9 luglio 2025

Quindici anni fa se ne andava Luciano Dacquati, giornalista, ricercatore e cantore della nostra terra

Quindici anni fa se ne andava il giornalista Luciano Dacquati, ricercatore della nostra storia, delle nostre tradizioni e poeta della cremonesità. Un uomo generoso, leale, buono, un poeta del vivere in questa terra che ha prodotto una vasta opera letteraria dalla quale tutti attingiamo per conoscere la nostra storia, la nostra cultura, le nostre tradizioni, per capire insomma da dove veniamo.  Così lo ricorda Agostino Melega, altro ricercatore e cantore del nostro dialetto e delle tradizioni. "E' stato un ricercatore mai stanco e mai sazio di posare mattoni per quella cattedrale dello spirito incompiuta, che è il libro della cultura profonda di una comunità, della sua e nostra gente. La sua vasta opera, i suoi preziosi libri, sono pagine dal grande valore etno- antropologico, umano, per essere prodotti delle mille varianti creative di un popolo, quello cremonese, che ha costruito il proprio profilo nel rapporto stretto fra città e campagna, formando una stratificazione complessa di riferimenti e di valori, il più delle volte consegnati solo alla tradizione orale". "Luciano è stato il gran traduttore, il gran traghettatore della vulgata popolare orale, con tutti i suoi straordinari ingredienti, verso la pagina scritta, verso una documentazione che è divenuta nel tempo un faticoso impegno d’amore, una forma di rispetto e di speranza nei confronti delle generazioni future - ricorda ancora Melega -  Certo, uno strumento fondamentale per questa incessante ricerca è stato il dialetto, el parlàa nustràan, il parlare nostrano, attraverso il quale Luciano ha voluto conservare, dall’usura del tempo, inestimabili valori: le radici della mentalità, della sensibilità, e del pensiero di una comunità. In questa stratificazione di valori non vi sono elementi di subordinazione fra una componente e l’altra: fra ‘gli alti’ e ‘i bassi’, fra la cultura dotta e quella popolare. La cultura di un po- polo non è subalterna a nessuno: è paritetica, fra le sue varianti, per definizione. Nelle pagine di Luciano, queste varianti, hanno avuto ed hanno lo stesso diritto e pregio di cittadinanza. Questo giornalista, scrittore e storico non ha mai dovuto pagare lo scotto di tare ideologiche per palesare il proprio amore per un popolo intero, la ‘meravigliosa gente di Cremona’, come la chiamava lui, nonostante certi purgatori che egli dovette attraversare in vita".

Dacquati ha diretto il quotidiano "La Provincia" e anche la Libertà di Piacenza, unico giornalista ad avere guidato entrambi i quotidiani delle due città del Po. 

Dacquati ci ha lasciato una vasta opera letteraria, preziosi libri sul dialetto cremonese, sulla storia, sui proverbi, sui modi di dire, lasciati prima di lui solo alla tradizione orale da  “Parlàa nustràan” a “Te’l dìghi in Cremunèes. Modi di dire e frasi dialettali”, da ”Stooria, storie e sturiele. Soprannomi dei paesi cremonesi” a “Tèemp, sàant e càamp. Modi di dire, tradizioni, proverbi e credenze legate alle previsioni del tempo”, da “Robe de’na volta” ai “Cento altari scomparsi” una ricognizione sulle chiese cancellate dal tempo. Luciano Dacquati iniziò a fare il giornalista in quella fucina che fu il giornale studentesco “Il Mappamondo” (con lui Antonio Leoni, Sandro Rizzi, Gianfranco Diamanti e altri). Gran tifoso della Cremonese e della Juvi basket, fu anche un grande giornalista sportivo. Non disegnava nelle serate con gli amici accompagnare al pianoforte alcuni brani da lui scritti, quasi sempre in dialetto cremonese. 

 

 

 


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commenti


Michele de Crecchio

9 luglio 2025 18:38

Luciano Dacquati, tra molti altri pregi, era anche un ottimo, corretto e preciso cronista. Posso, in materia, riferire anche l'autorevole parere espresso a suo tempo da quello straordinario Sindaco che fu il senatore Emilio Zanoni, alla Giunta di Sinistra presieduta dal quale ebbi la fortuna, ancora molto giovane, di collaborare. Allora le contese politiche erano molto più vivaci delle attuali e la stampa locale, prevalentemente orientata su posizioni di centro-destra, non ci risparmiava critiche e, purtroppo, non di rado, anche cronache non del tutto favorevoli.
Un nostro costante cruccio erano, in particolare, i resoconti delle sedute di Consiglio Comunale, allora molto più assiduamente seguite non solo dal pubblico, ma dalla stessa stampa locale. Non di rado capitava, a noi assessori, di leggere, amareggiati, resoconti dei dibattiti di Consiglio Comunale che ci sembravano elusivi di fondamentali informazioni oppure, persino, non pienamente rispettosi della realtà dei fatti.
Approssimandosi significativi dibattiti per i quali eravamo piuttosto preoccupati, mi capitò, in almeno un paio di casi, il Sindaco Zanoni augurarsi che, ad assistere al dibattito ed a stenderne il resoconto venisse, dal quotidiano locale, inviato, per l'appunto, Luciano Dacquati, aggiungendo la frase "...quello sì che è proprio un ottimo cronista nato!". Avendolo già da anni molto ben conosciuto, sapevo bene che le convinzioni politiche del Daguati non erano certamente orientate a sinistra!