5 settembre 2025

Oreste Riva: autore cremonese di un inno olimpico che spopolò ai giochi di Anversa del 1920. Alla sua riscoperta con Pietro Zappalà, professore a Musicologia

Tra pochi mesi i Giochi Olimpici invernali sbarcheranno in Italia nella doppia sede di Milano-Cortina. Le grandi cerimonie ufficiali saranno accompagnate da musiche e inni, non solo quelli nazionali dei partecipanti, ma anche quelli ufficiali del Comitato Olimpico. Scavando nella storia ecco che spunta un riferimento cremonese a questo aspetto musicale e celebrativo. È l’Inno Olimpico composto dal musicista cittadino Oreste Riva (Cremona 21 luglio 1860 – Cremona 31 dicembre 1936). Nel 1920, nell’edizione dei giochi olimpici disputati ad Anversa, vinse la medaglia d'argento presentando questa composizione che celebra la ‘vittoria’ nei giochi a cinque cerchi.

“Oreste Riva, di cui ancora si conosce poco, è una figura che ha avuto un ruolo significativo nella vita musicale cremonese tra Otto e Novecento, insieme a tanti altri personaggi di cui si hanno ancora poche notizie” spiega Pietro Zappalà, docente di Bibliografia Musicale alla facoltà di Musicologia dell’Università di Pavia (sede di Cremona) e presidente del Conservatorio ‘Claudio Monteverdi’. “Insegnando questa disciplina, ho avuto modo di accostarmi al fondo delle musiche di Riva che conserviamo nel nostro Dipartimento.  Dalla quantità di materiale si capisce che ha avuto una vita particolarmente intensa a livello artistico”.

È possibile tratteggiarne qualche elemento?

“Dopo essersi diplomato in violoncello a Parma, dove studiò anche composizione, ha proseguito la sua attività in città. Ci sono rimaste commedie, melodrammi, musica da camera, liriche, canzoni dialettali o di carattere locale ed anche musica sacra. Insomma, un misto di composizioni legate a eventi mitici e fantastici e anche alla storia politica di quei decenni.  In tarda età ha vissuto l’epoca del Fascismo e la sua produzione ne ha risentito, ovviamente”.

C’è poi questo episodio chiamiamolo olimpico.

“Sì: è il dato più rilevante. Quello che fa notizia. La sua partecipazione alle Olimpiadi di Anversa del 1920 in un periodo in cui, accanto alle gare sportive, si svolgevano competizioni, sullo stile dell’antica Grecia di letteratura, di poesia e di musica. Lui partecipò con questo inno piazzandosi al secondo posto. Dopo qualche decennio questa parte meno sportiva e più culturale venne cancellata dall’evento olimpico internazionale”.

Ma dopo questo trionfo su Riva è sceso un cono d’ombra, anche se ora qualche attenzione sembra essere riemersa tra i musicisti locali.

“Devo dire che un certo interesse è maturato negli anni verso questa personalità. Un gruppo musicale cremonese, diretto da Giovanni Battista Columbro, ha prodotto un’incisione che ospita anche questo Inno Olimpico, nonché altri brani di Oreste Riva. Quest’ultimo doveva avere anche competenze letterarie nonché una formazione culturale di tutto rispetto: ne è indice anche lo pseudonimo che spesso usava, Pilade Sponda (Pilade al posto di Oreste e Sponda al posto di Riva). Sono numerosi anche i suoi contributi scherzosi sui fatti accaduti in città e anche qualcosa in lingua dialettale”. 

Adesso è interessante capire com’è questa composizione musicale.

“L’Inno olimpico ha elementi musicali altisonanti: fanfare, ritmi ternari e ritmi puntati per imitare una marcia e dare un senso di solennità.  Naturalmente il testo (del Prof. Giuseppe Ravasi) ha una formulazione molto dotta, con una discreta dose di retorica, come usava al tempo. La valutazione positiva della composizione si aggancia a questo riconoscimento internazionale. Nei manoscritti che abbiamo ci sono delle differenze. Ne ha prodotto due versioni: c’è la versione a partitura piena, quindi con tutti gli strumenti presenti in orchestra, e una versione per canto (solista e coro) e piccola orchestra. Le due versioni sono sostanzialmente diverse, evidentemente anche in funzione del contesto d’uso. La versione ad orchestra piena fu con ogni probabilità pensata per il concorso olimpico, l’altra per facilitare l’esecuzione di repliche locali. Probabilmente la versione più agile è stata eseguita a Cremona, anche successivamente allo svolgimento dei Giochi. In analogia con la versione orchestrale, anche nella versione minore c’è una robusta presenza degli ottoni, per rimarcare la solennità del momento. Nelle varie partiture l’Inno olimpico riporta anche il titolo di Epinicion che, in greco, significa appunto ‘Canto per la Vittoria’.

In questo clima olimpico, sempre più forte, sarebbe possibile una sua nuova esecuzione pubblica?

“Occupandomi di Biblioteconomia e Bibliografia musicale speso un’opera mi interessa anche al solo livello di documento e testimonianza, senza un necessario legame ad un valore estetico assoluto. Penso tuttavia che l’opera Oreste Riva meriti un recupero, uno studio e probabilmente anche una ripresa nei nostri giorni. La musica dell’Inno olimpico, in particolare, è comunque legata a un fenomeno sportivo che tra pochi mesi tornerà in Italia e nella nostra Regione a distanza, oramai, di decenni. Lo spirito olimpico è comunque rimasto sempre lo stesso”.

Roberto Fiorentini


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commenti


Enrico Forzoni

5 settembre 2025 13:55

A Cremona possiamo essere orgogliosi di tre figure di altissimo profilo professionale: Pietro Zappalà, Roberto Fiorentini e Giovanni Battista Columbro.
È grazie alla competenza musicologica di Pietro Zappalà – docente di Bibliografia Musicale presso l’Università di Pavia (sede di Cremona), presidente del Conservatorio “Claudio Monteverdi” e presidente del Centro Studi Amilcare Ponchielli di Paderno Ponchielli – che è stato rinvenuto l’Inno Olimpico di Oreste Riva.
Roberto Fiorentini, musicologo e giornalista, ha avuto il merito non solo di diffondere la notizia con rigore e sensibilità, ma anche di coglierne appieno il valore culturale, riconoscendone l’importanza per la memoria musicale e identitaria del nostro territorio.
Giovanni Battista Columbro, direttore d’orchestra, ha infine restituito voce e dignità all’opera attraverso una preziosa incisione.
Questa riscoperta non è soltanto un recupero musicale: è un atto di amore verso Cremona e riafferma il legame profondo tra cultura, storia e comunità. È motivo di sincera contentezza sapere che, grazie a queste eccellenti professionisti un patrimonio dimenticato torna oggi a vivere e a parlarci con forza rinnovata.