27 marzo 2023

Quel fantasma (forse Giulio Ricordi) fotografato da giornalisti spagnoli a Villa Verdi. Auguriamoci che lo Stato l'acquisti prima che diventi davvero una casa degli spiriti

È una giornata piovosa, il 31 ottobre del 2000. Il giornalista spagnolo José Manuel Alonso Ibarrola e la fotografa Blanca Berlín sono da ore nella grande villa che fu di Giuseppe Verdi. Chi sono costoro? Il primo, molto conosciuto negli ambienti musicali, è stato redattore di vari giornali e vicedirettore della rivista di programmi tv Teleprograma. Ha scritto, inoltre, guide di viaggio e antologie di racconti. Ha vinto pure, tre volte, il Tourism Award Francia ed una Medaille d’Argent du Tourisme, per il suo contributo alla diffusione della cultura francese. Stava per accadere un fatto affascinante e inspiegabile, che però i due reporter iberici avrebbero scoperto solo dopo il ritorno a Casa: nella grande villa di Sant’Agata non erano soli! Ma torniamo indietro di qualcosa come 172 anni… Nel 1851 Giuseppe Verdi andò a risiedere a Sant’Agata: era già il più famoso musicista italiano, aveva composto Nabucco (un trionfo assoluto), Ernani, I due Foscari, I Masnadieri. Era ricco e viveva con Giuseppina Strepponi, la cantante che sarebbe diventata sua preziosa collaboratrice musicale e anche, all’insaputa dei compaesani, sua seconda moglie. Casa Verdi divenne il punto d’incontro fra il Maestro, gli autori dei libretti per le opere, gli editori, ma anche i musicisti, altri compositori e cantanti di fama mondiale. La Villa è il ritratto più vero ed attuale di Giuseppe Verdi, era talmente modellata sul carattere e la personalità del Maestro che, una volta trasferitisi nella nuova casa, la stessa Strepponi, notando come facilmente uscissero dal pianoforte le note di grandi, straordinari melodrammi: La Traviata, Il Trovatore, La Forza del Destino, Aida, nelle lettere che inviava agli amici iniziò a chiamare Verdi “Il Mago”. Il Maestro componeva con entusiasmo, gli anni sembrava non passassero, fino a quando, dopo la rappresentazione di Aida nel 1871, iniziò il silenzio… Un silenzio destinato a durare 16 anni! Giulio Ricordi, editore delle opere di Verdi, aveva proposto al Cigno un libretto di Arrigo Boito: Otello, tratto, come usava allora per il melodramma, da un famoso testo teatrale: l’omonima tragedia di William Shakespeare. Verdi iniziò a scrivere, ma i tempi si allungarono e, dopo diversi anni e decine di sollecitazioni, i Ricordi giunsero addirittura ad inviare al Maestro messaggi subliminali, mandando in dono il tipico dolce “moretto”. Otello vide la luce il 5 febbraio 1887 alla Scala di Milano. E torniamo al 31ottobre del 2000, vigilia del centenario della morte di Verdi, per arrivare alla piccola conclusione che ho personalmente tratto dalla vicenda. Come dicevo, dalla Spagna arrivano un giornalista ed una fotografa, per ritrarre gli ambienti di Villa Verdi ed ecco che, mentre esaminano le diapositive una volta tornati a casa (allora la fotografia digitale era agli albori), in uno scatto appare, accanto al pianoforte del Maestro, una sorta di fantasma: un uomo in abiti ottocenteschi, (vedi foto) con un paio di occhialini pince-nez ed un sorriso stranamente compiaciuto, quasi sollevato da terra e con la mano appoggiata ai tasti del piano. Le ipotesi si sprecano: un ospite che ha lasciato una traccia quasi indelebile di sé, il testimone di un fatto tragico, qualcuno della servitù. L’unica cosa inspiegabile, comunque, restava il sorriso. Secondo il mio modesto parere, però, il “fantasma” (ammesso che tale sia) altri non è che Giulio Ricordi, talmente soddisfatto del suo Otello, costato tante fatiche, da posare sorridente, vicino al pianoforte di Verdi, ma facendosi vedere e solo in fotografia, qualcosa come 113 anni dopo quella “prima” alla Scala del 1887. Chissà se oggi, con Villa Verdi abbandonata a causa dei litigi fra gli eredi del Maestro, il fantasma (di chiunque egli sia) magari dopo essersi aggirato con circospezione e aver visto che non c’erano altri abitanti, abbia preso possesso della grande casa, dove adesso può muoversi liberamente, indisturbato e senza tema di essere scoperto. Magari si sentirà anche solo, in quelle stanze vuote. Perciò, c’è davvero da sperare che si risolva il prima possibile la vendita di Villa Sant’Agata e che sia lo Stato ad acquistarla. Prima che diventi davvero soltanto una casa di fantasmi…

 

Egidio Bandini


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