Quanti di voi sanno che a Cremona abbiamo il massimo esperto di Syd Barrett, il fondatore dei Pink Floyd?
Questa non è una recensione obiettiva. Non è nemmeno una recensione. Scordatevi l'obiettività del cronista, se vi apprestate a leggere questo articolo a proposito dell'ultima fatica letteraria di Luca Ferrari. Sia chiaro, il libro l'ho letto e praticamente ho assistito alla sua nascita. Fatto è che io e Luca siamo Amici - con la "A" maiuscola - da, ahinoi, decenni e Luca "Chino" Ferrari sa bene quanto io lo stimi, come persona in primo luogo, come testa pensante, come musicofilo, come scrittore e autore di liriche musicali. Come ribelle nei confronti del Sistema, soprattutto. Come "pecora nera" in una città che trascura i suoi talenti, quelli veri, per nulla inclini al compromesso. I talenti "duri", che ti sbattono in faccia la realtà e se ne fottono di quel che pensa l'élite locale pseudoculturale. E che, ad onta di tutto questo, procedono spediti come treni per la loro strada, consolidando il loro talento pagina dopo pagina, libro dopo libro. Da oltre 40 anni.
Sì, perché bisogna considerare un fatto: quando Luca Ferrari ha cominciato - primo in Italia - a occuparsi della figura di Syd Barrett, il leggendario fondatore dei Pink Floyd, aveva qualcosa come 20-21anni. Non esisteva internet, non esistevano telefoni cellulari, smartphone, social, e-mail. Ma questo non ha impedito a quel ventenne cremonese di imbarcarsi su più voli per Londra, consumarsi le suole delle scarpe per le vie della capitale britannica, consultare le agende telefoniche, contattare dalle cabine telefoniche – lui, perfetto sconosciuto con un inglese ancora non perfetto come oggi, con una determinazione e una faccia tosta fuori dal comune – manager, produttori, artisti. Incontrarli, chiedere e ottenere interviste. Arrivare fino a Barrett stesso. Bussare alla porta di casa dell'artista, trovarselo davanti, abbozzare qualche domanda e accettare le reticenze dell'artista ormai ritirato a vita privata, stringergli la mano e andarsene senza averlo intervistato. Perché per Luca, prima della ricerca, prima del lavoro, prima del giornalismo, prima dell'artista, viene la persona e il rispetto per la persona.
Certo, a quei tempi esistevano le “fanzine”. Una di queste se l'era inventata Luca: scriveva di Barrett, la ciclostilava, la spediva in giro per l'Italia. E se l'Italia ha cominciato a grattare la superficie di capolavori come The Dark Side Of The Moon, Atom Heart Mother, The Wall e i tanti album dei Floyd che hanno fatto la storia del rock, un grande merito va riconosciuto a Luca. Il primo a intuire che dietro quella che la stampa nazionale e internazionale liquidava la “pazzia di Barrett”, vi era dell'altro. Vi era forse una ragione “politica”, un volersi distaccare, dopo aver lambito il cielo con un dito, da quel music business che non fa per tutti. Di certo non faceva per Barrett, come non faceva per Nick Drake, altro artista sul quale Ferrari ha compiuto analisi in controtendenza, sempre ispirato da quell'unico faro che era la ricerca della verità, la ricerca dell'uomo e dei suoi tormenti dietro all'artista.
Da metà anni Ottanta non si contano le pubblicazione a firma Luca Chino Ferrari (comprese quelle per la mitica Arcana) sui cosiddetti “perdenti” del rock. Artisti tutt'altro che perdenti, artisti forse persi, ma che con intuizioni geniali hanno rivoluzionato la musica contemporanea. Gente dalla pelle troppo sottile, cui Luca ha voluto dedicare tempo, passione. Amore.
Ed eccoci all'oggi, all'uscita di “Scritto sui Rovi”, l'ultimo libro di Luca dedicato alla figura di Barrett, pubblicato dall'italiana Zona Music Books. L'editore genovese, venuto a conoscenza delle ricerche e delle pubblicazioni di Ferrari – nemo profeta in patria – gli ha commissionato un volume su Barrett.
