Un Orfeo dal ritmo travolgente apre il 41º Monteverdi Festival. Francesco Corti con Il Pomo D’Oro rimaneggia alcune parti dell’opera realizzando un‘esecuzione indimenticabile
Dopo l’incontro con Sir John Eliot Gardiner, il Monteverdi Festival 2024 entra nel vivo con la prima delle due produzioni originali di questa edizione: l’Orfeo. A far da cornice il Ponchielli delle grandi occasioni, con il pubblico elegante in abito da sera e il secondo ordine di palchi incorniciato da meravigliose rose bianche sospese ai balconcini. Ad introdurre la serata un’incredibile orchestrazione dell’inno nazionale realizzata appositamente per l'evento da Il Pomo d’Oro. A fare gli onori di casa il sovrintendente del Teatro Ponchielli Andrea Cigni che, dopo aver salutato le autorità e i rappresentanti del Governo, ha ringraziato l’amministrazione e il Governo stesso per l’importante risultato raggiunto dal Festival: “Ora questa manifestazione è di assoluta rilevanza internazionale, un traguardo importante, orgoglio dei cremonesi per il proprio concittadino, padre indiscusso dell’opera lirica”.
Aperto il sipario sulla scena essenziale e trascendente disegnata da Thomas Lauret, si apre un luogo-non luogo, dove tutto ciò che si vede è l’evocazione di se stesso senza esserlo. Anche i costumi sono tonache nere con disegni che evocano le tuniche, così pure le colonne e gli archi di questa ideale “stanza”, linee bianche su colonne e archi neri, che quasi grazie alla “Gestalt” ci mostra ora un luogo aperto, ora una sala, ora una cripta. Ad aggiungere immagini, le retroproiezioni sul fondo del palco. Dalle prime note proposte da Il Pomo d’Oro si percepisce un’energia mai udita, con un suono vigoroso ed eccitante scandito da un ritmo serrato e brillante. Ecco che la celeberrima ouverture ha immediatamente preparato il pubblico a un turbinio di emozioni. Monteverdi sarebbe andato fiero di tutti questi “affetti”. Sul palco il Coro del Monteverdi Festival-Cremona Antiqua in grandissima forma. Il gruppo, preparato da Diego Maccagnola, è pronto, compatto, mai fuori tempo e sempre intonatissimo. Una garanzia. Nel cast vocale Marco Saccardin, nel ruolo del titolo dopo aver vinto la prima edizione del concorso Cavalli Monteverdi lo scorso anno. Saccardin dipinge un Orfeo vigoroso, espressivo, convincente che riesce ad esprimere drammaturgicamente tutto il dramma della perdita di Euridice e del percorso travagliato e poi fallito di riportarla con sé dagli inferi. Jin Jiayu, anch’essa vincitrice della competizione canora del 2023, propone dapprima La Musica e poi Euridice, entrambi con buona intonazione ed articolazione ma pur non disponendo di un mezzo troppo potente, è riuscita a delineare un personaggio presente e drammatico. Margherita Sala è una Messaggera dal bellissimo timbro denso e tondo, usato con evidente padronanza soprattutto nell’uso delle dinamiche sonore. Bene la Proserpina di Paola Valentina Molinari così come Speranza interpretata da Laura Orueta. Solida la Ninfa di Emilia Bertolini. Bene anche il comparto maschile con il buon Caronte di Alessandro Ravasio e il convincente Plutone di Rocco Lia. Completano il cast di assoluto livello, Giacomo Nanni, Roberto Rilievi, Matteo Straffi, Sandro Rossi.
Godibile la regia ispirata alla fisica quantistica di Olivier Fredj che azzecca movimenti di scena e drammaturgia valorizzando il libretto senza mai disturbarlo con inutili espedienti tanto di moda ai nostri giorni. Bella l’idea su “Tu se’ morta” di far calare il soffitto dando un grave senso drammatico ed oppressivo ben descritto da testo e partitura. Interessante anche il finale dell'Opera in cui Orfeo imbraccia un arciliuto e si accompagna (per davvero) nelle ultime note orchestrali quasi fosse un cantastorie che ha appena terminato di raccontar-cantando la propria vicenda.
Francesco Corti ha messo molto di sè in questa complessa partitura, riscrivendo diverse parti corali e ridistribuendo i cori più importanti fra coro e solisti. Il suo polso sicuro, il gusto per una vivacità marcata ove consentito, la grande qualità musicale de Il Pomo d’Oro, hanno regalato a Cremona un Orfeo di qualità elevatissima, di quelli che non se ne sentivano da tempo. Elevata la prassi musicale in scena, così come in buca e dietro le quinte. Il risultato è una produzione che difficilmente si potrà dimenticare. Un lungo vigoroso applauso dalla sala piena ha accompagnato la prima chiusura di sipario del Monteverdi Festival 2024. E si sa che chi ben comincia…
foto Gianpaolo Guarneri/Studio B12
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