Quindici anni fa se ne andava Raffaele Pizzorni, un imprenditore che ha fatto la storia della stampa a Cremona e non solo
Quindici anni fa, il giorno dopo l'Epifania se ne andava a 77 anni Raffaele Pizzorni, una straordinaria figura di imprenditore a cui il mondo della stampa deve molto. Pur avendo raggiunto l’età delle pensione Raffaele non riusciva infatti a staccarsi da quelle macchine che lo hanno accompagnato tutta la vita, dall’odore dell’inchiostro, dal vento e dal frastuono delle rotative in piena attività. Mi ha accompagnato fedelmente in tutte le fasi della mia vita giornalistica. È stato sempre presente nei momenti più difficili, ha vegliato con noi le fatidiche uscite dei “primi numeri” di "Mondo Padano" o di "Cronaca", in piena notte nello stabilimento di via Castelleone. Acuto, curioso, sempre pronto a gettarsi nelle novità nel campo della stampa, partecipava a tutte le esposizioni e le fiere internazionali del settore. Al suo rientro era pronto a scommettere sulla nuova tecnologia appena vista, sulla rotativa più innovativa, sulla linea più all’avanguardia. Con il tempo aveva affinato una capacità tecnica straordinaria. Appena aveva notizia di un nuovo macchinario o di uno usato appena dismesso, si metteva subito in caccia. Una volta aveva trovato una rotativa straordinaria in Corea e l’aveva fatta smontare e rimontare nella sua tipografia. Studiava poi il modo di integrarla con nuove torri per il colore o pezzi per renderla ancora più moderna, più veloce o in grado di produrre più pagine. Per questa sua capacità spesso altre tipografie chiedevano il suo parere, la sua consulenza. Quando con lui si parlava di una qualunque tipografia sparsa in Italia, lui ti diceva marca e modello della rotativa, ti elencava i giornali che là venivano stampati e spesso ti diceva anche nome e cognome del capomacchinista o del tecnico. Le tipografie le aveva girate tutte per studiare, per capire, per imparare e poi per mettere in pratica le novità nella sua tipografia, quella che gestiva con il fratello e che da qualche mese ha chiuso definitivamente i battenti cessando l'attività.
Raffaele aveva un carattere straordinario. Sempre allegro e pronto alla battuta, sapeva stare con tutti, clienti, fornitori o dipendenti stessi che spesso ricorrevano a lui per avere indicazioni operative, consigli o pareri tecnici. Noi giornalisti lo ricordiamo nelle lunghe notti in attesa della chiusura del giornale.Raffaele aveva iniziato a occuparsi dell’arte tipografica con il fratello Claudio, il padre Francesco e lo zio Cesare nel 1946, nell’azienda messa in piedi in via Belcavezzo, dopo che lo zio ed il papà, che avevano imparato il mestiere alle dipendenze del “Regime Fascista”, avevano deciso di mettersi in proprio. Qui, alla fine degli anni Cinquanta i Pizzorni iniziarono a stampare il quotidiano “La Provincia” con la prima rotativa, aquistata in una tipografia di Sassari. Un particolare tipo di macchina che univa l’uso dei rulli alla stampa in piano. Da qui, alla fine degli anni Settanta, la tipografia si trasferì nello stabilimento di via Castelleone. Con il trascorrere degli anni le rotative erano diventate cinque e quattordici i quotidiani stampati, oltre ad un infinito numero di periodici e settimanali, tra cui la Settimana Enigmistica, la Vita Cattolica . Il Nuovo Torrazzo e tanti altri. Non avendo particolari hobby o interessi in altre attività, Raffaele ha sempre concentrato le sue attenzioni sulla sua tipografia. L’altra sua grande passione erano gli Alpini, di cui era stato ufficiale: non si è mai perso un raduno nazionale.
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