Tre chiese dedicate a Sant'Antonio Abate, testimonianza della sua venerazione nella campagna cremonese: a Martignana Po, Pessina e Scandolara Ravara
Martignana Po, Pessina Cremonese e Scandolara Ravara: sono alcune delle località della campagna cremonese che ospitano chiese ed oratori dedicati a Sant’Antonio Abate, protettore degli animali da cortile, molto venerato nel mondo agricolo dei tempi passati.
Cascina Canova, Martignana Po
Lungo la strada provinciale Asolana, in aperta campagna, in territorio di Martignana Po tra distese di campi ininterrotti, a metà strada tra San Giovanni in Croce e Casalmaggiore, è ben visibile un ampio complesso architettonico: si tratta della cascina Canova, che si raggiunge lasciando la strada principale e proseguendo su una strada bianca per alcune decine di metri.
Fino ad una trentina di anni fa la cascina era ancora abitata ed operativa, ma come per tante altre del territorio, si è andata via via spopolando e perdendo la funzione produttiva. Fino al secolo scorso la Cascina Canova era una delle proprietà del vecchio ospedale di Cremona, ma in occasione della costruzione del nuovo nosocomio, venne venduta a proprietari agricoli, che nel tempo si sono susseguiti. Oggi l’intero complesso è abbandonato ed inizia a mostrare i segni dell’abbandono, ma nel 1800 Canova era più di una cascina, era una frazione di Martignana insieme alla cascina Canovetta, tra l’una e l’altra ospitavano decine di famiglie ed avevano la propria chiesa per permettere agli abitanti di seguire le messe e le celebrazioni.
All’esterno infatti, a pochi metri dal portone di ingresso, sorge un’imponente chiesa sulla cui facciata svetta una statua di Sant’Antonio Abate, con l’immancabile presenza del maialino ed un bastone con la campanella in cima. Da lassù il santo ancora oggi sorveglia la campagna circostante, nel silenzio rotto solo dal rumore in sottofondo del traffico sulla provinciale.
Non ci sono documenti certi che riportino con esattezza la data di costruzione di questo edificio, che però potrebbe essere datato tra la fine del 1600 e la prima metà del 1700. Il committente potrebbe essere tale Giovanni Fulgonio, bisnonno del più famoso Fulvio, scrittore, drammaturgo, librettista e giornalista nato a Fiorenzuola d’Arda nel 1832. Una lapide all’interno della chiesa è posta a memoria della sepoltura sotto il pavimento proprio di “Ioanni Fulgonio”, morto nel 1787 (o nel 1797, la data incisa nel marmo si legge in modo ambiguo) e fatto seppellire qui dal figlio Antonio.
Oggi la chiesa non è più aperta al pubblico. La parte strutturale si è mantenuta abbastanza bene, sui muri interni sono ancora ben conservati i dipinti ritoccati negli anni ‘80 da un pittore di Lumezzane, che si occupò delle decorazioni interne: nonostante la pesante umidità che segna la parte bassa delle mura, i dipinti e gli intonaci sono ancora perfettamente conservati. Purtroppo però, fino a poco tempo fa, il portone in legno era aperto e lasciava libero accesso a persone ed animali, che potevano entrare senza problemi, sfregiando questo luogo di culto: guano di piccioni su pavimento e banchi, carcasse di animali morti, incuria ed abbandono, ma anche furti di qualsiasi cosa fosse possibile portarsi via. Poi recentemente la povera chiesa è stata ripulita e rimessa in sicurezza, le finestre rotte sono state sistemate ed il portone è stato chiuso a chiave; tutta la cascina oggi è vigilata da numerose telecamere e fototrappole per controllare eventuali movimenti irregolari.
Sul tetto svetta ancora una croce in ferro mentre nel minuscolo campanile non c’è più la campana che scandiva le ore con i suoi rintocchi.
Sant’Antonio D’Anniata, Pessina Cremonese
Prende il nome dal Santo a cui è dedicata la chiesa, la località Sant’Antonio, frazione di Pessina Cremonese, che sorge proprio affacciata sulla via Mantova.
In merito al toponimo ‘D’Anniata’, non risulta nessuna famiglia ‘Anniata’ o con un nome simile da cui far derivare la denominazione, quindi don Angelo Grandi, nella sua ‘Descrizione’ della Provincia di Cremona, spiega che verosimilmente si tratti di una storpiatura dell’originale ‘della Matha’, che farebbe riferimento alla zona in cui trovarono sepoltura i resti del Santo.
