3 dicembre 2021

Per il cinema, settima arte, non c'è più spazio a Cremona. Rischia la chiusura anche il Chaplin. Tanti schermi spenti e distrutti

Tra le vittime del covid ci sarà anche il cinema. L’ultimo cinema cittadino. Per il CineChaplin di via Antiche Fornaci scarsità di produzione di film di qualità dovuta alle difficoltà di allestire set in piena pandemia, distribuzione alternativa delle pellicole sulle piattaforme dedicate delle pay tv, affitti, mancanza di attenzione e di aiuti da parte dell’amministrazione comunale costituiscono un cocktail micidiale. E così, dopo tredici anni spesi interamente in trincea nella difesa dell’ultimo presidio cittadino della settima arte, anche Giorgio Brugnoli sembra deciso a gettare la spugna: “Non vedo da parte degli enti locali un particolare interesse nei confronti del cinema, anche i fondi della cultura partecipata sono una briciola in confronto alle spese che bisogna quotidianamente sostenere per mantenere aperta la sala. Le sale multiplex se la cavano perché sono legate ai centri commerciali, ma ci vorrebbe piuttosto un piano di rilancio, che veda impegnati tutti quanti ci credono ancora, ammesso che ci sia ancora qualcuno che non voglia la morte del cinema”

Fino ad una decina di anni fa Il problema della crisi dei locali di intrattenimento era legato alle problematiche del centro storico, e in questo Cremona non faceva eccezione. Erano soprattutto i locali nei centri storici a soffrire di più, perchè con ogni probabilità vi erano motivazioni di ordine sociale e culturale che ne determinavano la crisi. Se a questo si aggiunge il fatto che ancora non si abbia un’idea precisa di come rivitalizzare queste aree della città, è giocoforza attendersi un ulteriore periodo di buio. Senza calcolare ovviamente le mutate abitudini del pubblico, molto più aperto ai newmedia e ad altre forme di intrattenimento diverse dal cinema classico. Per Cremona e il suo centro storico il quadro è oggi drammatico. Sull’asse del corso, su un tragitto di poco più di un centinaio di metri si contavano ancora negli anni Ottanta cinque cinema. L’ultimo a chiudere, in ordine di tempo, è stato il 31 marzo 2011 il cinema Tognazzi. Ma prima ancora era stato il cinema Italia già trasformato peraltro in sala Bingo, quando il proprietario, Francesco Camurri, aveva deciso di chiudere definitivamente i battenti, dopo il fallimento della seconda esperienza nel settore delle scommesse, tanto popolare in Spagna, ma mai molto seguito nel Bel Paese. E così l’ex cinema Italia aveva vissuto l’ennesimo scossone fino a quando non è stato demolito per lasciare il posto ad un avveniristico condominio. In realtà il processo inarrestabile, era iniziato dall’inizio degli anni Novanta. Quando l’imprenditore piacentino Giorgio Leopardi decideva di buttarsi nell’avventura del cinema Tognazzi, era l’autunno del 1993, il cinema Corso, poco lontano, era già stato inserito nel nuovo piano della mobilità comunale per essere trasformato in autorimesse ad uso privato con 155 box a disposizione. E Leopardi aveva fatto rientrare nel suo grande progetto di rilancio del cinema a Cremona anche la riqualificazione dell’Italia. Ma intanto altri 127 posti auto erano già stati individuati nell’ex Supercinema, il cui destino è stato anche forse più sciagurato. La sala cinematografica era stata realizzata nel 1938 su progetto del perito industriale Guido Tarsetti in occasione della riforma di un altro cinema già esistente sul sito, denominato Cinema Reale. La Società AemService, nel 200, rileva la società proprietaria dell’ex Supercinema e accompagna l'iter amministrativo e progettuale che porterà alla stipula della convenzione fra Comune di Cremona e Ministero dei Beni Culturali, e alla relativa concessione edilizia il 4 maggio 2001, quando l’edificio che ospitava il Supercinema viene ceduto in concessione al Ministero per i beni e le attività culturali per la durata di 99 anni. E’ stata individuata un'area, quella compresa tra via Palestro e via Goito non lontana dalla Biblioteca Governativa, di circa 870 mq. per costruirvi una mediata non verrà mai realizzata. Fino a quando, la piazzetta frutto delle demolizioni, nel 2019 verrà intitolata a Mario Coppetti. Obiettivamente, dopo la chiusura di tutte le altre sale cinematografiche cittadine, Filodrammatici escluso ma grazie all’intervento comunale negli anni scorsi, solo il cinema Tognazzi era rimasto a presidiare il vuoto serale.

In realtà una volta cessate le proiezioni resta il problema di cosa fare del contenitore.  L’ex cinema e teatro Politeama ne è un esempio. Ha chiuso i battenti mezzo secolo fa anche se per molto tempo ancora la locandina dell'ultimo film in programmazione restò, strappata, ad ingiallire sui muro di via Arisi. L'emozione e la reazione alla strage dovuta all'incendio del cinema Statuto a Torino, provocò un giro di vite in molti locali pubblici italiani ed anche ai cremonesi. La locale Commissione Prefettizia di Vigilanza sugli edifici destinati a pubblici spettacoli, per le norme di prevenzione degli incendi, tolse l'agibilità al Politeama Verdi. Era il 1969 e per il vecchio teatro iniziò la fine. 

Non c’è alternativa: vuoto o parcheggio. Oppure banche. Così è stato ad esempio per l’ex cinema Padus, dove nel 2008 ha aperto la Cassa Padana, riservando la parte superiore ad appartamenti e uffici.

Nelle foto il cinema Chaplin all'ex area Lucchini, poi la scritta luminosa del Cinema Corso, la sua demolizione e l'Italia di via Aguissola, poi il Supercinema di via Palestro e l'Arena Giardino di via Oberdan 

 


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commenti


Roberto Regonelli

3 dicembre 2021 11:36

Cosa ci dobbiamo aspettare, dalla gente che amministra la Città. Tagliano alberi, fanno "affogare"il Centro e della Cultura se ne fregano. Aspettano il Cav. Arredi, i parassiti!

Anna

3 dicembre 2021 12:58

Mi dispiacerebbe tantissimo se davvero dovesse chiudere. Una cosi' bella sala! Una gestione cosi' premurosa e attenta! Un vero peccato. Spero vivamente che non succeda.