30 maggio 2024

Villa Verdi, la rivolta degli eredi contro l'esproprio e il prezzo proposto dal Ministero della Cultura. "Lo Stato faccia un'offerta, non dico congrua, ma quantomeno non offensiva"

«La storia recente di Villa Verdi è, allo stesso tempo, più complicata e più semplice di quanto si pensi». Parola di Gianantonio Belli, avvocato parmigiano che assiste Angiolo Carrara Verdi, ultimo erede residente a Villa Sant’Agata e oggi perfettamente in linea con gli altri legali dei coeredi. «Innanzitutto ad oggi qualsiasi dissidio fra gli eredi è assolutamente composto, ma partiamo dall’inizio: dalla morte del dottor Alberto Carrara Verdi si è di fatto aperta la successione, la comunione ereditaria fra gli eredi è stata dichiarata sciolta e si è trattato di liquidare il compendio ereditario. Così, il tribunale ha dato incarico a un delegato affinché venda i beni e suddivida il ricavato pro quota fra gli eredi. Fino a che la famiglia Carrara Verdi ha abitato la villa – ha proseguito l’avvocato Belli – l’edificio e le pertinenze sono stati manutenuti perfettamente, tanto che lo Stato italiano non ha mai avuto obiezioni e anzi, ha stipulato due convenzioni: una nel 2001 e una nel 2015, per intervenire nel restauro conservativo di Villa Sant’Agata. Da ultimo vennero stanziati un milione e sessantamila euro per questi restauri che avrebbero dovuto essere fatti e gestiti dallo Stato. Cosa che non è mai avvenuta. Ora, che oggi si dica che una delle ragioni per le quali si intende procedere all’esproprio sia proprio lo stato di conservazione della villa, suona un po’ pretestuoso: lo stato del fabbricato era noto già nel 2001, come nel 2015 e se non è cambiato è perché gli interventi previsti non sono stati fatti. Comunque, anche in occasione della visita da parte del ministro Sangiuliano, Villa Verdi appariva curata, il parco era perfettamente manutenuto, così come il laghetto e il museo era aperto. Ora, gli eredi non hanno più nemmeno la possibilità di accedere alla villa e alle pertinenze. Sciolta la comunione ereditaria, è decaduto anche il contratto di comodato che vedeva Angiolo Carrara Verdi abitante e custode di Villa Verdi. Oggi c’è un custode, che è obbligato a manutenere la villa e sinceramente non si capisce perché lo Stato non sia intervenuto per far adempiere le opere di manutenzione. Tutti gli eredi, che oggi fanno fronte comune, nel momento in cui sono venuti a sapere che il ministero dei beni culturali era interessato all’acquisizione del bene, si sono fatti parte attiva; abbiamo contattato il ministero, siamo stati da loro a Roma quattro volte. Alla prima occasione avevamo offerto la villa al prezzo indicato nella perizia, che costituisce altresì il prezzo base d’asta stabilito dal Tribunale, ovvero 30 milioni di euro secondo la perizia del tribunale; quando però abbiamo appreso che lo Stato aveva stanziato una somma decisamente inferiore a tali fini, abbiamo dichiarato la disponibilità degli eredi a cederla allo Stato al prezzo equivalente alla somma stanziata, ovvero gli arcinoti 20 milioni. Il ministero ha preso atto dichiarando che la strada si sarebbe potuta percorrere, salvo il buon esito dell’iter amministrativo. Da quel momento non abbiamo più avuto notizie. Sollecitato nuovamente, il ministero ci ha convocati e in quell’occasione abbiamo appreso che dalle valutazioni fatte fare dal ministero, avevano stabilito che quella somma non era più plausibile e lo Stato avrebbe trattato su somme largamente inferiori, ossia la metà. Nelle more dell’attesa, dopo questo incontro – prosegue ancora Belli - prima è stato notificato il preavviso di questo procedimento, al quale noi abbiamo fatto una serie di osservazioni e poi il decreto di pubblica utilità senza essere stati ricontattati come invece promesso da parte del ministero. In sostanza: gli eredi hanno tutto l’interesse e tutta l’intenzione di cedere il compendio allo Stato, ma ovviamente non possono farlo a un prezzo che non è corretto, nemmeno con l’esproprio che è un procedimento eccezionale, che deve avere dei presupposti ben precisi e va fatto riconoscendo un indennizzo al prezzo di mercato, che non riteniamo siano gli 8 milioni indicati. Quello che è certo che questi procedimenti presentano delle illegittimità notevoli, sia di carattere formale che sostanziale. Vedremo su cosa si fondano queste perizie che hanno portato a questa proposta di indennizzo. C’è la possibilità di impugnare già questo atto della dichiarazione di pubblica utilità al Tar, chiedendo una sospensiva. Si può impugnare l’ammontare dell’indennità, ma è tutto da valutare. Non riesco a capire – conclude l’avvocato – il motivo per cui, pur a fronte di uno stanziamento di 20 milioni, pur in base a una perizia di 30 milioni fatta da un soggetto indipendente, come il perito del tribunale e con gli eredi disposti ad accettare i 20 milioni, per evitare che le lungaggini dovute alla vendita all’asta provochino altro degrado, anche perché nemmeno l’asta è bloccata: è stato fatto un decreto di pubblica utilità, ma non è intervenuto il decreto di esproprio che bloccherebbe l’asta, ma lo stesso risultato si sarebbe ottenuto con l’acquisto per i 20 milioni stanziati. Stiamo auspicando che lo Stato faccia un’offerta, non dico congrua, ma quantomeno non offensiva per gli eredi».

Nella seconda foto: Avv. Gianantonio Belli difensore di Angiolo Carrara Verdi: avv. Sonia Gandolfi dello studio Contino difensore di Maria Mercedes Carrara Verdi e avv. Fabio Mezzadri, vedovo di Emanuela Carrara Verdi e difensore di Ludovica Carrara Verdi

Egidio Bandini


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti