6 aprile 2023

Questa mattina la Messa del Crisma. Il Vescovo al presbiterio: «Diamo al nostro popolo un segno visibile di unità»

Come in un fiume bianco, i sacerdoti della diocesi in processione da palazzo vescovile attraversano la piazza del Comune e, lasciando all’ingresso un’offerta per il Seminario, colmano a poco a poco i banchi della grande navata della Cattedrale. Questa l’immagine che ha aperto le celebrazioni del Triduo Pasquale nel duomo di Cremona con la Messa del Crisma presieduta dal vescovo Napolioni nella mattinata del Giovedì Santo.

Il presbiterio, la promessa sacerdotale, il ricordo dei preti defunti e degli anniversari, la benedizione e la consegna degli olii per i sacramenti: questi i segni di una concelebrazione in cui la chiamata all’unità della Chiesa diocesana assume una forza rituale. «Siamo qui mendicanti della Pasqua – ha introdotto monsignor Napolioni – bisognosi di questo mistero della croce che nella volontà di Dio di venta fonte certa della salvezza del mondo». Una fonte di cui gli olii sacramentali sono «forma concreta, che raggiunge le vite di bambini, malati, ministri, comunità».

Tutta la comunità diocesana presente, attraverso la presenza di tutti i sacerdoti, dei tre vescovi Napolioni, Lafranconi e Trevisi, dei canonici del capitolo e dei diaconi.

Durante la Messa l’assemblea dei presbiteri, «icona dell’intera Chiesa locale», ha risposto al rinnovo delle promesse sacerdotali con un «Sì, lo voglio» – ha riflettuto il Vescovo nella sua omelia – per «dare al nostro popolo un visibile segno di unità nella fede».

Una unità sottolineata dalla riflessione del vescovo come invito al «necessario sforzo di ciascuno» di «per costruirlo insieme, questo presbiterio cremonese, impegnato e generoso». Un impegno «fatto non di pericolanti bilanci umani, ma di stupore (sempre possibile) e di promesse (sempre attuali), per entrare insieme nella Pasqua».

Citando “Desiderio desideravi” di Papa Francesco il Vescovo richiama al «noi» della liturgia chiedendo ai preti cremonesi «una promessa in più: quella di essere più Chiesa diocesana, più torrazzo e meno campanili – sintetizza con una battuta – più presbiterio (intero e nei piccoli gruppi che quotidianamente servono il territorio), più fraternità aperta ai diversi doni e ministeri […] facendo attenzione anche alle cose più piccole e concrete: le informazioni, gli appuntamenti, i gesti dell’amicizia e della vita comune».

E nella sua omelia mons. Napolioni ha ricordato alcune delle proposte e delle iniziative pastorali che in modo particolare indicano questa unità che sempre più può dare volto e vitalità alla chiesa diocesana: l’impegno missionario in particolare in Brasile, con un saluto a don Davide Ferretti e un invito ai sacerdoti a farsi avanti «perché qualcuno si prepari a proseguire nei prossimi anni questa comunione missionaria»; le grandi celebrazioni in Cattedrale e a Caravaggio, gli incontri del presbiterio, la visita pastorale, la ripresa della vita oratoriana e il dialogo con le realtà sociali ed educative sul territorio e – guardando ai prossimi appuntamenti – l’incontro dei ragazzi della Cresima il 21 maggio, la Gmg di Lisbona e l’anniversario delle apparizioni a Caravaggio, con la dichiarazione di Santa Maria del Fonte come santuario regionale con tutti i vescovi della Lombardia. L’impegno – ha sottolineato – sia «il non mancare mai e il non far mancare le nostre comunità alla vita dell’unica Chiesa, aiutando con franchezza anche il vescovo a far crescere verità, bellezza e fruttuosità di tutto ciò che facciamo insieme». 

«La nostra gente non è stanca di Gesù – ha proseguito – ma vuole incontrarlo nelle case e per le strade. […] Mentre troppe diagnosi sembrano condannarci alla sterilità, Parola e Spirito danno vita alla Chiesa. È semplice la missione del Regno, l’evangelizzazione… che Gesù, e noi con Lui, abbiamo da regalare al mondo, sempre. Purché un annuncio non smentisca l’altro, per il nostro arbitrio, e la Chiesa non assomigli più a Babele che a Gerusalemme».

Durante l’omelia il vescovo ha quindi ricordato i sacerdoti defunti nell’ultimo anno: don Enrico Ferrari, don Anselmo Gorni, don Sergio Lodigiani, don Sergio Maffioli, don Ennio Asinari, don Silvano Rossi. Non è poi mancato come sempre un pensiero dedicato agli anniversari di ordinazione: il 70° di ordinazione di don Sesto Bonetti e don Franco Perdomini, il 65° di don Franco Vecchini, il 60° di don Angelo Bravi, don Raffaele Carletti e mons. Giuseppe Perotti, il 50° di don Renato Onida, ed il 25° di don Massimo Cortellazzi, don Alberto Martinelli, don Andrea Spreafico e don Pier Altero Ziglioli.

«Oggi anche noi preti possiamo soffrire varie forme di disagio, più acuto in chi giunge a scelte difficili da capire e accettare. Pensiamo ai sacerdoti soli, ammalati e in difficoltà non sempre ammesse e aiutate. Quando il mio cuore rischia di chiudersi così, lo sguardo di fratelli che non giudichino, l’abbraccio di un padre che sappia attendere, la bellezza di una sosta nella casa di Betania… offre anche a me il ristoro di cui neppure Gesù ha fatto a meno: la forza rassicurante e nutriente della comunione. Perdonatemi per tutte le volte in cui io non ho servito con generosità e attenzione questa priorità. Ma oggi, ancora una volta, ricominciamo ad averne cura».

Con queste parole si è conclusa la riflessione di mons. Napolioni che, dopo il rinnovo delle promesse sacerdotale ha ricevuto gli olii (degli infermi, dei catecumeni e il Crisma) che in questo Giovedì Santo sono stati consacrati con un pensiero particolare al ricordo delle vittime della mafia. Sono giunti infatti a Cremona dagli ulivi piantati a Capaci nel luogo dell’attentato al giudice Falcone, e il balsamo profumato per la benedizione del Crisma dalla Locride, dalle coltivazioni sui terreni confiscati alle mafie.

Al termine della celebrazione i vicari zonali hanno quindi ricevuto dalle mani del Vescovo gli olii da distribuire alle parrocchie per la celebrazione dei sacramenti in questo anno.

 

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