Ottant’anni fa la morte del soprano Anita Geminiani, “sbocciata” a Cremona
Quelle del medio Po, tra Piacentino e Cremonese, Parmense e Mantovano sono terre fertili non solo per la qualità dei prodotti che, da sempre, nascono dal lavoro dell’uomo, ma sono “fertili” anche in campo musicale ed artistico, sportivo e religioso. Terre di musicisti e scrittori, di poeti e pittori, di scultori e scrittori che, nel solco del tempo e della storia hanno trovato in riva al Po la “culla” dei loro primi passi o il “palcoscenico” dei loro successi. Tra questi il soprano Anita (Anna Maria) Geminiani di cui ricorre, in questo mese di novembre, l’ottantesimo della morte. Nata a Monticelli d’Ongina, in terra di fiume. Il 15 ottobre 1882 e morta a Canada de Gòmez in Argentina, il 15 novembre 1945, studiò canto al Conservatorio musicale di Cremona perfezionandosi poi a Milano. Dotata di una voce eccezionale, debuttò giovanissima il 2 dicembre 1903 al Teatro Ponchielli di Cremona in un concerto diretto nientemeno che da Pietro Mascagni, che tre anni prima fu a Cremona per inaugurare la Scuola Musicale intitolata ad Amilcare Ponchielli che aveva la sua sede a palazzo Soldi. Fu lo stesso Mascagni (del quale, come per il soprano Geminiani, ricorre l’ottantesimo della morte) a presentarla al pubblico ed eseguì, in quella occasione, le romanze “Son pochi fiori” dell’ “Amico Fritz” e “Voi lo sapete o mamma” dalla “Cavalleria Rusticana” (di Mascagni) che dovette entrambe bissare. Il vero e proprio debutto avvenne nel successivo mese di gennaio al Teatro Gaffurio di Lodi dove si produsse in “Cavalleria Rusticana”, “Pagliacci” e “Favorita” meritandosi i convinti consensi di pubblico e critica. Lo stesso anno, in luglio, a Parma prese parte al grande concerto commemorativo del musicista Claudio Merula, diretto dal maestro Amilcare Zanella. Scritturata al Teatro Nuovo di Bergamo cantò nel Faust di Berlioz, nella Bohème di Puccini al Teatro Rossini di Venezia ed ancora in Faust a Sanremo e Ventimiglia prima di ripresentarsi, nel gennaio del 1907, al Teatro Ponchielli di Cremona dove prese il posto della celebre Pasini nel Lohengrin, seguito da Mefistofele e Giovanni Gullurese. Conclusa nel marzo seguente la stagione operistica invernale con “Faust” al Politeama di Novi Ligure, sposò il maestro compositore Alfredo Saybene, del quale fu prima interprete al Teatro Sociale di Busto Arsizio, nel 1909, dell’opera “Floredana” il cui successo fu in larga parte dovuto alle sue chiare qualità di cantante e attrice. Fu giustamente celebrata come uno dei più promettenti soprano leggeri del suo tempo, ma a causa dei numerosi figli avuti si ritirò dal teatro per dedicarsi alle cure della famiglia rinunciando ad una attività che, come scrive anche Dario Soresina nella sua “Enciclopedia Diocesana Fidentina” le era stata prodiga di lusinghieri riconoscimenti. Una cantante che, nell’ottantesimo della morte, merita senz’altro di essere ricordata.
Eremita del Po
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti