Quel che resta della antica chiesa e del convento di San Tommaso, tra corso Mazzini e piazza Lodi
La via San Tommaso è la 4ª via a sinistra di corso Mazzini che porta in piazza Lodi. "Contrada di S.Tommaso" nel volume di Estino del 1751 si legge, prendeva il nome dalla chiesa dedicata all'omonimo Santo che aveva un monastero, una torre, un cimitero e un orto. Il ricercatore Maurizio Mollica ha messo insieme una serie di documenti che testimoniano com'è nata la chiesa "riformista" e come è stata soppressa. Poi la trasformazione, con la lettura di quello che rimane del vecchio monastero (oggi un supermercato) e della antica chiesa (vista da corso Mazzini).
Questo percorso ricostruttivo inizia nel 1066 con la fondazione ufficiale della chiesa di S.Tommaso in una località dedicata a orti e campi e munita di un pozzo, ai confini della città Romana di Cremona. Si tratta della attuale Piazza Lodi, con la chiesa di S.Tommaso nell’omonimo vicolo.
L'area ora è occupata da un noto supermercato del Centro di Cremona.
In realtà già dal 1039 esisteva una piccola chiesa Benedettina ubicata nella attuale Piazza Lodi. Ancora prima, ma nel 522 era stata menzionata dal Vescovo Crisogono ma pare fu eretta nel 342 dc. Tali fonti sono però incerte e troppo in là nel tempo per essere indagate.
Ma torniamo al 1066, all’ 11 aprile di quell’anno quando il notaio Albericus di Cremona produce un documento detto Carta Iudicati et ordinationis nel quale un tale Cremosiano detto Traseverti (figlio di Giovanni ) e sua moglie Roza (figlia di Andrea ), entrambe cittadini cremonesi, fondano una chiesa detta appunto S.Tommaso.
La chiesa è ufficialmente titolata ai santi Tommaso, Nicola, Dalmazio, Fruttuoso, Agata, Margherita ma sarà detta Sanctorum Thomei .
Tale chiesa, da loro fondata, munita di cimitero, campanile e atrio, deve essere retta da 6 sacerdoti che vivano secondo le regole monastiche ai quali concederanno anche tre servi con la possibilità futura di fondare poi un monastero intitolato al santo stesso.
Seguono poi documenti notarili detti Carte Offersionis datate: 21 maggio 1070, 10 dicembre 1080, 3 maggio 1082, 24 gennaio 1084. In questi documenti vari soggetti cedono o donano beni e terre al monastero ormai avviato e ampliatosi.
Si arriva così alla data del 21 maggio 1100. Il notaio Paganus redige una Carta Offersionis nella quale si dice che Bona, nipote di Cremosiano Traseverti , fondatore di Sancti Thome, dona un pezzo di terra sito nelle vicinanze della chiesa nel quale è edificata una casa.
C’è una cosa interessante che riguarda i due atti: 34 anni prima, nel 1066 Cremosiano era “detto” Traseverti. Nel 1100 l’atto lo nomina Cremosiano Traseverti
come se fosse il suo cognome. Prima era un nomicchiolo e poi diviene cognome. I cognomi si diffondono in italia esattamente in questo periodo e diventano obbligatori nel 1500. Cremosiano e Roza: si parla di persone potenti, vassalli legati al clero.
Il nome Cremoxano è citato nel documento di Matilde di Canossa che sancisce il diritto di Cremona sulla Isola di Fulcheria (Crema ) .
Crema, isola posta nelle paludi tra Adda e Serio, viene controllata da Cremona con atto della Contessa Matilde di Canossa figlia del Marchese Bonifacio.
Tale atto è firmato a Piadena nel Natale del 1097. Figura appunto un Cremoxanus Aldoini, parente di Traseverti, vassallo del Vescovo di Cremona , fondatore di S.Tommaso .
Si tratta quindi di atti notarili e documenti che attestano la presenza di Cremosano e suoi parenti in importanti situazioni cittadine e diplomatiche.
Ma c’è qualcosa di più. La famiglia di Cremosano Traseverti fonda una chiesa con una impronta riformista.
