Sabato 10 dicembre al Ponchielli "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare
Andrea Chiodi firma la regia di Sogno di una notte di mezza estate, uno dei testi più noti di Shakespeare.
La produzione, al Teatro Ponchielli sabato 10 dicembre (ore 20.30), vede in scena un cast di quattordici attori, molti dei quali alla loro prima prova importante. Un progetto che viaggia sul doppio binario realtà-fantasia, seguendo la strada suggerita dall’autore di tornare – attraverso il mezzo del gioco – in contatto con l’irrazionale, con il bambino che ciascuno di noi ha dentro sé.
NOTE DI REGIA E DI DRAMMATURGIA
di Andrea Chiodi e Angela Dematté
Fairies
Uscenti da questa pandemia mortifera e caotica ci sforziamo, tutti, di emergere con una nuova consapevolezza del ciclo vitale.
Non è la prima volta che affrontiamo Midsummer Night’s Dream. La prima volta fu 12 anni fa, un’edizione fatta all’aperto, nei Giardini di Varese. Era appena mancato un padre, strana stranissima coincidenza, oggi è appena mancata una madre. Dunque è doppiamente, per noi, spettacolo di dolorosa rinascita. Questi i dati biografici da cui pure non possiamo prescindere. Una delle attività che rendono possibile la trasformazione nella vita dell’uomo sembrerebbe essere la creatività; il massimo di questa attività trova la sua manifestazione evidente nel gioco, e il gioco è soprattutto dei bambini. Un gioco che diventa però molto serio perché capace di indagare la natura dell’uomo, di descriverci gli stadi di evoluzione di una vita umana. Questa nuova edizione arriva dunque con una chiara e profonda intuizione e cioè che sia una bambina ad evocare, a “giocare” un sogno d’estate.
Questa lettura ci persuade non solo perché viviamo con tre bambini e ne siamo “i genitori e l’origine”, ma anche perché ci permette di avere a che fare con le fairies del testo in modo concreto e vivo. I bambini guardano i genitori e nelle fantasie, come si sa, li trasfigurano. I bambini hanno una paura costante che i genitori litighino, entrino in conflitto, e non sanno delineare, oggi, come ciò sia collegato al caos del mondo, al cambiamento dei modelli di maschile e femminile e alla distruzione dell’ecosistema. Eppure sentono tutto questo. Cosa fanno per difendersi? Osservano e trasfigurano. E forse ci guidano ad un cambio di paradigma necessario al mondo. La madre, Titania-Ippolita, fa parte strutturalmente del ciclo naturale e ne è fiera, ma il padre, Teseo-Oberon, come vi può entrare? Cerca di far ripartire la vita, di richiamare “eros” attraverso i giovani, gli adolescenti, invoca la loro pulsione, la loro possibilità di entrare nel caos dionisiaco-amoroso sperando che lei, Ippolita-Titania, sia spinta a rientrare nella logica di preda e predatore, di corteggiata e corteggiatore.
To Scape the Serpents’s Tongue
Ippolita l’amazzone e Titania la madre, Artemide vergine che protegge la maternità, donna che protegge donna, lasciando fuori il maschile. Per volontà? Per necessità? Perché è una fase necessaria della vita? Una transizione ad un’altra era?
Si potrebbe riscrivere il mito, come propone Elena? Apollo fugge e Dafne gli dà la caccia? E poi: una caccia è sempre necessaria? Come se ne esce? Esistono piccoli pezzi scritti dal nuovo femminismo, pionieri di un nuovo linguaggio, ancora naif ma che danno speranza. Shakespeare, dal canto suo, ha la speranza che esista “amore”, quell’amore vero che fa piangere gli amanti, che fa piangere Tisbe- Giulietta per la morte di Piramo-Romeo. Ma è una speranza in un trascendente “amore” che dialoga in modo ancora inafferrabile col ciclo vitale. “Amore” legato a “natura” è credenza che funziona nei riti di campagna (Shakespeare li ha conosciuti) ma non più nei riti di città. Eppure, che esista “amore”, che si possa gestire “desiderio” e che esso possa essere evocato e contenuto dalla “parola”, dal suo suono e dal ritmo del rito del teatro è convinzione ancora, in questo momento della sua vita, per William Shakespeare.
