9 agosto 2024

Povero Verdi. Sparisce anche il busto del maestro di fronte all'ospedale (chiuso) a lui dedicato (e da lui pagato) a Villanova d'Arda

Ennesima “sberla” al maestro Giuseppe Verdi, il celeberrimo musicista e compositore che a  Cremona, città alla quale era legato, aveva posto non pochi dei suoi interessi. Da pochi giorni, a Villanova sull’Arda, è sparito anche il busto che sorgeva di fronte all’ospedale a lui dedicato. L’ennesima “sberla” dopo la chiusura dello stesso nosocomio, della storica villa di Sant’Agata e dopo il crollo ormai irrimediabile del mulino del Castellazzo, appartenuto allo stesso maestro, e finito all’asta per una cifra irrisoria (che comunque nessuno spenderebbe per quello che a tutti gli effetti è un rudere). Ora, appunto, anche la sparizione del busto che, come anticipato, si trovava di fronte all’ormai ex ospedale, luogo voluto, fondato e Pagato (maiuscola d’obbligo) dal maestro, che in quanto a generosità non aveva e non ha rivali, per alleviare i disagi e le malattie dei lavoratori e dei poveri delle Sue terre, uno dei simboli più fulgidi della Sua concreta e fattiva bontà. Ospedale che, per volere di “sua maestà” la politica, da qualche anno ha chiuso i battenti per andarsene a Fiorenzuola d’Arda, col gaudio e lo sfarzo dei soliti incravattati dal deretano piatto e pelato (espressione che il sottoscritto utilizza per definire i politici di ogni ordine e grado) che hanno pensato di destinare parte della struttura a diventare sede del Centro paralimpico italiano del Nord Italia: bella idea che, tuttavia, non rispetta assolutamente le volontà testamentarie del Cigno. Non sono bastate migliaia e migliaia di firme, a suo tempo, per trattenere l’ospedale dal quale, in facciata, si è addirittura sgretolata la scritta “Ospedale Giuseppe Verdi”, maldestramente sostituita con un triste striscione in plastica, per far rispettare le volontà del Cigno che ne è stato il fondatore.  Ora, dopo la chiusura dell’ospedale, la dedica in facciata sgretolata e il parco ridotto a una “foresta vergine” (ad essere gentili) ecco la scomparsa del busto,  inaugurato il 20 ottobre 1913, opera dello scultore Riccardo Monti, giusto per non farsi mancare nulla. Per onor di cronaca va detto che la ditta che sta realizzando i lavori di costruzione del Centro paralimpico ha presentato denuncia contro ignoti ai carabinieri, ma sulle possibilità che il busto sia ritrovato è chiaro che non si possono che nutrire forti dubbi. Per i cultori e gli amanti della storia, ed anche per rinfrescare la memoria di qualche incravattato, giusto ricordare che l‘impegno sociale e umanitario di Giuseppe Verdi si concretizzò anche nella realizzazione dell’ospedale di Villanova, oltre che nella Casa di riposo per musicisti di Milano ed in altre opere di bene.  La struttura sanitaria fu costruita solo ed esclusivamente grazie all’impegno finanziario del Maestro. Venne inaugurata nel 1888 con l’ingresso nella struttura ospedaliera dei primi dodici degenti, tanti ne poteva contenere allora. Prima della costruzione dell’ospedale gli abitanti della borgata in riva all’Arda erano costretti a percorrere una quarantina di chilometri per farsi curare a Piacenza. La realizzazione dell’ospedale fu, per il Maestro, l’avverarsi di un sogno. Verdi ne ispirò lo statuto e resse direttamente le sorti del nosocomio attraverso una commissione da lui eletta, che ebbe il compito di amministrarlo fino al 1901. L’ospedale era al servizio dei poveri del Comune e ad esso Verdi si dedicò, insieme alla moglie Giuseppina Strepponi, occupandosi personalmente anche degli arredi e delle attrezzature sanitarie. Un coinvolgimento a tutto campo per il Maestro più che mai attivo in quegli anni. La sollecitudine con cui Verdi si occupò dell’ospedale emerge dall’attenzione con cui egli stesso si occupò della stesura degli articoli dello statuto. Il “conservatore” dei beni doveva badare che gli ammalati venissero accuditi e curati al meglio, affinché non rimanessero ricoverati più del dovuto; prestare assistenza al personale di servizio, controllare i dipendenti, seguire con scrupolo l’andamento dei fondi rustici che alimentavano il finanziamento dell’istituto sanitario. Presidente del Consiglio d’amministrazione dell’ospedale era il sindaco di Villanova, Giacomo Persico, con il quale Verdi ebbe rapporti di stima sia sotto il profilo umano che professionale. Dall’epistolario ricorrente tra i due emerge l’impegno costante per la povera gente di Villanova. Chissà se sarebbe contento, il maestro, di sapere a cosa è andato incontro il suo ospedale, a cosa sarà destinata l’area (con tutto il più che dovuto rispetto per gli atleti paralimpici, ma le volontà testamentarie erano e sono altra cosa). Del resto chissà cosa direbbe nel vedere la sua villa di Sant’Agata chiusa da mesi e mesi. A proposito di questo, giusto ricordare che il violento temporale di mercoledì sera ha causato la caduta, sulla strada antistante, di grossi rami che si sono spezzati dagli alberi del monumentale parco della villa. E’ lecito supporre che anche internamente, detto parco, abbia subito danni, con la speranza che non ci siano state conseguenze per la struttura e che chi di dovere abbia provveduto, nella immediatezza, alle necessarie verifiche. Con buona pace, sempre, della cultura, della storia e dell’arte. E’ proprio il caso di dire: Povera Italia e Povero Verdi.

Nelle foto il parco devastato dell'ospedale e il piedistallo senza più la statua di Verdi e l'ospedale con il busto del maestro prima della sua chiusura

Eremita del Po

Paolo Panni


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commenti


Elisabetta Copelli

10 agosto 2024 11:05

Che tristezza. La mia mamma deve tantissimo a questo ospedale,dove da immobile è stata portata ad essere di nuovo deambulante ed autosufficiente. E non solo lei,vi son state riabilitare persone da ogni parte d'Italia. Rispetto per gli atleti paralimpici ma perché chiudere un'eccellenza vera per cambiarne la destinazione. Non era possibile fare coesistere le due cose? Bah!

EB

10 agosto 2024 11:59

Troveremo il Busto in qualche mercartino.....al di là di questo, l'episodio dimostra a cosa è arrivato questo nostro strano Paese.....l'incapacità e grettezza di chi ci amministra da qualche decennio. Senza colore e senza gloria