28 dicembre 2021

Un sostegno alle donne in difficoltà: al Centro di aiuto alla vita in via Milano la solidarietà si fa con gesti quotidiani

Due donne all'ingresso. Non si parlano, sono giovani, straniere, riservate, chiuse nel silenzio. Tristi, forse disperate. Se attendono un bambino o una bambina ma sono tentate di non tenerli, oltre quella porta troveranno un po' di calore e speranza; se, invece, un figlio ce l'hanno già ma non sanno come crescerlo, potranno contare su una parola buona e una solidarietà concreta. La porta si apre, altre donne compaiono: le volontarie del Centro di aiuto alla vita (Cav) di via Milano, accanto al Seminario.

Sono una trentina che si danno il cambio, compresa Barbara Bodini, 51 anni, ingegnere dedicatasi all'insegnamento: professoressa di matematica al liceo Vida, è da ottobre la nuova presidente del Cav. “La mia scuola è vicina, quando ho un'ora buca, vengo qui”. Con lei ci sono, in questa mattinata gelida, Anita, Laura, Marinella e Antonella, al lavoro in quello che è il crocevia della sede: il guardaroba. “Controlliamo, smistiamo e assembliamo tutto ciò che arriva dal buon cuore dei cremonesi”, fa da guida la presidente. Una montagna di abitini, scarpe, pannolini, giocattoli. “Tutto ciò che può essere utile per piccoli da 0 a 3 anni e anche un poco più”. Gli indumenti vengono separati secondo l'età e il sesso dei destinatari. Con un'avvertenza: “Sono in buono stato, alcuni addirittura nuovi. Se necessario, vengono rinfrescati, Quelli sporchi, li buttiamo. Faremmo indossare a nostro figlio una cosa brutta, macchiata? Io no. La dignità prima di tutto”.

Una volta preparati, i pacchi con il vestiario e i generi alimentari, aggiunti nel frattempo e anch'essi messi a disposizione da singoli o gruppi e associazioni, vengono stoccati nella ex sala d'attesa, riconvertita dopo il Covid. Alle pareti una fotografia di Lidia Ghisolfi, la fondatrice del Cav Cremona. Le borse sono personalizzate. La numero 1 è riservata a un bambino di 2 anni e contiene latte, biscotti, brioche, oltre a un biberon e una maglietta azzurra. Nella numero 2 ci sono anche omogeneizzati e peluche perché è per una mamma che ha una femminuccia di 5 anni e un maschietto di un anno e mezzo. E così via. I pacchi vengono distribuiti ogni due mesi. La sede è composta anche da due uffici per le pratiche amministrative (non sempre facili da sbrigare), dove si compilano e aggiornano le schede delle madri e delle partorienti, e da un magazzino, il 'regno' del dirigente comunale in pensione che verifica il perfetto funzionamento di carrozzine e passeggini, frutto anch'essi di donazioni. Se occorre, ripara il materiale. Infine, lo igienizza e lo prepara imbustato, pronto per entrare in qualche casa povera. “Seguiamo un'ottantina di famiglie al mese. Mamme con uno o più figli, al 90 per cento straniere. Sì, il coronavirus ha amplificato il bisogno”. Prima l'ingresso era libero, ora, per motivi di sicurezza, su appuntamento, il lunedì, mercoledì e giovedì.

Il Cav è a fianco delle donne in difficoltà, di quelle diventate madri e anche di quante hanno intenzione di non portare avanti la gravidanza. “Molte dicono di non farcela a causa delle difficoltà economiche”. Hanno storie drammatiche. “Un' albanese, moglie di un uomo quasi uno stallone, aveva alle spalle 13 aborti e stava pensando al 14°. Una mamma marocchina era reduce da un matrimonio combinato. Era sempre triste, ricordava ciò che il padre aveva imposto a lei e alla sorella. Mi aveva colpito una sua frase: perlomeno mio marito vuole bene ai nostri figli e non mi picchia”. Nel buio e nel dolore, sprazzi di luce. “Stiamo aiutando una madre che fa un mestiere legato al teatro ma il Covid ha messo in ginocchio sia lei che il suo compagno, anche lui impegnato nel mondo dello spettacolo, uno dei settori più danneggiati dalla pandemia. Lei aveva smesso di lavorare, si trovava in mezzo a uno sfratto e soffriva di problemi all'utero. Credeva che, in quella situazione, non avrebbe potuto avere figli. Invece, ha scoperto, in un misto di paura e felicità, di essere incinta: ha dato alla luce una bambina meravigliosa”.

La generosità è un'ospite quotidiana, in via Milano. “Una donna romena con tanti figli era incerta se tenerne un altro in arrivo anche perché il marito l'aveva abbandonata rientrando in patria. Ma alla fine ha optato per il sì. Per una di quelle coincidenze che coincidenze non sono, una signora abitante nella zona di Grumello ha conosciuto quella ragazza e ha deciso di adottarla tra virgolette anche grazie all'aiuto dei bambini a cui fa catechismo, che da allora mettono da parte le paghette per lei. Tra l'altro, il marito è tornato”. C'è chi ha bisogno di tutto e chi quel bisogno ascolta facendolo suo. “Si tratta in molti casi di genitori i cui figli stanno crescendo. Quando i loro vestitini non vanno più bene, li portano qui. Dobbiamo essere sinceri: Cremona ha un cuore grande, la sua generosità si sente”. Qualcuno suona al citofono. Una collaboratrice della prof-presidente apre la porta e riappare dopo pochi minuti. "Era un trentenne padre di famiglia. Ha regalato un monopoli per bambini di 5 anni e lasciato una busta con una lettera: 'Buone feste e buon divertimento'. Ha detto che ci farà avere anche un lettino”.

La volontaria è abituata ai gesti di bontà, eppure ora ha gli occhi lucidi.

Nelle foto in alto a scorrimento, il Centro di aiuto alla vita di via Milano e la nuova presidente, Barbara Bodini.

Gilberto Bazoli


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