4 giugno 2021

Una piccola comunità di monaci benedettini sbarca sul Po. Da pochi mesi si sono insediati a Vidalenzo di Polesine

Il profumo soave del carisma benedettino sbarca sulle rive del Grande fiume. Da pochi mesi, a Vidalenzo di Polesine Zibello, modesta borgata rivierasca bagnata dal Po e dall’Ongina, ha trovato sede una piccola famiglia benedettina, della congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto, meglio conosciuti, semplicemente, come monaci olivetani.

Un faro di spiritualità che va oltre i “confini” della piccola ma vivace Vidalenzo. Che guarda, vive e opera a ridosso delle terre cremonesi, intersecandone la storia, le vicende, la cultura e anche la fede. Vidalenzo è luogo di confine, di provincia e di regione. Posto alle estremità del Parmense, confina con il Piacentino ed il Cremonese e risente, naturalmente, ed ampiamente, dell’influenza delle terre immediatamente vicine. Un luogo in apparenza come tanti altri; un borgo cresciuto intorno ad un campanile. Ma, in realtà, con tante peculiarità. Basti dire che per andare a prendere il pane è necessario superare un ponticello fatto, nel vero senso della parola, a misura d’uomo, oltrepassando il torrente Ongina, per giungere in un vecchio forno, di quelli d’altri tempi, miniera dei saperi e delle tradizioni di una volta, dove genuinità, semplicità, tradizione e qualità sono sempre di casa.

A due passi dalla chiesa parrocchiale, dedicata a San Cristoforo Martire, invece spicca il cimitero che potrebbe essere ormai annoverato come “monumentale” visto che al suo interno riposano nientemeno che i genitori del maestro Giuseppe Verdi e, dal 2014, il grande tenore Carlo Bergonzi (che a Vidalenzo ebbe i natali nel 1924).

Per ovvi motivi di vicinanza territoriale, tanti sono anche i legami tra il borgo emiliano e Cremona. Innanzitutto Vidalenzo è un antico rettorato della Diocesi di Cremona (della quale, come altri centri limitrofi, ha fatto parte per secoli) ed un suo parroco, Oddone, è citato da Pietro Maria Campi nella sua “Historia Ecclesiastica di Piacenza” quale intermediario in una vertenza confinaria del 1180 intercorsa tra i vescovi di Cremona e di Piacenza.

Inoltre, il dipinto più importante della chiesa parrocchiale, è il “Cristo deposto e due angeli”, olio su tela del cremonese Vincenzo Campi (Cremona 1536-1591), già al centro di uno studio del professor Giovanni Godi che ha permesso di stabilire che l’opera, assegnabile al 1573, è una replica esatta, anche nelle dimensioni, dell’omonimo dipinto che si trova nella parrocchiale di Bordolano, proveniente dalla chiesa cremonese di San Mattia. Da alcuni anni l’opera “parmense” del Campi, per ragioni di sicurezza, si trova nel Museo del Duomo di Fidenza, nella sezione dedicata alla quadreria d’ambito cremonese.

A Vidalenzo, dove il carisma benedettino si è già insediato in secoli passati (quando i religiosi cistercensi di Chiaravalle della Colomba fondarono l’oratorio dedicato a Santa Franca, dove nel 1620 si insediò poi una piccola comunità di frati francescani), è attiva ora, da qualche mese, questa piccola famiglia di monaci olivetani che si sono dati il nome di “Custodi del Divino Amore”. Ne è superiore padre Mario Masiello, che da alcune settimane è anche amministratore parrocchiale e, con lui, collabora fra Massimo Cavallaro

I monaci benedettini di Santa Maria di Monte Oliveto, chiamati anche olivetani, furono fondati nel 1319 dal senese san Bernardo Tolomei (1272–1348) e si caratterizzano per il colore bianco del loro abito – simbolo della loro particolare devozione verso la Vergine Maria – e per il fatto di vivere la stabilità benedettina all’interno della Congregazione di cui l’Archicenobio di Monte Oliveto Maggiore è origine e principale riferimento giuridico e spirituale.

Vivono la loro giornata all’insegna del motto “Ora, lege et labora” e, quindi,  Preghiera (ora), nella recita dell’ufficio divino e nella celebrazione della liturgia eucaristica come momenti comunitari, accanto alla preghiera personale; Lectio divina e studio (lege), dimensioni della crescita spirituale e intellettuale e lavoro (labora), aspetto fondamentale della giornata di ogni uomo, sia esso di tipo manuale o intellettuale, vissuto come servizio rivolto alla comunità o come attività per provvedere al proprio sostentamento.

Per le due sponde del fiume Po, la presenza degli olivetani è un fatto che affonda le proprie radici cristiane nella storia. Comunità monastiche olivetane ebbero sede, in passato, a Castione Marchesi di Fidenza e, nel cremonese, nei monasteri di Monticelli Ripa d’Oglio, San Lorenzo in Cremona e San Giovanni del Deserto in Grontardo. A Vidalenzo, grazie agli accordi tra il vescovo di Fidenza Monsignor Ovidio Vezzoli e l’abate ordinario dell’Abbazia territoriale di Monte Oliveto maggiore Dom Diego Gualtiero Rosa, questa nuova realtà sta già muovendo passi significativi nel solco della fede e della spiritualità, proponendosi anche come riferimento per i territori vicini, a partire da quelli cremonesi e piacentini.

Diversi sono i momenti della giornata aperti a tutti; tra questi la preghiera di compieta, ogni sera alle 21, il rosario e la messa pomeridiani alle 16.30, la messa festiva delle 10.30 e, sempre nei giorni festivi, il rosario e il vespro solenne alle 17.30.

Nelle foto i due frati Olivetani, il vescovo di Fidenza e padre Mario, la chiesa di Vidalenzo

Paolo Panni


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