Questa chiesa, oggi ormai in disuso, ha in realtà origini molto, molto antiche (come tutta la località del resto, di cui si hanno notizie in una lapide che ne definisce la presenza già nel 1163) e sarebbe stata consacrata addirittura nel 1350. O per lo meno, fu benedetto in quell’anno il luogo di culto originario, che scrive ancora Angelo Grandi: «[…] venne costrutta a tre navi (navate, ndr) dai frati , detti Ospitalieri di S. Antonio abate o Antoniani [...] L'accennata chiesa fu nel 1350 consecrata da Ugolino Ardengherio vescovo di Cremona [...]» Una chiesa importante, con la sua parrocchia ed un convento che ospitava una decina di frati; ma col tempo il complesso iniziò a perdere importanza: sempre Grandi ci racconta come andarono le cose: «Soppressi i monaci Antoniani sul declinare del secolo XVI, la chiesa abaziale di S. Antonio abate venne mutata in commenda e conferita a cardinali gran signori, e forse a quest' epoca cessò di essere anche parrocchia, ridotta a frazione della nuova eretta parrocchiale di Pessina». Passano i decenni e, come si diceva poco sopra, la chiesa oltre a perdere la parrocchia, venne anche ridimensionata e rimodellata, lasciando solo qualche traccia dell’antica struttura originaria. Di nuovo dalle pagine di Grandi emerge la cronologia di questo rifacimento: «[...] nel 1767 la chiesa di S. Antonio abate venne sotto diverso disegno costrutta e ridotta com'è di presente ad una sola nave col titolo di oratorio. Dell' antica chiesa sussiste ancora una traccia nei pilastri compresi nella nuova parete [...]». Successivamente, nel 1846, di nuovo la chiesa fu oggetto di ristrutturazione per volere dell’allora proprietario Giuseppe Negri, che ne fece rimodellare la facciata ed il campanile, sulla cui sommità venne ricavata una terrazzina a mo’ di ‘belvedere’.
Anche questa chiesa, che seppur abbastanza recente nella sua ristrutturazione, vanta invece una storia molto più antica, posata su un territorio che di storia ne ha davvero tanta da raccontare. Eppure rimane solitaria e chiusa a presidio di quello che resta dell’antico borgo che nei secoli ha mantenuto il nome del Santo a cui la chiesa stessa è dedicata, in un intreccio di storia e devozione.
Alla Ravara, l’oratorio dedicato a Sant’Antonio Abate
Forse non tutti sanno che l’odierno Comune di Scandolara Ravara - già Scandolara Ripa di Po- in realtà aggrega due villaggi, «[...] l'un dall'altro staccati per un tratto di un quarto' di miglio, appellato il primo Scandolara propriamente detta, posto verso Castel-Ponzone, ed il secondo Ravara nella direzione di Gussola, tra il dugale Riglio-Delmonazza e l'argine abbandonato del Po» secondo le parole ancora di Angelo Grandi . Ebbene, un oratorio dedicato a Sant’Antonio era presente ance nella zona della Ravara «Dai “molto” anziani, il luogo viene ancora oggi detto, in dialetto: “al Crìst; si tratta della Chiesa di S. Antonio, alla Ravara» come racconta Giuseppina Barosi nel suo studio ‘Scandolara Ravara e il Borgo di Castelletto de’ Ponzoni’. Se ne trova una traccia in un documento di inizio 1800, mentre è verosimile che l’oratorio citato in un documento di metà del XV secolo sia in realtà l’antico oratorio di San Lorenzo nella cascina Piombi (di cui abbiamo recentemente raccontato la storia) e sempre appartenente alla famiglia Galli. Pare comunque che la costruzione di questo oratorio alla Ravara fu comunque voluto sempre dalla famiglia Galli, che abitava in questa zona, lontana dalla chiesa Vecchia di Scandolara e quindi scomoda da raggiungere. Nacque dunque come chiesa ad uso della famiglia stessa, tant’è vero che «prima di essere dichiarata Chiesa di Sant’Antonio, era “Oratorio Galli”; nel 1804 e nel 1868 esso viene indicato col nome di “Cappella Cristo della Maddalena” ma col tempo l’utilizzo venne esteso anche alle altre persone della zona», sempre secondo il racconto della professoressa Barosi.
La struttura è molto semplice, si tratta di un oratorio di modeste dimensioni, ad una sola navata. Nel 1949 la chiesetta venne restaurata: tetto, porte, finestre ed affreschi vennero rimessi a nuovo, ma oggi, a distanza di quasi un secolo, la struttura è pesantemente intaccata dall’umidità che risale lungo le pareti e ne rovina le decorazioni ed i dipinti. Sull’altare si trova la statua di Sant’Antonio nella tradizionale immagine iconografica. All'esterno un piccolo sagrato accoglie i fedeli nei pressi di un pino.
Abbiamo raccontato tre esempi di chiese ed oratori della bassa cremonese dedicati al Santo protettore degli animali, testimonianze di fede e devozione di quello che fu un mondo strettamente legato ai ritmi della natura e, in particolare, degli animali, indispensabili per la vita, il lavoro, l’alimentazione.
Per questo la venerazione di Sant’Antonio Abate, è stata importante ed ancora oggi riesce a restare viva nel nostro territorio.
Nelle foto le tre chiese dedicate a Sant'Antonio Abate (Pessina Cremonese, Martignana Po e Scandolara Ravara), e ancora la chiesa di Martignana (esterno e interno) con la statua del Santo) quindi l'interno dell'oratorio alla Ravara di Scandolaara e la chiesa dall'esterno.
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