"Sofonisba-La turbinosa giovinezza di una pittrice", in un romanzo storico ritratto hot dell'Anguissola
Ma quanto era hot Sofonisba Anguissola: la celebratissima pittrice cremonese del XVI secolo. A far cadere quell’aurea di sacralità biografica e artistica che finora l’ha preservata, ci ha pensato Luciana Benotto nel suo Sofonisba – La turbinosa giovinezza di una pittrice edito per i tipi de ‘La vita Felice’. Si tratta di un romanzo storico: genere letterario svincolato, per sua stessa natura, da ogni paletto di scienza storica; ma comunque obbligato ad una certa coerenza ambientale, psicologica e temporale con i personaggi e le vicende narrate.
Sofonisba , primo volume di una trilogia che sarà completata nei prossimi mesi, offre una biografia pepatissima dell’artista, in una Cremona, dove gli intrighi erotici, più che quelli artistici, si susseguono nelle 470 pagine della narrazione. Sofonisba donna spregiudicata e femminista convinta ante litteram. “Noi (donne) siamo abili a manipolare gli uomini, soprattutto dopo esserceli portati a letto” le fa dire Luciana Benotto mentre è intenta a ritrarre una farnese. Lei, la più grande di casa Anguissola, sta per cedere, ancora bambina, alle avances del maestro Bernardino Campi: eternamente a caccia di femmine. Non ha però problemi a concedersi all’armigero di famiglia Ascanio, in un letto a baldacchino, dentro una segreta di palazzo Te a Mantova mentre era ospite dei Gonzaga. Ascolta compiaciuta di orge a cui i Farnese partecipavano nelle case delle cortigiane a Venezia. Non sembra neppure troppo scandalizzata dai racconti saffici di lontane parenti e dame di corte che le narrano le loro avventure con dovizia di particolari. E anche la sorella Lucia non scherzava con l’altro sesso. Si diede senza troppe remore a un nobile Schinchinelli ben lontano da qualsiasi pensiero matrimoniale. Episodi familiari che intrecciano gli amori proibiti del priore del convento domenicano di Cremona con badesse di clausura a Mantova o con madri superiori di San Benedetto in città. Passioni travolgenti che hanno partorito, in quei decenni di metà Cinquecento, figli illegittimi tra nobili e nobili e tra condottieri e piccole servette ‘di camera’. Ma su tutto per Sofonisba c’è solo la sua arte. Il desiderio assoluto di diventare pittrice di fama anche a costo di sacrificare: amore, famiglia e figli. Decisioni in pieno contrasto con i dettami etici del tempo che non permetteva a una donna di essere artista e con l’avanzante ideologia controriformista. Sofonisba ama frequentare le grandi corti del tempo e i pittori più illustri. Ha fame, come il padre, di celebrità e di mondanità. Tutto ciò, o quasi, accade in una Cremona ricostruita come in una scenografia digitale. Palazzi, monumenti, chiese, famiglie e feste citati più per nomi che per reale conoscenza. L’architrave del racconto biografico si regge sul catalogo cronologico delle tele. Qua è la appare qualche accenno sull’estetica artistica di Sofonisba; lei voleva dare spirito e vita al ritratto, aldilà degli schemi del Manierismo imperante. Ciò che è incredibile è che la Benotto utilizza un periodare: semplice, elementare, leggibilissimo. Perfino cosparso di un ‘miele’ lessicale al limite del racconto per fanciulli. Un espediente che crea un contrasto deciso con la fabulazione biografica. Ogni intanto inserisce qualche cameo di termini desueti per rimanere allineata al periodo in cui e’ ambientata la vicenda di questa donna vissuta in una famiglia più che moderna per i tempi. Lettura ambivalente e foriera di discussioni per gli amanti del genere.
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