“E' la storia di un'ossessione. La mia per Barrett”, mi ha confidato luca quando ancora stava lavorando all'opera. Sì, perché Ferrari ha voluto dare al volume un taglio inedito, raccogliendo nell'opera molti suoi scritti a partire dagli anni Ottanta sino ai giorni nostri, molti inediti, interviste (toccanti e stupende quelle alla sorella di Barrett, come preziosa è quella a suo tempo raccolta da Storm Thorgherson, fondatore dello studio Hipgnosis: tanto per intenderci, l'uomo che ha realizzato le migliori copertine dei Floyd), estratti da interventi scritti da Luca in occasione di convegni, interviste rilasciate da Luca stesso a magazine italiani ed esteri.
Non aspettatevi dunque una biografia canonica da questo “Scritto sui Rovi”: di quelle Luca ne ha scritte a iosa. Da quest'opera aspettatevi un viaggio lungo una vita e alla ricerca della verità. Un viaggio che è divenuto, per l'appunto, l'ossessione di una vita. Un'ossessione ben lontana da quella che nutre il semplice fan. A Luca non frega niente di feticci, brandelli delle mutande di Barrett, autografi, foto rubate. Luca rifugge da tutto ciò. A Luca ciò che interessa è capire. Capire perché il genio di Barrett, dopo un solo disco (pochissimi suoi brani sono confluiti sul secondo lp dei Floyd) e dopo aver gettato le basi di un nuovo filone rock che pure gli stessi Beatles hanno carezzato e lodato, abbia deciso di smettere di splendere (altro che Shine on...). Perché Barrett abbia preso le distanze da tutto e, soprattutto, da quel se stesso.
Ecco, è questo il fulcro della ricerca, dell'ossessione, di Ferrari. E forse è giunto il momento (lo so Luca, lo so: me la figuro la tua risata, il tuo “machissenefrega!”) che Cremona (ri)conosca uno dei suoi figli migliori. Un uomo che ha dedicato la vita al sociale (Luca è dipendente comunale, per lunghi anni apprezzatissimo per il suo lavoro nei Servizi Sociali) e i “ritagli” di quella vita alla ricerca, allo studio. Alla voglia di andare oltre le copertine delle migliaia di vinili, cd, libri che affollano il suo studio privato, il suo Sancta Sanctorum al quale ho avuto il privilegio di accedere.
Sono stato onesto sin dall'inizio: ho premesso che questa non sarebbe stata una recensione. Questa è una “lettera” a un amico vero, a un pensatore libero, a una scheggia impazzita del sistema. Una scheggia lucida e tagliente come l'ossidiana. Ed è ora che Cremona dia a Luca quel che è di Luca. La riconoscenza che va tributata a un intellettuale del suo tempo. Una delle menti più brillanti di questo mesto feudo, feudo che nelle rare occasioni culturali celebra soltanto salottieri e vassalli e dimentica chi con dedizione, acume, passione e sì, certo, nessuna propensione al compromesso, può dare lustro a questo consesso provincialotto ed autoreferenziale.
IL VOLUME – Luca Chino Ferrari “SYD BARRETT. SCRITTO SUI ROVI”, ZONA Music Books 2024 (libro pp. 300 illustrate b/n - Euro 24 e-book Euro 13,99). In copertina una foto di Storm Thorgerson. Il volume è reperibile tramite il sito della casa editrice o presso le librerie.
SYD BARRETT - Syd Barrett è stato fondatore e primo frontman dei Pink Floyd, esponente di punta del movimento psichedelico britannico: nel 1972 abbandonò inaspettatamente le scene, lasciando dietro di sé molti interrogativi e il dolore dei fan. Questo libro – frutto di anni di studio, ricerche e incontri sulle sue tracce – indaga la dimensione di vita di una rockstar deragliata nel confronto con il business e le leggi del mercato discografico, che decise di ritirarsi in un’esistenza anonima, lontano dai riflettori, fatta di pace, pittura e giardinaggio. Con interviste esclusive ai manager Peter Jenner e Andrew King, al fan supercollezionista Bernard White, al pittore coinquilino Duggie Fields, all’amico fotografo e designer Storm Thorgherson, fondatore dello studio Hipgnosis, al produttore e manager della EMI Malcolm Jones e alla sorella di Barrett, Rosemary Breen, l’unica persona che, insieme alla madre, si prese cura di lui negli ultimi venticinque anni. E con sei storie su Syd che pochi conoscono.
