Tutto il suono che c'è: I cinque elementi di Alessandro Quarta con il pianista Magagnino e i Solisti Filarmonici Italiani scuotono dalle fondamenta l'Auditorium Arvedi
“Lo sai che i papaveri son alti alti alti…” e alto, e imponente, con lo Stradivari “Vesuvio” tra le mani grandi e possenti lo è anche Alessandro Quarta.
I papaveri sono i protagonisti di un’aneddoto raccontato da Quarta in una recente intervista, in cui racconta di un suo ricordo di bambino, in attesa dello scuolabus nella rigogliosa campagna salentina: in una distesa infinita di margherite, svettava un unico papavero rosso. Dice Quarta: “è inutile che le margherite facciano a gara a chi è la più alta, per farsi notare: se diventi un papavero rosso tra miliardi di margherite, ti fai notare”.
Ed eccolo, Quarta, altissimo papavero svettante nel mare magnum della musica contemporanea.
Artista di non facile definizione, troppo spesso giudicato superficialmente per il suo innegabile aspetto da rockstar, che in realtà mostra solo un lato apparente della sua poliedrica personalità.
Il violinista salentino impastato di sole, mare e vento ha una storia personale e una formazione complessa, e - viene da dire - anche una filosofia precisa, in merito a ciò che la musica deve essere, che diviene evidente all’ascolto delle sue opere.
Domenica 3 Novembre Alessandro Quarta, in una sala gremita in tutti gli ordini di posti, è tornato a esibirsi all’Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino, per un evento speciale dello STRADIVARIFestival 2024, a distanza di un anno dalla prima mondiale dello scorso settembre, nella versione con orchestra, della sua opera I cinque elementi, e dopo lo storico e indimenticabile concerto con suo fratello Massimo dell’edizione 2022. Un ritorno dedicato stavolta alla presentazione dell’album dell’opera I cinque elementi, con il pianista Giuseppe Magagnino e i Solisti Filarmonici Italiani, Federico Guglielmo e Alessandro Ferrari (violini), Enrico Balboni (viola), Luigi Puxeddu (violoncello) e Amerigo Bernardi (contrabbasso). In questi giorni in vetta a tutte le classifiche l’incisione, realizzata nello scorso febbraio proprio nella magnifica acustica dell’auditorium Arvedi, è da oggi disponibile in formato fisico in Dolby Atmos Deluxe e in digitale distribuito dalla Virgin International Music per la Ian Records.
Per l’occasione Quarta ha suonato lo Stradivari “Vesuvio” (1727), appartenente alla collezione del Museo del Violino, alternandolo ad uno dei suoi strumenti, uno Svetozar Bogdanoski di fattura contemporanea dalla voce portentosa.
La febbrile attesa del numeroso pubblico si è placata all’abbassarsi delle luci quando la musica ha iniziato a fluire con una solitaria melodia affidata alla voce calda della viola. Un ritmo palpitante affidato a un sincopato e tutto giocato sulle tessiture gravi degli archi ha introdotto la platea alle autentiche meraviglie della poetica quartiana.
Perché - dopo il concerto di stasera è doveroso affermarlo con convinzione - il Quarta personaggio e performer spesso rischia di offuscare ingiustamente il bravissimo compositore che c’è in lui. I cinque elementi, opera in sei movimenti (Aria, Acqua, Terra, Fuoco ed Etere del titolo, introdotti da La Creazione), ne sono la dimostrazione. La suite è un coacervo di emozioni tutto giocato tra l’oscillazione tra i poli dialettici di gioia e dolore, Yin e Yang, pace e guerra. In questo viaggio nel suo mondo interiore, Alessandro - (non chiamatelo maestro, potrebbe innervosirsi) – si mette a nudo in un modo che non può lasciare indifferenti.
La potenza della Natura è celebrata attraverso la narrazione dei suoi elementi con uno stile compositivo che sciorina impasti sonori densi e timbrati. Il suono di Quarta è quello che ben conosciamo e amiamo: intenso, teso, traboccante di sensualità fino allo spasimo. La revisione della partitura per quintetto d’archi e pianoforte le fa acquistare corpo e incisività; la bravura conclamata dei meravigliosi Solisti Filarmonici Italiani e del pianista Giuseppe Magagnino, collaboratore storico di Quarta, si intreccia con il suono del solista e crea una bolla sonora che pulsa di vita proprio come le forze della Natura che il Violinista-Prometeo sa evocare e dominare per consegnarle al pubblico, addomesticate.
Dentro la musica di Quarta ci sono suggestioni che spaziano tra gli stili e le epoche: una tavolozza ricchissima e ribollente, quella a cui attinge l’artista, che tiene però la barra del timone ferma senza tentennamenti sull’obiettivo più importante del suo atto creativo: la sua è una musica che vuole e deve arrivare a tutti. Che si innervi su pattern derivanti dal minimalismo come nel brano Acqua, che accenni a passi di danza di un valzer d’antan, che riecheggi le Mille e una Notte della principessa Shahrazad, e poi ancora fugati dal sapore bachiano, piogge di ribattuti vivaldiani, lacerti pucciniani che si trasfondono in ritmi di tango e ostinati barbari e percussivi in cui il clangore delle officine di Efesto si materializza fiammeggiante davanti agli occhi degli spettatori, l’estro compositivo di Quarta elabora ogni citazione in maniera del tutto originale, plasmando forme e strutture musicali proteiformi e sempre tese alla ricerca del limite e del parossismo sonoro, in un gioco sapientemente orchestrato di climax e anticlimax.
Il pubblico è letteralmente esploso in un’ovazione al termine del brano Fuoco, e Quarta ne ha approfittato per prendersi una pausa e dialogare con i presenti, sottolineando quanto sia legato alla città di Cremona e al suo straordinario auditorium, e come, per lui, esibirsi a Cremona rappresenti ogni volta una rinascita.
La magica serata si è avviata al termine con la dedica al pubblico del violinista-compositore dell’ultimo brano della suite: Etere. La dolcezza struggente del primo tema ha lasciato spazio a un 7/8 indiavolato che ha portato a felice conclusione quest’opera titanica.
Luigi Pirandello diceva che nel tragitto della vita si incontrano tante maschere e pochi volti: Alessandro Quarta, con i suoi occhi buoni e l’inconfondibile suono avvolgente e viscerale, si è donato ai presenti, insieme al suo straordinario ensemble, in tutta la sua autenticità e schiettezza, e il pubblico cremonese lo ha ricompensato con una standing ovation prolungatissima e commovente per la sua intensità.
Lunedì sera, per lo STRADIVARIfestival, un altro imperdibile concerto, con il violino di Janine Jansen insieme al pianista Sunwook Kim e uno strepitoso programma tra Johannes Brahms e Clara Schumann.
Fotoservizio di Gianpaolo Guarneri (FotoStudioB12)
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