25 ottobre 2022

Quando Cremona era capitale dell'industria degli organetti meccanici. Una storia dimenticata della città della musica

Cremona non è solo la capitale del violino. Troppo spesso ci si dimentica che all’ombra del Torrazzo sono nati anche i migliori pianoforti del Novecento ed i loro fratelli minori, gli autopiani e gli organetti a cilindro. Nell’ottobre del 1908, nasceva in via Cesari una fabbrica che fino al 1930 ha fatto di Cremona la capitale indiscussa dei pianoforti meccanici, i famosi organetti con piani a cilindro che fino a qualche anno fa era ancora facile vedere sugli angoli delle piazze e lungo i crocicchi. La fabbrica si chiamava FIRST, acronimo per Fabbrica Italiana Rulli Sonori Traforati ed aveva sede nell'edificio che si affaccia sulla piazzetta antistante la chiesa di San Pietro al Po, a fianco dell'attuale Centro di formazione professionale. La palazzina, oggi completamente ristrutturata, presentava eleganti linee di gusto vagamente liberty. L'attività si protrasse per quasi un trentennio, fino a quando non fu soppiantata dall'introduzione dei primi fonografi, destinati a riprodurre la musica, anzichè "fabbricarla" come si poteva fare con le pianole, con i vari sistemi "metrostyle" o "themodist". 

Al lavoro della First è dedicato un libro di Antonio Latanza, direttore del museo nazionale degli strumenti musicali, dal titolo "Tra musica meccanica e archeologia industriale. Storia della Fabbrica Italiana Rulli Sonori Traforati (First), Cremona 1904-1930", pubblicato a cura dell'Ammi (Associazione Italiana Musica Meccanica). 

La nascita dell'azienda si deve all'intraprendenza di una brillante coppia: Michele D'Alessandro e Aminta Manfredi. Il primo era nato nel Sannio, in provincia di Campobasso, il 14 dicembre 1859, ed aveva vinto il posto di prima cornetta nella banda comunale di Cremona, dove aveva trasferito la propria residenza dal 15 agosto 1882. Michele suonava anche la tromba e il violino. Nel 1897 succede a Raffaele Coppola nella direzione della banda e più tardi a Amilcare Ponchielli. D'Alessandro era anche un buon compositore ed a lui si devono composizioni di musica vocale da Camera ed un'opera teatrale. 

A Cremona conosce Aminta Manfredi che diventa sua moglie e poi preziosa collaboratrice. In quegli anni la ditta americana Farrand Organ Company di Detroit aveva quasi monopolizzato il mercato italiano del pianoforte meccanico, nelle due tipologie della meccanica automatica incorporata e del robot a pedali "Cecilian", azionati entrambi da rulli di carta perforata. Nel 1903 Michele D'Alessandro aveva acquistato appunto un "Cecilian" e ne era entusiasta, come d'altronde lo erano Toscanini, Puccini, e Giordano. 

Due fotografie del 1902 e 1903 pubblicate da Latanza, mostrano Aminta d'Alessandro al tavolo da lavoro mentre prepara un "master", cioè un modello nella sua abitazione di corso Garibaldi 21, con un sistema ancora del tutto artigianale: un punzone percorso da un martelletto per perforare il foglio e temperini e coltelli per realizzare le perforazioni più lunghe. E' questa la prima documentazione dell'attività iniziata da due coniugi. Negli stessi anni Michele aveva posto le basi per la nascita della First, unendo le sue forze a quelle di Pietro Anelli con l'acquisto all'estero di un macchinario, che i giornali del tempo definivano però ancora "primitivo". 

Nel gennaio 1904 finalmente D'Alessandro riuscì ad acquistare una macchina perforatrice tedesca che sistemò in una cameretta attigua all'appartamento dove abitava. Nell'aprile del 1904 uscirono i primi rulli con il marchio "Fabbrica rulli musicali traforati Anelli e C.". 

La produzione si basava su una suddivisione precisa dei compiti: Michele d'Alessandro si occupava della parte artistica arrangiando dal pentagramma al linguaggio perforato; la moglie Aminta seguiva l'attività meccanica e Anelli, che già da qualche anno si era impegnato nella costruzione di pianoforti e organi, si occupava di quella commerciale, fornendo sostegno finanziario all'iniziativa. Le produzioni riguardavano per la maggior parte le musiche di Ponchielli e Franchetti, più conosciuti a Cremona. 

