Programma intenso e ricercato per il duo Petryshak-Meo. I due artisti hanno chiuso in gloria il festival “L’altra anima del violino”
Ultimo appuntamento de L’Altra anima del violino, il festival dedicato alle molte diverse declinazioni dello strumento.
Alla ribalta la violinista ucraina (cremonese d’adozione) Anastasiya Petryshak accompagnata al pianoforte da Lorenzo Meo. Un programma vario quello proposto che apre la serata con un grande classico del repertorio, la Sonata n.3 per violino e pianoforte di Claude Debussy. Di seguito i due musicisti hanno eseguito Introduzione e Rondó Capriccioso di Camille Saint-Saëns per poi chiudere con la Sonata per violino e pianoforte di John Corigliano. Proprio di Corigliano è la colonna sonora del film Il Violino Rosso, girato in parte a Cremona, che è valsa al compositore italo statunitense il Premio Oscar.
Petryshak trova una buona alchimia con Meo, presentando un programma generalmente ben eseguito. Negli anni abbiamo apprezzato l’evoluzione di questa musicista che oggi vanta diverse partecipazioni internazionali accanto al cantante Andrea Bocelli. Proprio lei fu tra le prime a suonare nell’Auditorium, allora giovanissima allieva di Salvatore Accardo, come ha ricordato il direttore artistico Roberto Codazzi nel suo discorso di apertura, ed oggi, dopo dieci anni, calca questo palco da giovane star internazionale. Dopo una intensa ed articolata Sonata di Debussy i due artisti hanno dovuto interrompere il concerto a causa di un malore di una persona in sala che ha richiesto l’intervento dei sanitari del 118 di Cremona. Ripreso il concerto con Introduzione e Rondó Capriccioso di Saint-Saëns il duo Petryshak-Meo mostra grandissimo professionismo tornando in scena con una concentrazione intatta, volendo anche più profonda. Non è cosa da poco. Eventi come questi in un programma ideato per essere eseguito di fila possono compromettere la serata, alterare la magia anche fra il pubblico. Ed invece Anastasiya ha ripreso con una verve sanguigna, caratteristica che ha costruito negli anni, unita ad una tecnica sopraffina e, non in ordine di importanza, ad un’intesa perfetta con il proprio pianista che non si è limitato ad accompagnare ma che ha mostrato elegante personalità culminata nel descrivere le complesse armonie del brano di Corigliano. Il compositore (oggi 85enne) ha scritto molteplici pagine interessanti. Quella di questa sera non è fra le più celebri, ma non è sicuramente seconda ad esse. Un programma ricercato, non banale, che i due artisti hanno già “macinato” in diversi concerti prima di proporlo al pubblico cremonese. Anastasiya sfoggia un suono maturo, vibrato al punto giusto, denso e poetico. Leonardo trova una dinamica cristallina, mai invadente, complementare e protagonista quando serve. Non sono mancati i numerosi bis: il Pièce en forme de Habanera di Ravel, la Danza Spagnola di Myroslav Skoryk, compositore molto caro alla violinista, Après un rêve di Gabriel Fauré e nuovamente di Skoryk Carpathian Rhapsody. La violinista ha voluto chiudere con Melody, sempre del compositore suo conterraneo. Ha rivolto alla platea un pensiero proprio in occasione di questa esecuzione: “Mi sta molto a cuore questa melodia, è stato uno dei primi brani che ho studiato in Ucraina. Fa da colonna sonora ad un film che parla di guerra. Speriamo che con la musica si possa riuscire a risolvere la situazione che si è creata con la tanta gente che soffre”. La coppia è riuscita a proporre un concerto di elevata qualità, emozionante, degna chiusura del festival L’Altra anima del violino. In attesa di scoprire quali saranno le prossime “anime” proposte nel 2024 non resta che accompagnare gli inchini dei due concertisti con un lungo, forte, meritato applauso.
foto Gianpaolo Guarneri/Studio B12
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