8 novembre 2024

Quella lapide sul muro del cimitero di Pugnolo che, direttamente dal risorgimento, racconta la storia di don Giovanni Salomoni, internato in un carcere boemo nel 1849

Una storia che viene direttamente dal Risorgimento Cremonese e ci riporta una testimonianza di un periodo segnato dalle battaglie che sconvolsero anche i nostri territori, in particolare quelle 'piccole' storie della gente comune, vissuta negli anni della prima guerra d’indipendenza. Arriva a noi scolpita nella pietra: si trova su una lapide apposta sul muro esterno del cimitero di Pugnolo, frazione di Cella Dati, recentemente restaurata.

Sulla lastra grigia si leggono le parole che raccontano la storia di un parroco, don Giovanni Salomoni, che morì a soli 66 anni dopo aver patito le sofferenze fisiche e psicologiche nel carcere di Theresiestadt, nella regione boema dell’attuale Repubblica Ceca. Questa città-fortezza fu progettata alla fine del XVIII secolo dall'imperatore d'Austria Giuseppe II d'Asburgo in memoria della madre Maria Teresa d’Austria, dandole appunto il nome di Theresienstadt (città di Teresa) proprio in onore dell'imperatrice. Durante il XIX secolo ed in particolare in occasione delle guerre di indipendenza dell’Italia dall’impero Austro-Ungarico, Theresiestadt divenne carcere di sicurezza dove vennero internati i prigionieri militari e politici, considerati oppositori della monarchia asburgica e numerosi patrioti italiani, condannati dall'impero austro-ungarico, dopo i processi di Mantova.

Ma torniamo al nostro don Giovanni Salomoni: non ci sono particolari riferimenti alla sua figura nei testi storici del Risorgimento, non ne fa cenno nemmeno Fiorino Soldi nella sua imponente opera 'Risorgimento Cremonese'. Le poche informazioni che abbiamo le ricaviamo direttamente da questa lapide. Possiamo così dedurre che il prelato sia nato nel 1801 (dalla data di morte e dall'età riportata); Pugnolo con tutta probabilità era il suo paese natale, come si può supporre leggendo il nome della famiglia 'Salomoni' su numerose altre lapidi del camposanto. Sempre dall'epigrafe ci viene poi detto che era un ‘parroco zelante e integerrimo’ e che il suo destino però fu segnato da ‘legge marziale per insidia delatrice’, ossia qualcuno lo denunciò all'autorità militare accusandolo di essere un oppositore della monarchia. Dopo questo atto di denuncia, don Giovanni ‘venne condannato ai ferri in orrido carcere a Theresienstadt dal tiranno d’Austria con sentenza 20 giungo 1849’.

Il parroco rimase dunque per diversi anni in carcere, dove scontò la pena inflitta a tradimento, ma non sopravvisse alle sofferenze patite in terra boema, in quell'orrido carcere citato sulla lapide e la sua vita si concluse prematuramente: ‘quando espiata la colpa non sua, affranto da patimenti fisici e morali, il giorno 18 gennaio 1867 moriva perdonando’.

La lapide quindi fu posta in memoria sulla colonna del cancello del camposanto dai famigliari di don Salomoni, che la vollero in ricordo del congiunto catturato, processato e condannato per ‘colpa non sua’, come riportato appunto sulla pietra. La data di questa lapide è ovviamente successiva alla fine della terza guerra di indipendenza, certamente successiva alla morte del parroco nel 1867, ma soprattutto apposta in un periodo in cui si poteva liberamente scrivere sulla pietra le parole 'tiranno d'Austria', senza più alcun timore di 'insidie delatrici'. 

Questo cimitero, sicuramente più antico di quello di Cella Dati (costruito nel 1924, esattamente un secolo fa) probabilmente era il luogo di sepoltura sia di Pugnolo che di anche di Cella e delle frazioni, dal momento che qui troviamo sepolture datate all'inizio del 1800. Inoltre Pugnolo ha origini molto più antiche di Cella, oltre ad avere un tessuto urbano più ampio ed articolato. In età napoleonica Pugnolo era già Comune a cui vennero annessi Cella, San Lorenzo Mondinari, Alfeo, Dosso de' Frati e Fontana e fino al 1869 rimase capoluogo. Proprio in epoca napoleonica venne emesso l'editto di Saint Cloud (1804), che spostava i cimiteri al di fuori delle mura cittadine quindi, non potendo più seppellire nei pressi delle chiese e non essendoci altro camposanto in cui dare sepoltura ai defunti, è quasi certo che fosse proprio Pugnolo il cimitero di riferimento per l'intero Comune.

Michela Garatti


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