5 marzo 2025

Per il Martedì Grasso il tradizionale “Falò di Carnevale” a Torricella del Pizzo. Nel cielo le luci e i colori dei falò sull'Appennino, un dialogo fra montagna e pianura

Rinnovare e tenere vive le tradizioni, in una epoca costellata di cambiamenti (spesso tutt’altro che positivi che, tra le altre cose, hanno importato nelle nostre terre “baracco nate” che nulla centrano con la nostra civiltà, vedasi ad esempio quella del giorno di Tutti i Santi trasformata in una facezia dalle tinte angloamericane) significa custodire, promuovere e valorizzare la storia (quella che molti dovrebbero studiare, conoscere e rispettare, a partire da coloro che, giungendo da altri lidi, trovano ospitalità nei nostri paesi credendo poi di poter fare il bello ed il cattivo tempo) che è quella che ci è stata tramandata dai nostri padri.

Ben venga, quindi, il tradizionale “Falò di Carnevale” che si è tenuto la sera del martedì grasso in terra di fiume, a Torricella del Pizzo, in località “Vecchio Budri”. L’iniziativa, voluta e promossa dall’Amministrazione comunale, ha avuto un bel successo ed ha richiamato un considerevole numero di persone. Protezione civile e volontari locali si sono occupati sia della sicurezza che dell’allestimento del falò ed a loro è andato il ringraziamento dell’Amministrazione comunale.  Come giustamente osservato dal sindaco Alessandro Farina, il falò del martedì grasso riveste un significato simbolico legato al ciclo delle stagioni (fine dell’inverno ed inizio della primavera), segna il passaggio dalla stagione fredda a quella della rinascita primaverile, simboleggiando la speranza ed il rinnovamento. Rappresenta anche un rito di purificazione, che permette di liberarsi dalle negatività dell’inverno in modo da affrontare la nuova stagione con rinnovata energia.

Il falò di Carnevale, da sempre, segna anche la fine del Carnevale stesso e l’inizio della Quaresima, quindi la fine dei divertimenti e l’inizio di un periodo di penitenza e riflessione. A Torricella del Pizzo in particolare ha sempre avuto un significato particolare per gli agricoltori: erano soprattutto loro che si davano da fare per la sua realizzazione ed aveva una forte funzione  propiziatoria, legata alla fertilità della terra e all’abbondanza dei raccolti. Sulla cima veniva sempre posta la “vecchia”, un fantoccio di paglia e stracci simbolo dell’inverno e della stagione passata. Spesso questo rito, a tarda sera, era anche accompagnato dal suono del “campanone” che segnava, in modo definitivo, la fine dei divertimenti e l’avvio del cammino penitenziale quaresimale.

Una tradizione, nel complesso, che purtroppo in molte località si è persa; per questo, per il suo mantenimento ed il suo recupero, va elogiata l’iniziativa del piccolo borgo fluviale che sta tenendo vive queste pagine di storia. Chissà che, nel prossimo futuro, falò possano accendersi sull’una e sull’altra riva del fiume, unendo simbolicamente (e materialmente) le genti del Po. Nel frattempo chi da Torricella del Pizzo e dal Cremonese ha osservato lontano, verso la non distante collina emiliana, avrà certamente notato, anche se in lontananza, le luci ed i colori dei falò che sono stato accesi sull’Appennino, quasi a voler unire pianura e montagna, dal Po all’Appennino. 

Eremita del Po

Paolo Panni


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