Nel Sogno ci guida nei vari stadi della vita: l’infanzia nel prologo, l’adolescenza nel bosco incantato e la maturità nel finale. Realtà e fantasia, Atene e la foresta incantata, Teseo e Oberon… tutto nell’opera ci racconta di razionalità e magia, di pensiero e rituale, sempre su un doppio binario e soprattutto sempre attraverso il mezzo del gioco.
Rude Mechanicals
E gli adolescenti? Sono strumenti incoscienti, prigionieri del gioco di Teseo-Oberon-Shakespeare-pensiero occidentale? O sono gli unici esseri liberi? Senz’altro liberi, almeno, di giocare con la parola. Che poi la parola sia data dalla cultura, dal linguaggio logico e gerarchico in cui siamo cresciuti, è un fatto. Ma la rima permette, almeno, se pur pallidamente, di recuperare il “doppio” del linguaggio, l’eco simbolico, permette di trovare l’altra dimensione, il suono, la musica. Per questo abbiamo fedelmente seguito le rime del bardo, lavorando come artigiani per tradurle, per non tradire il suono, il gioco.
E non a caso i comici sono “artigiani”, coloro che modellano la materia con un “mestiere” il quale, essendo tramandato con parola simbolica più che razionale, è in contatto col “mistero”. E sarà infatti l’artigiano Bottom lo sciamano che entrerà in contatto con le “fairies”, che permetterà il centro del rituale, il ritorno al caos primordiale perché il mondo riparta.
Master of the Revels
Quando i nostri figli sono inquieti, usiamo costruire delle filastrocche. Nel cercare le rime troviamo corrispondenze inaspettate nel reale. La scoperta è accompagnata da un certo caos che, però, il gioco del suono permette di tenere sotto controllo. Dunque il viaggio alla scoperta del mondo e delle nuove pulsioni è possibile, non è troppo spaventoso se “giocato” attraverso la rima.
E nella stessa direzione va l’intuizione di aver scelto un Puck-Filostrato che è balia, che conosce quando accudire e quando far paura alla bambina, per insegnarle a stare al mondo. Non in un mondo “ideale” ma in quello in cui si troverà a vivere. Un mondo in cui esiste il desiderio, il limite, la morte. Come le fiabe debbano venir riscritte per non ricadere in meccanismi di violenze e capri espiatori è ciò che ci chiediamo tutti noi genitori, incerti se insegnare difese o buoni precetti ai nostri figli. Sapendo di dover loro insegnare entrambi, chissà in quale misura.
E che tutto questo sia raccontato da un cast di quattordici attori, la maggior parte dei quali alla loro prima esperienza di lavoro dopo la Scuola “Luca Ronconi” del Piccolo Teatro di Milano, crediamo sia elemento di grande significato.
sabato 10 dicembre ore 20.30
LAC Lugano Arte e Cultura
in coproduzione con CTB - Centro Teatrale Bresciano, Centro D'arte Contemporanea Teatro Carcano, Fondazione Atlantide , Teatro Stabile di Verona
partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
di William Shakespeare
traduzione e adattamento Angela Dematté
regia Andrea Chiodi
personaggi ed interpreti
scene Guido Buganza
costumi Ilaria Ariemme
musiche Zeno Gabaglio
disegno luci Pierfranco Sofia
coaching Tindaro Granata
assistente alla regia Walter Rizzuto
assistente alla drammaturgia Gianluca Madaschi
scene realizzate dal Laboratorio di Scenografia
“Bruno Colombo e Leonardo Ricchelli” del
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
macchineria scenica realizzata da Studio Cromo
costumi realizzati presso la
Compagnia Italiana della Moda e del Costume
Info:
platea/palchi € 30- galleria € 26 – loggione € 22
biglietteria del teatro tel. 0372022001/02 (lun/ven 10-18); biglietteria@teatroponchielli.it
teatroponchielli.it
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