14 gennaio 2025

Strumenti musicali nel mirino dei ricettatori. Musicisti ricattati dai ladri e riscatti per migliaia di euro: il mercato nero si allarga senza sosta. Il viaggio misterioso del "Pardessus" rubato

Da quando esiste l’arte e soprattutto un mercato dell’arte… Esistono anche i furti d’arte! Generalmente il furto avviene per rivendere il bene ed ottenerne un equivalente valore in denaro; il furto può essere eseguito per ragioni personali o su commissione; può essere chiesto un riscatto al proprietario o venduto ad intermediari; in taluni casi il furto può spingersi anche oltre: può essere perpetrato come ricatto ad uno Stato o per perseguire azioni dimostrative di differente natura (politica, sociale, economica, culturale...).

Tra le varie opzioni sopra elencate, nell’ultimo periodo sembra aver preso sempre più piede il cosiddetto fenomeno dell’Artnapping (termine inglese nato dall’unione di art e kidnapping, letterlmente arte e sequestro), ovvero il furto di beni culturali con richiesta di riscatto. Si tratta di un fenomeno conosciuto nel settore specialistico, in particolare quello assicurativo, che molto spesso interessa non solo i collezionisti ma anche i musei, le gallerie d’arte o le istituzioni che detengono a vario titolo beni di interesse artistico o culturale.

Anche il settore degli strumenti musicali non è escluso da questa pratica. Sono prevalentemente colpiti i musicisti che spesso, pur di riavere il proprio strumento musicale illecitamente sottratto (a volte considerato il più prezioso compagno della vita professionale), non denunciano il furto alle autorità e pagano i malviventi che, incassato il denaro, fanno ritrovare lo strumento. Un tentativo di Artnapping è stato messo in atto alcuni anni fa anche ai danni di un conservatorio di Musica italiano che si vide offrire, per circa 30 mila euro, il riacquisto di un violino rubato dalla collezione alcuni anni prima. I proponenti furono successivamente identificati dalla Procura e dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale territorialmente competenti.

Se da una parte il piegarsi alle richieste dei criminali può far recuperare velocemente i beni sottratti, dall’altra parte cedere alle richieste della criminalità potrebbe favorire l’aumento dei casi di Artnapping andando a minare l’opera di tutela del patrimonio culturale. È stato più volte verificato che il fattore tempo è fondamentale: più tempo passa dal furto e tendenzialmente maggiori sono le possibilità che il bene rubato possa essere rivenduto facendolo "riemergere" diversi anni dopo presso mostre, negozi di antiquariato, case d’asta o presso collezioni private.

Interessante, sotto il profilo di una seria la lotta al fenomeno del traffico illecito dei beni culturali e, nello specifico, dei beni musicali, è apparsa l’iniziativa promossa un anno fa dal Museo degli Strumenti Musicali di Bruxelles. Nell’ambito di un periodico controllo degli inventari, la conservatrice Pascale Vandervellen, accortasi dell’ammanco di circa 160 strumenti musicali (scomparsi nel corso di un secolo e mezzo dall’istituzione della Collezione belga a causa della conservazione dei beni in edifici differenti con poca o nessuna sicurezza, o smarriti a causa di un sistema di prestito mal supervisionato) ha deciso di pubblicare la lista degli strumenti (CLICCA QUA PER CONSULTARLA) chiedendo aiuto alla comunità scientifica belga ed internazionale per il riconoscimento dei beni che dovessero essere posti in vendita o per la segnalazione che dovesse risultare utile per il loro recupero. 

I frutti di tale attività di tutela del patrimonio musealizzato non si sono fatti attendere. Annalisa Pappano, musicista che aveva acquistato nel
2022 una viola da gamba di taglio piccolo a sei corde da un commerciante di Parigi, si è accorta nei mesi successivi all’acquisto e dopo aver suonato con lo strumento in diverse occasioni pubbliche, di avere tra le mani uno degli strumenti ricompresi nella lista pubblicata dal Museo di Bruxelles, il Pardessus a sei corde con etichetta Pierre Saint-Paul rue Saint, André des Arts à Paris 1742, rubato dal Museo nel 1980.

Il Pardessus, prima di giungere al Museo di Bruxelles nel 1883 ed essere rubato nel 1980 mentre era esposto al Petit Sablon, è appartenuto alla collezione privata della famiglia di Victor-Charles Mahillon, primo curatore di quello che all’epoca si chiamava il Musée instrumental del Conservatorio di Bruxelles.

La storia del “ritrovato” Pardessus, tutto sommato, ha avuto un lieto fine: lo strumento, dopo il concerto organizzato il 16 marzo 2024 da Annalisa Pappano al Museo di Bruxelles, è rientrato nel patrimonio museale; la musicista è stata risarcita dal commerciante parigino e, accertati i fatti, non è stato aperto alcun procedimento giudiziario per ricettazione né a carico del commerciante francese né a carico della musicista.

Dato l’interesse che gli strumenti musicali antichi e moderni, soprattutto ad arco e a pizzico, stanno suscitando sui mercati paralleli (il Pardessus rubato nel 1980 dal Museo di Bruxelles è stato negli anni più volte compravenduto “in nero” prima di approdare “in grigio” presso un negozio di antiquariato di Bruxelles e infine a Parigi per essere acquistato “in bianco” dalla musicista Pappano) si ravvisa sempre più la necessità di avere un data base europeo con tutti i beni musicali rubati che possa offrire, in caso di acquisizione, adeguate garanzie di provenienza non solo ai commercianti ma soprattutto ai musicisti che rischiano di trovarsi a rispondere dei propri acquisti nelle sedi giudiziarie senza poter recuperare, a volte, neppure l’investimento finanziario effettuato in buona fede.

Fabio Perrone


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