LUCA FERRARI: Luca Chino Ferrari (Cremona, 1963) è uno scrittore musicale e paroliere italiano. Autore della prima biografia mondiale dell'artista ‒ Tatuato sul Muro. L'enigma di Syd Barrett (Gammalibri, 1986) ‒ lo ha incontrato nel 1986 e contribuito alla riunione della Third Ear Band negli anni '80. Ha gestito le fanzine italiane su Pink Floyd e Syd Barrett dal 1979. Ha scritto libri anche su Third Ear Band, Pink Floyd, Robyn Hitchcock, Captain Beefheart, Tim Buckley, Mike Taylor, oltre ad articoli e recensioni per riviste come Ciao 2001, Vinile, Buscadero e Rockerilla. Numerose le sue traduzioni e curatele di libri, booklet e cataloghi. Ha dato vita, con Francesco Paolo Paladino, alla band His Majesty The Baby e, con Dorothy Moskowitz, alla band Dorothy Moskowitz & The United States Of Alchemy, per le quali ha scritto i testi di due album.
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commenti
Alberto Fava
3 maggio 2024 05:34
sono nato nel 1969 nella bassa Emilia, tra Ferrara, Bologna e Modena
la passione per syd me la trasmise un cugino pugliese, più vecchio di me di 15 anni, ma era soltanto una passione musicale , fatta di walkie talkie e cuffiette, di desiderio di evasione e capelli lunghi, anziché scarpe Timberland.
Nel pieno della mia giovinezza ebbi modo di leggere il libro di Luca Ferrari, tatuato sul muro, e ne rimasi letteralmente folgorato.
quell ultimo capitolo " un finale inaspettato ", dove luca Ferrari svelava al mondo ed al giovane post adolescente che ero il mistero che syd fosse vivo e non morto da maledetto come jim morrison, jimi Hendrix o Janis Joplin.
rilessi mille volte quel libro , e riascoltai giorni e notte quei ritornelli di chitarra spesso sgangherata, con quella voce che pareva un pianto e mi faceva dialogare con la mia inquietudine , in un grande viaggio introspettivo.
leggevo i testi, mi immaginavo la sua vita , la facevo mia.
e in tutto questo ringrazio Luca Ferrari, che avrei voluto conoscere allora, ma sono contentissimo di aver ritrovato sul mio cammino, oggi che sono un attempato cinquantacinquenne e che , per puro caso complice la prostata delle cinque di mattina, ho ritrova scrollando il WALL del telefonino. altri tempi, altre epoche, ma e' stato bellissimo.
comprerò SCRITTO SUI ROVI, anche se non torneranno i miei capelli lunghi, la vacanza ad heastings, il desiderio di andare a Cambridge a vedere syd dalla finestra , le tante volte che ho raccontato di quel luca Ferrari che non ho mai conosciuto, di cui ho tanto fantasticato nel mio immaginario e spesso nei racconti agli amici, e che tanto avrei voluto emulare.
ciao chino, buona vita, grazie.
Francesco
4 maggio 2024 07:34
Fa piacere scoprire di far parte di un club, tutto sommato ristretto, che proietta e materializza in un artista le proprie storie.
Mi riconosco in molti tratti delle sue sensazioni e nostalgie (penso di avere qualche anno in più) di fronte al nuovo libro, come anche nello spirito che ha animato le ricerche di Luca Ferrari, che -ad averle scoperte prima- mi avrebbe fatto piacere segnalare in questo mio contributo, che propongo alla sua attenzione:
https://videohifi.com/che-palle-sti-pinfloi/
Un caro saluto.