Villa Verdi, Sangiuliano firma il decreto per la "pubblica utilità" dello storico immobile. Proposti circa 8 milioni di euro, pochi per gli eredi che potrebbero ricorrere al Tar
Come spesso succede in Italia, prima dei diretti interessati le notizie le ricevono le redazioni. In questo caso locali, dal momento che, nonostante la vicenda sia ben nota anche a livello nazionale. Stiamo parlando, infatti, di Villa Verdi, perché il ministro Sangiuliano avrebbe firmato il decreto per la “pubblica utilità” che prelude all’esproprio della villa di Sant’Agata Verdi e, contestualmente, sarebbe stato proposto agli attuali eredi del Maestro un indennizzo rimodulato rispetto a tutte le valutazioni precedenti. Pare, infatti, che ai 4 eredi del notaio Alberto Carrara Verdi siano stati offerti circa 8 milioni di Euro, cifra tutt’altro che trascurabile, ma ben lontana non solo dai 30 milioni frutto di una perizia iniziale voluta dagli stessi eredi, ma pure da quei 20 milioni accantonati a suo tempo dal ministero in vista di una partecipazione all’asta esercitando il diritto di prelazione. E non è tutto: la somma proposta a titolo di indennizzo risulta inferiore anche ai 10 milioni che all’inizio dell’iter per l’esproprio erano stati in qualche modo ipotizzati. Raggiunti dalla Gazzetta di Parma, due degli eredi, l’avvocato Fabio Mezzadri, vedovo di Manuela Carrara Verdi e Angiolo Carrara Verdi, ultimo abitante della villa, hanno dichiarato: il primo di aver appreso la notizia dal giornalista che gli telefonava e il secondo di non saperne nulla, ma che avrebbero provveduto gli avvocati. Tutt’e due, però, hanno sollevato dubbi sull’accettazione della somma proposta dal ministero come indennità di esproprio anche perché – ha detto Mezzadri – «[…] avevamo fatto delle osservazioni alla dichiarazione di pubblica utilità, osservazioni che, a questo punto, dobbiamo ritenere rigettate». Insomma, anche se il ministro ha firmato il decreto ed è avviata la procedura di esproprio di Villa Verdi per “pubblica utilità”, i giochi sono tutt’altro che fatti: gli eredi, qualora non fossero d’accordo sulla proposta di indennizzo, hanno 90 giorni di tempo per ricorrere al Tribunale amministrativo regionale (Tar) che potrebbe sospendere l’iter e dilazionare ancora di un bel pezzetto la conclusione della triste (per noi conterranei del Cigno, ma penso per tutti gli italiani) vicenda di quella che Riccardo Muti ha chiamato “la ventottesima opera di Verdi”. La famosissima casa voluta dal Maestro a Sant’Agata di Villanova sull’Arda (in provincia di Piacenza, ma appena fuori dei confini bussetani), è disabitata dall’ottobre del 2022 e versa, ça va sans dire, in condizioni di degrado evidentissime ma che, fortunatamente non ne hanno, almeno sinora, pregiudicato la struttura. Ecco perché davvero in moltissimi si augurano che l’iter dell’esproprio possa andare a buon fine, magari con un accordo che accontenti entrambe le parti e che Villa Verdi possa davvero tornare ad essere visitabile, gestita dallo Stato e riqualificata come merita quello che è, indubitabilmente, l’unico e vero Monumento Verdiano.
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