Nel 1906, però, Ricordi fece causa alla neonata azienda cremonese rivendicando i diritti d'autore che per la prima volta venivano applicati alla traduzione grafica della musica, ed in questo modo riuscì ad entrare nella società di cui facevano anche parte nell'ottobre del 1908 Sonzogno, Ugo Finzi, il banchiere Sullam, il duca Visconti di Vimodrone, che ne era anche presidente, e Vittorio Scotti. Il che la dice lunga sull'interesse che in quattro anni aveva destato la piccola azienda cremonese. Il nome di Michele d'Alessandro figurava in secondo piano perchè responsabile era in effetti Pietro Anelli, a cui si deve anche il primo catalogo di rulli che solo più tardi diventarono i rulli First. 

Le uniche difficoltà incontrate dall'impresa derivavano da una certa diffidenza da parte del pubblico e dalla sensibilità alle variazioni atmosferiche della carta utilizzata per la produzione. Nonostante questo la società fu ufficialmente costituita nel 1906 e nel 1907 il consiglio d'amministrazione presieduto da Tito Ricordi deliberò l'acquisto di un terreno nei presi del Teatro Concordia. 

Tra il marzo 1907 e l'ottobre del 1908 la First, seppure con macchinari ancora molto limitati, pubblicò un migliaio di numeri con cui venne composto il primo catalogo, ed il capitale sociale fu portato da 200.000 a 300.000 lire. Nel frattempo, su progetto di Giovanni Feraboli, si diede inizio alla costruzione del nuovo stabilimento, che venne inaugurato il 24 ottobre 1908 con una grande cerimonia nel corso della quale venne suonato dal marchese Marano con i rulli First un pianoforte “Apollo" di Anelli. Alle macchine perforatrici, di fabbricazione italiana, lavoravano quindici ragazze. La stessa Aminta, in qualità di addetto alle macchine, aveva realizzato il primo rullo con il Valse Allemande di Schumann. 

Dopo la grande inaugurazione la First cercò il consenso esterno sia degli autori che degli editori, ottenendo in esclusiva, per quanto riguarda il mercato italiano, i diritti di proprietà di Ricordi e Sonzogno. Tra il 1910 ed il 1912 il catalogo della First elencava 3767 titoli di rulli a 65 note su 258 pagine, nel 1914 i titoli erano già saliti a 4557, nel 1920 a 5040, nel 1926 5525. Nel 1913, in occasione del centenario verdiano, era stato pubblicato un catalogo di tutti i rulli disponibili con la musica del compositore bussetano. 

Il successo risulta tanto più sensazionale in quanto la particolare produzione della First era prevalentemente indirizzata ad una nazione dove i pianoforti meccanici erano totalmente d'importazione. Solo più tardi la Anelli ne iniziò la costruzione, mentre la First aveva impiantato proprie rappresentanze all'estero, soprattutto in Argentina. Vi è da sottolineare che, nonostante il gran nume- ro di rulli prodotti, non tutti gli arrangiamenti erano di qualità eccellente. Anzi, molti di questi, curati spesso da arrangiatori e adattatori anonimi, erano di livello modesto. Se i rulli "classici" sono generalmente ben fatti, defaillance si notano soprattutto nei brani relativi a canzonette ballabili del tempo o canzoni popolari italiane, inni, marce o canti celebrativi. 

La First fabbricò ininterrottamente rulli fino al 1930 quando la crisi di Wall Street che aveva colpito tutto il mondo, colpì anche la fabbrica di via Cesari. Nell'annunciare il 26 novembre alla direttrice Aminta Manfredi il licenziamento di tutto il personale, visto che "quella che si sperava fosse una crisi superabile si è ormai affermata come la morte definitiva dell'industria e del commercio degli autopiani e dei rulli", il consiglio di amministrazione le lasciava in dono l'autopiano Anelli "modello 10", l'ultimo acquistato tra gli strumenti in dotazione dello stabilimento. 

Sembra che in prossimità della cessazione dell'attività le macchine fossero state trasportate a Milano, in locali della ditta Ricordi, dove sarebbero state distrutte nel corso del bombardamento. Michele d'Alessandro era già scomparso nel 1918. L'edificio liberty del 1908 fu soggetto a pesanti ristrutturazioni fino ad acquisire l'aspetto attuale. 

 

 

Fabrizio Loffi


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