12 novembre 2021

Arrivati i pastori dalle montagne. Pensate che ci hanno portato anche il termine "Slambròt"

Un grande gregge è da qualche giorno lungo la via Mantova, poco lontano dal casello dell'autostrada. Da sempre le zone di Cremona e di Mantova in autunno vedono arrivare greggi di pecore nei campi. Sono i pastori che con cani, asini e cavalli, lasciano le montagne con i primi freddi e la prima neve per la pianura dove c'è ancora erba fresca nei prati. Molti di questi pastori arrivavano tanti anni fa dalla zona compresa tra Folgaria e Lavarone, spesso da San Sebastiano paese della pastorizia. I pastori del posto parlavano fino a qualche anno fa uno strano dialetto, un misto tra la lingua tedesca e quella cimbra tipica di queste zone. Sapete come chiamavano il loro dialetto misto di tedesco antico e lingua cimbra? “Slambròt”! Il nostro termine cremonese “slambròt”  secondo la nostra tradizione vuol dire invece – come recita il dizionario del professor Taglietti – una cosa mal riuscita o una persona confusionaria . E da lì deriva "slambrutàada" per cosa mal fatta e detta e "slambrutòon" per sudicione, sbrodolone.

Ebbene sapete perchè il dialetto di quella zona del Trentino si chiama “slambròt”? Perchè è un insieme strana tra cimbro e tedesco e deriva da una parola che vuol dire pane inzuppato e sporco, come forse mangiavano i pastori. Il Peri nel suo dizionario del dialetto cremonese (1847) diceva che la parola “slambròtt” era il cibo mal condito e deriverebbe da “broda che propriamente è il superfluo della minestra”. Esattamente come lo "slambròt" dei pastori di San Sebastiano. Insomma una zuppa o una "panada" dei nostri nonni.

E' davvero possibile che quel termine, slambròt, ce lo abbiano proprio portato i pastori dell'altopiano di Lavarone venendo quaggiù con le loro pecore. 

 

Le pecore ieri in via Mantova (Foto di GianPaolo Guarneri/Foto B12)


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