Rocco a Ostiano, poi il San Rocco di Recorfano e quello di Solarolo con il libro di Paolo Ascagni, quindi l'altare di San Rocco in Cattedrale a Cremona e il prezioso Messale conservato in Biblioteca e la chiesetta di San Rocco a Ostiano
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commenti
Francesco Capodieci
16 agosto 2024 10:45
Oggi, venerdì 16, alle ore 18,30, verrà celebrata una S. Messa presso la Cappella di San Rocco, all'inizio della via omonima. Si tratta di una celebrazione tradizionale che, fino a qualche anno fa, aveva sempre richiamato un gran numero di cremonesi (a partire dal sindaco), preceduta generalmente da un intervento storico-letterario del prof. Angelo Rescaglio o della prof.ssa Liliana Ruggeri, con distribuzione di biglietti per una lotteria benefica che metteva in palio un dipinto del pittore Graziano Bertoldi. Quest'anno credo che sia prevista solo la S. Messa, preannunciata dal foglietto settimanale degli avvisi dell'Unità Pastorale S. Omobono, ma incomprensibilmente ignorata dal Portale Diocesano e dai vari mass media locali.
Ezio Corradi
16 agosto 2024 22:00
Anche a Soresina c'è la Chiesa ed il rione dedicato a San Rocco a fine via XX settembre, inizio via Genala