Tale chiesa è svincolata dal Vescovo cittadino e fa invece capo alla autorità diretta del Papa romano. E’ consacrata da Bonizone da Sutri (riformatore ecclesiastico e Patarino). Nei medesimi anni altre chiese cremonesi attuano lo stesso processo. E’ in atto una rottura tra Vescovo e Fedeli locali.
I Patari erano per lo più laici in odore di riforma ecclesiastica. Il movimento prende piede nel 1060 (stranamente nel 1066 Cremosiano e Roza fondano la chiesa). Tale movimento si prefigge di abbattere una gerarchia ecclesiastica feudale, opulenta e potente abituata agli agi e ai piaceri.
I Patari piacciono al Papa ma non ai vescovi Milanesi. I Patari milanesi si legano quindi più volentieri alla chiesa Romana a fasi alterne. Lo scontro con la chiesa locale milanese durò circa 40 anni terminando ad inizio 1100. Molti Patari si dispersero a Piacenza e Cremona, fuori dalla orbita Ambrosiana.
Nel 1078 vennero traslate a San Tommaso le spoglie dei Santi Marcellino e Pietro Esorcista. Portate il 12 maggio di quell’anno da Roma a Cremona dal Vescovo Arnolfo.
Probabilmente deposte in una arca temporanea (la nuova chiesa era da poco stata eretta ).
Nel 1260 la chiesa e le case contigue vennero concesse ai padri eremitani di S.Agostino e lasciata dagli stessi nel 1330. La chiesa fu poi Olivetana nel 1500 e lasciata dall’ordine nell’aprile del 1546. Ad inizio 1500 venne anche costruita una importante ARCA dal Briosco per contenere le spoglie dei santi Marcellino e Pietro ormai conservate in S.Tommaso da 200 anni.
Le Monache del Monastero della Colomba (Casa Maffi – articolo Cremona Sera 19 aprile 2021) occuparono il monastero S.Tommaso nella seconda metà del 1500.
Nel 1585 Antonio Campi scrive a proposito dell’arca affermando che la chiesa è pericolante e le reliquie andrebbero spostate in Duomo.
Forse si tratta di un tentativo di accorpamento di spoglie e reliquie di vario genere nella cattedrale.
Nel 1602 in alcuni depositi del Monastero vengono trovate parti della Arca del 1500. Ad inizio 1600 il monastero S.Tommaso venne ceduto a due Monache milanesi di S.Prassede.
Il 23 marzo del 1603 ( Domenica delle Palme ) il Vescovo officiò 12 nuove monache e in processione, con corona di spine, una corda al collo e sulle spalle una croce in legno, furono condotte a “nascondersi al mondo” presso S.Tommaso (certamente monache di clausura ).
Il 7 giugno 1614 le spoglie dei Santi Marcellino e Pietro vennero traslate definitivamente nella Cripta del Duomo di Cremona con solenne cerimonia.
Purtroppo atti vandalici del 1610 in S.Tommaso e poi del 1629 in Cattedrale portarono alla asportazione di arti e teste di alcune sculture dell’arca.
Il 14 aprile del 1741 un terremoto danneggiò il monastero della attuale Piazza Lodi, che venne riassestato in seguito dal Vescovo Litta e fu chiuso definitivamente nel 1782 e acquistato dal Marchese Antonio Lodi (Piazza dei Lodi ) nel 1785.
Dopo l’acquisto fu demolita la chiesa e trasformata nel 1800 in rimessa per carrozze e posta di cavalli.
Vennero anche fatte “due case l’una dalla altra disgunta che si veggono alla contrada del Forcello” scrive Manini. Nel 1900 fu sede della Impresa Pompe Funebri della famiglia Poli e negli anni 70 divenne primo supermercato Stella della città.
Vorrei concludere con una leggenda menzionata da Campi nel Fedelissima della fine del 1500 e che fa comprendere quanto fu importante per i cremonesi il monastero e chiesa di San Tommaso.
