Trent'anni fa la chiusura dell'hotel San Giorgio e la sua trasformazione in residenza. Uno dei maggiori esempi del liberty cremonese, opera dell'architetto Bregonzio
Trent’anni fa, il 15 marzo 1993, chiudeva dopo circa ottant’anni di attività l’hotel San Giorgio, destinato aa essere trasformato in residenze di lusso. L’albergo era stato inaugurato l’11 dicembre 1912 sull’area occupata in precedenza da un’osteria ed alcune casupole di proprietà del commerciante di vini Pier Carlo Feraboli, e su quella dell’ex mulino comunale sul naviglio civico, acquistato dallo stesso Feraboli per demolirlo. Il progetto è dell’architetto milanese Cornelio Bregonzio che, per la prima volta a Cremona, era ricorso all’utilizzo di prefabbricati in blocchi di cemento con fregi e decorazioni. Fin dall’inaugurazione l’albergo San Giorgio, ceduto in proprietà all’albergatore Emilio Bissolotti, suscitò l’ammirazione dei cremonesi per la raffinatezza degli interni e la bellezza della facciata, come descrive il quotidiano “La Provincia” alla vigilia dell’apertura: “Le vecchie stanze scure sono scomparse come per incanto e la modesta ‘trattoria’ di un tempo oggi si è tramutata in un vero albergo, comodo, elegante, dotato di ogni comfort. Un ampio salone ad uso restaurant, sue appartate per banchetti e camere da letto ammobiliate con lusso, piene di aria, riscaldate a termosifone ed illuminate a luce elettrica, stanzi da bagno ecc., fanno dell’albergo San Giorgio uno dei più moderni alberghi dove il forestiero si trova suo agio e ci ritorna. Al proprietario, signor Emilio Bissolotti, auguriamo largo compenso alla sua coraggiosa iniziativa”. (E. Santoro, Il liberty a Cremona, Turris, 1995).
Le decorazioni in cemento sono state realizzate da Emilio Santi, ricorrendo al vasto campionario liberty utilizzato in gran parte delle decorazioni di gusto “art nouveau” ancora presenti in città. Nella severità delle linee architettoniche del prospetto Bregonzio si richiama, come nei palazzi Manes, Narizzano a porta Venezia e Feraboli sull’angolo tra via Dante e via Palestro, ai contemporanei esiti del neoclassicismo viennese, a cui l’architetto milanese si richiama nella ricerca di compattezza, solidità ed armonia.
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