I giornalisti hanno il diritto-dovere di raccontare fatti di interesse pubblico utilizzando tutte le fonti a disposizione, senza parteggiare per una tesi precostituita. Cavalcare l'emotività irrazionale è la scorciatoia che i cronisti usano per non approfondire la realtà, finendo per raccontarla in modo superficiale. La deontologia giornalistica dice questo, ma in molti l'hanno dimenticato. Le ultime ricostruzioni riguardanti Omicron alimentano un allarmismo che produrrà altri effetti devastanti sulla salute (anche mentale) delle persone. Per non parlare dei danni alle relazioni sociali e all'economia. Il terrorismo mediatico va combattuto con il buon senso, con l'equilibrio, la pacatezza dei toni e la valorizzazione delle sole evidenze scientifiche, non delle opinioni in libertà di chi è ormai schiavo dei riflettori. Rispettare le regole, aiutare le istituzioni ad assumere le decisioni più sagge, senza rinunciare a capire e verificando quanto ci viene detto dai media, senza assorbirlo acriticamente. E' questo, secondo il Prof. Ruben Razzante - Docente di Diritto della comunicazione per le imprese e i media, di Diritto europeo dell’informazione e di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e al Master in giornalismo dell’Università Lumsa di Roma, nonché membro dell’Unita’ di monitoraggio per il contrasto alla diffusione di fake news relative al Covid 19 sul web e sui social network, istituita dal Sottosegretario di Stato con delega all’Informazione e all’Editoria - l'atteggiamento più responsabile e costruttivo. E' quanto ha argomentato durante la conviviale di presentazione del Suo libro "La Rete che vorrei" (Franco Angeli, 2020), organizzata dal Rotary Club Crema. La competenza e la capacità di coinvolgimento del relatore hanno sollecitato un’interessante discussione, caratterizzata da interventi pertinenti e appassionati da parte dei soci.
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