24 gennaio 2025

Scuola, una cena per condividere e riflettere tra «appassionati che insegnano». Duecento insegnanti hanno risposto alla chiamata dell'Ufficio di pastorale scolastica

Hanno risposto in più di duecento all’invito del Vescovo Antonio Napolioni. Insegnanti e dirigenti di ogni ordine e grado provenienti da tutto il territorio diocesano si sono incontrati giovedì 23 gennaio sera per un momento di dialogo e per condividere la convinzione che che “Insegnare è speranza”.

Un salone pieno di tavoli simili, nelle intenzioni, a quelli sinodali, e una tematica da affrontare in maniera conviviale ad ogni portata. Il tutto pensato per «recuperare – come ha precisato il referente della pastorale scolastica per la diocesi don Giovanni Tonani il senso dell’educare anche secondo lo stile cristiano, rivalutare il dialogo tra appassionati che insegnano e risvegliare il protagonismo all’interno delle scuole».

I partecipanti in maniera amichevole sono stati infatti condotti in un percorso di ripensamento a tappe, partendo dalla prima domanda: “Perché insegnare”, attraverso la riflessione su “Cosa mi fa perdere o ostacola le mie motivazioni” per arrivare alla “condivisione di esperienze positive” che facciano credere nella speranza, tema chiave dell’anno giubilare. Si è così «inaugurato un dialogo – come ha commentato il vescovo – tra la comunità scolastica e quella ecclesiale che resta aperta alle idee e alle proposte» perché davvero ciascun docente si possa fare «portatore di speranza e gioia».

«Si insegna per stima e per imitazione – ha ricordato portando la sua testimonianza il preside del Liceo Scientifico Aselli, Alberto Ferrarie io ho scelto di farlo per dare senza misura ciò che senza misura ho ricevuto». Si è letta una voglia di mettere in comune i «tesori ricevuti che vorrei moltiplicare» ha continuato Ferrari.

E nelle sue parole c’era l’eco di tanta gratitudine verso docenti che sono stati maestri ed esempi. «Ho avuto molto dai miei stessi professori – ha commentato al suo tavolo Milena Fracassi e ora sono convinta che insegnare sia sperare, sia una semina di meraviglia, gratitudine, consapevolezza per far emergere tra le nuove generazioni uno sguardo bello e giusto».

Naturalmente il lavoro del docente richiede responsabilità e «tanta empatia – come ha confidato alle colleghe Micaela Maranesie la pazienza di costruire relazioni». Un lavoro quotidiano che implica impegno e fatiche e «la necessità del dialogo con i genitori che qualche volta risultano iperprotettivi», aggiunge Elisa Chittò. Ma ciò che conta, chiosa Emilio Giazzi «è saper guardare i ragazzi per quello che sono senza costruire barriere» e mentre parla gli scorrono negli occhi e nella mente le piccole soddisfazioni di tanti docenti che pur nella fatica quotidiana hanno visto qualche giovane sbocciare dopo aver ricevuto la fiducia di un adulto.

Gli episodi di «momenti belli» che sono emersi dalla discussione tra i tavoli, sono stati tanti, così come la consapevolezza di tante difficoltà e gabbie che vengono dalla farraginosa organizzazione scolastica. Però nel complesso è prevalsa «la voglia di seminare speranza nei volti dei ragazzi – come spiega Carmela Taorminaanche quando gli impegni incalzano» e la volontà di mantenere «uno sguardo di amore per i giovani, lasciando un segno» come ha aggiunto a chiusura Andrea Bergonzi.

Bilancio dunque positivo per una serata «che è stata occasione per rivedere tanti colleghi in una atmosfera serena che non corrisponde sempre ai tanti problemi che dobbiamo affrontare ma che ci dà la spinta per migliorare ciò per cui ci impegniamo ogni giorno» spiega il dirigente dell’Istituto Stradivari Daniele Pitturelli.

La cena si è rivelata dunque molto di più di un momento conviviale: «Abbiamo visto persone – dice Chiara Ghezzi del gruppo di lavoro diocesano sulla scuola – sgelarsi di fronte all’inatteso e godere della possibilità di un’amicizia tra docenti».

Al termine il vescovo ha letto stralci della bolla di indizione del Giubileo firmata da Papa Francesco e una preghiera, seguita da una breve esecuzione musicale, ha suggellato l’incontro.

Ora «proseguiamo con lo stile del dialogo – commenta quando la sala resta vuota don Francesco Fontana, referente per la pastorale giovanile – per creare nuovi appuntamenti e spazi di speranza». (www.diocesidicremona.it)

 


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