Alla pagina 39 della sua opera , all’anno 1213 si legge :
“vennero i milanesi con l’aiuto di undici città lor confederate a danni de Cremonesi i quali gli fecero incontro presso Castellione col suo esercito. Fù questo anno la festa delle pentecoste nell’istesso giorno, che si celebra la festa di San Pietro e Marcellino, cioè alli 11 di maggio, questi santi, i sacri corpi de quali, come dicemmo altrove, si serbano nella chiesa di San Thomaso e sono in particolar venerazione a cremonesi..
Hora, stando gli eserciti a fronte l’un dell’altro, i milanesi mandarono in questo sacro giorno a sfidar alla battaglia i cremonesi, i quali gli risposero che, per riverenza di quel santissimo giorno della pentecoste e di quei santi protettori della loro città, non volevano per allora venir alla battaglia.
Fù questa risposta beffata dai milanesi e ascritta non a riverenza, ma a viltà d’animo e furono alcuni di loro tanto empii, che ebbero ardire di dire iddio e i santi siano dalla parte vostra, le spade e le lance dalla parte nostra, e perciò li presentarono la battaglia assaltandoli con grandissimo furore, la onde astretti i cremonesi a venir a battaglia, fecero del suo esercito quattro parti, secondo che quattro eran le porte della città .
Hora mentre essi si prepararvano al combattere, le Donne ed il restante del popolo cremonese, si erano ridotti nella chiesa di San Thomaso pregando con devozione quei santi, che con le loro pie intercessioni volessero impetrare dal Signor Iddio la vittoria a Cremonesi.
Et ecco che entrata nella battaglia la prima squadra che era di Porta San Lorenzo, ella fu sconfitta e sbaragliata del tutto e allora nella chiesa di San Thomaso si estinse la quarta parte delle lampadi che alla arca dove sono richiusi i corpi sacri s’erano accese.
Sottentrò la seconda squadra la quale era di Porta Natale e avvenne di questa come per la prima, estinguendosi parimenti le lampadi come di sopra.
Il simile accadde della terza squadra che era di Porta Pertuse.
Restava solamente a combattere la squadra di Porta Ariberta che era la minor di tutte e restava anche solamente accesa la quarta parte delle lampadi, quando si videro miracolosamente uscire due candidissime colombe dalla arca di quei due santi , che per la porta di detta chiesa se ne volarono verso l’esercito de Cremonesi e non molto dopo ritornarono rientrando nella medesima arca ed allora si riaccesero per le stesse tutte le lampadi che prima s’erano estinte e nello isytesso tempo si videro nel campo de Cremonesi due soldati a cavallo con candide sopraveste i quali andarono innanzi la ultima squadra che essendo entrata con così forte scorta nella zuffa , posa in rotta i nemici, senza spargimento di sangue, facendone più di sei mila prigionieri i quali furono condotti a Cremona insieme con il carroccio de milanesi , che fino al di d’oggi si serba , benxhè fracassato per la vecchiaia, sopra le volte del duomo, ove mi ricordo anche io averne veduto un altro….”
La leggenda o miracolo serve a tradurre la fede e devozione, unite alla guerra per l’ affermazione del libero Comune di Cremona in un contesto ancora lontano dal controllo dei Visconti e del futuro Ducato di Milano.
Nel luogo dove mille anni fa fu fondata chiesa e monastero non resta nulla di riconducibile a quei fabbricati.
Nell’anno mille era forse periferia e ortaglie in una lieve depressione del terreno. (Piazza Lodi – articolo Cremona Sera 29 agosto 2021 )
Antonio Campi identifica e traccia il Monastero come doveva essere a fine 1500.
La chiesa a una navata con la porta visibile scendendo da Vicolo dei Tre Re. L'abside ed il campanile che vanno verso Via Santa Barbara e che confinano con il viridarium, il giardino o orto del complesso, che prende tutto il lato sinistro di Via Santa Barbara.
Il claustrum colonnato, attiguo al lato sud della chiesa, che si estende quasi alla apertura del Vicolo S.Tomaso su Corso Mazzini.
Le forme sono incredibilmente conservate nel confronto “Campi-Google Maps” e si azzarda un possibile elemento architettonico del monastero sopra il civico n.66 di Corso Mazzini, visto dalle Due Colonne (Contrada del Forcello ).
Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. A volte si trasforma in un supermercato.
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