Quarta serata dello Stauffer Festival all’insegna di insoliti abbinamenti: Catalano, Dolci e Paruzzo svelano affascinanti trame musicali tra contrabbasso, violino e pianoforte
A riempire di fascino l’aria del Giardino di Palazzo Stauffer è stato il concerto “Gran Duo”, che ha visto protagonisti Sofia Catalano al violino, Edoardo Dolci al contrabbasso e Roberto Paruzzo al pianoforte. “Tra il monte e la profonda vallata” scrive Hindemith nell’incipit di una celebre partitura, poche parole che danno una chiave di lettura quasi visiva a una serata che si è prefissata l’obiettivo di svelare insolite e vive relazioni tra due strumenti che raramente condividono lo stesso palcoscenico da solisti.
Non si è trattato di un semplice concerto, ma di un avventurarsi musicalmente attraverso epoche, stili e tecniche strumentali, in un programma pensato per mettere in luce affinità nascoste e contrasti tra i registri più estremi dei quattro archi moderni.
A rompere il silenzio iniziale, l’“Introduzione e Bolero” del musicista cremasco Giovanni Bottesini, pagina brillante che ha offerto a Dolci l’occasione per svelare un contrabbasso virtuosistico e cantabile, in grado di muoversi sinuosamente tra colori ritmi spagnoli e rimandi al “bel canto”. Autore spesso sottovalutato, il nostro quasi-concittadino fu fautore di importantissime innovazioni tecniche per il suo strumento (tanto da essere considerato l’equivalente di Paganini per il contrabbasso), coniugando bravura e lirismo.
A seguire, il tono si è fatto più severo e riflessivo con la Sonata per contrabbasso e pianoforte di Paul Hindemith, brano solido e intellettualmente denso, in cui Paruzzo ha saputo guidare l’impalcatura armonica con equilibrio, mentre Dolci ha restituito con rigore e profondità la scrittura intensa e stratificata del compositore tedesco. Imbattersi in questo brano è una rarità ma anche un piacere, il compositore tedesco ha composto questo brano dall’organico inconsueto anche per la volontà di dare una sonata in duo a ogni formazione, anche le più impensate.
Il testimone è poi passato a Sofia Catalano, che ha affrontato con grande temperamento l’impervia Sonata n. 3 per violino solo di Eugène Ysaÿe. Un’esecuzione di grande tensione espressiva, in cui Catalano ha saputo coniugare slancio virtuosistico e con rapsodica libertà, tenendo viva l’attenzione del pubblico dall’inizio all’ultima arcata.
Il programma ha poi virato verso una dimensione più lirica e tradizionale con due pagine di Henryk Wieniawski: la Légende op. 17, cesellata con vigore e intensità, e la Polonaise op. 4, in cui la violinista ha saputo liberare la vena brillante e teatrale della scrittura, sempre ben sostenuta da Paruzzo.
A concludere la serata, in un ideale ritorno al punto di partenza, è stato ancora Giovanni Bottesini con il suo celebre Grand Duo Concertante per violino, contrabbasso e pianoforte: pagina spettacolare, virtuosistica e al contempo cameristica, che ha restituito pienamente il senso del titolo “Gran Duo”, con un equilibrio perfetto tra i due archi e il pianoforte, in una continua alternanza di ruoli e prospettive sonore. Ottima la performance del trio: il contrabbasso, attraverso le mani di Dolci, ha mostrato al pubblico una vasta gamma di sfumature, timbri e colori, dalla profondità della quarta corda ai suoni più estremi nel registro acuto (senza mai risultare sgraziato o volgare). La violinista Catalano si è mossa con agilità tra virtuosismi e lirismo di stampo operistico con sprezzante bravura. Elegante e mai sopra le righe Paruzzo nel ruolo di accompagnatore (e solista nel caso di Hindemith) che ha saputo gestire i complessi equilibri, soprattutto nell’esibizione in trio.
Regalati due fuoriprogramma che hanno dato ulteriore colore a un programma già variegato: una trascrizione di Dolci del brano di Pablo Casals “El cant dels ocells” e un tango di Piazzolla.
Ultimo sfavillante appuntamento dello Stauffer Summer Music Festival in Auditorium venerdì 11 alle 21. Per l’occasione si esibirà lo Stauffer String Ensemble diretto da John Axelrod.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti