20 gennaio 2023

Torna a Cremona il violino di Buchenwald. Fu salvato fra le macerie dei bombardamenti dal deportato Giovanni Cavecchia. Nel 2016 è stato restaurato dalla Scuola di Liuteria

Tornerà a suonare in città il violino di Buchenwald. Proprio in occasione del vicino Giorno della Memoria che l'Istituto Stradivari di Cremona riporta in città uno strumento di grande significato per la storia. 

Mercoledì 25 alle 10,00 nella Cappella Renzi di Palazzo Pallavicino Ariguzzi, sede dell'Istituto Stradivari guidato dal Prof. Daniele Carlo Pitturelli, gli allievi delle Proff. Alessi e Fusar Poli insieme alle docenti si produrranno in "Il Suono della Memoria". Protagonista di questo momento narrativo e musicale sarà un violino trovato in Germania da un deportato che scavava fra le macerie bombardate di un edificio. Presente all'evento anche il nipote del prigioniero, Marco Del Cielo.

La nostra storia inizia a Duisburg, nei primi mesi del 1945. Il campo di concentramento di Buchenwald, istituito nel luglio 1937, fu uno fra più grandi campi della Germania nazista. Prende il nome dall'omonima località, sulla collina dell'Ettersberg, a circa otto chilometri da Weimar, nella regione della Turingia, nella Germania orientale. Tra il 1937 e il 1945 quello di Buchenwald divenne uno dei più terribili campi di concentramento e sterminio. Nel campo furono internate 240.000 persone, proveninenti da 30 nazionalità diverse, e ne furono uccise 50.000.

Così ci racconta Marco Del Cielo (nipote di Giovanni Cavecchia):

"Come tutte le mattine, di buon’ora, alcuni prigionieri deportati dal vicino campo di concentramento, un distaccamento di Buchenwald, si recano a piedi nella città distrutta dai bombardamenti degli alleati.

Proprio nel rimuovere le macerie di una casa rasa al suolo, Giovanni Cavecchia (1908-1977), estrae una custodia di uno strumento.... la apre e rinviene un violino... riesce a nasconderlo insieme ai suoi compagni nel tragitto di rientro al campo e lo conserva in un luogo segreto all’interno della baracca...lì il violino rimarrà nascosto fino all’arrivo degli americani (aprile-maggio 1945). Da quei lunghi giorni fino al suo ingresso in Italia, avvenuto il 31 agosto, il violino sarà suonato da Cavecchia nell’orchestra “Saltapas”, organizzata dagli stessi prigionieri dentro il campo di concentramento.

Sarà la prima voce, celebrativa dei nuovi momenti di liberazione e di rinascita propri nell’animo dei presenti, a volte triste, a volte allegra. Amica comunque delle malinconiche serate degli stessi prigionieri e dei loro liberatori.

Giovanni Cavecchia faceva parte di una delle numerose orchestre nate nei campi. "Musik macht frei" si potrebbe dire, prendendo in prestito e parafrasando il motto posto all'ingresso dei campi. In quei luoghi di sofferenza e morte la musica poteva anche significare vita, in certi casi. Fin dall’apertura dei primi campi di concentramento i soldati tedeschi presero l’abitudine di selezionare un piccolo numero di musicisti tra i numerosi, che da ogni parte dell’Europa, arrivavano nei campi. Lo scopo era di farne una o più orchestre che suonassero ad ogni momento ufficiale della vita in detenzione. Questi musicisti suonavano ininterrottamente, in ogni condizione atmosferica e solo ed esclusivamente musica tedesca selezionata. Chi fosse stato scoperto ad eseguire o cantare canzoni non autorizzate rischiava la vita. Saper suonare uno strumento, far parte di un’orchestra, poteva fare la differenza tra morire e sopravvivere. 

Nel 2016 la Scuola Internazionale di Liuteria aveva dato una prima sistemata sommaria allo strumento che è tornato quindi a far sentire la sua voce grazie alla Consulta degli Studenti di Cremona nell'ambito del Progetto Memoria. Grazie poi alla classe di Alessandro Voltini, il violino è stato interamente recuperato. Significativo per la città e per gli studenti l'approccio fra musica e Memoria, ove la prima è veicolo di condivisione della seconda in un linguaggio capace di arrivare ai cuori ed alle coscienze di tutti. Diversi sono gli strumenti sopravvissuti alla Shoah e quando suona ciascuno di essi, vibra una musica diversa, pesante, a ricordarci ogni volta perchè la questa pagina storia non debba ripetersi mai più.

Loris Braga


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti