Stradivari, la prima biografia del grande liutaio in tedesco da Alessandra Barabaschi
Con il rigore dello storico, il piglio del narratore, l’intensità dell’appassionato, Alessandra Barabaschi rilegge la figura e la vita di Antonio Stradivari. “Stradivari: die Geschichte einer Legende”, presentato oggi al Museo del Violino nell’ambito di Stradivarimemorialday, è la prima biografia, in lingua tedesca, dedicata al grande liutaio. Presto tuttavia potrebbe essere pubblicata la versione italiana.
È un racconto avvincente. Valeria Leoni, direttrice dell’Archivio di Stato, in apertura osserva “il titolo, traducibile in storia di una leggenda, è il fulcro del volume. Epurando gli aspetti mitici l’autrice ripercorre la biografia stradivariana con scavo minuzioso”. Non a caso il libro porta a sintesi uno studio lungo ben 12 anni. È un impegno fruttuoso, premiato dalla scoperta di documenti inediti o riletture alla luce delle scoperte più recenti.
Con uno zelo poliziesco, Barabaschi setaccia i registri della Diocesi e delle Parrocchie, i documenti di Stato, le fatture e i testamenti. Come ricorda Raffaella Barbierato, direttrice della Biblioteca Statale di Cremona, motore della ricerca è il testo di don Desiderio Arisi Accademia de' Pittori cremonesi con alcuni scultori ed architetti, ma trae forza dal fondo Cozio di Salabue, non dimenticando come la collezione dell’Istituzione sia ricca anche degli archivi di Renzo Bacchetta e Carlo Bonetti.
Le vicende di Stradivari e la storia di Cremona si intersecano in continuazione. “La sua grandezza – esordisce Barabaschi – è essere uomo del proprio tempo, ma allo stesso tempo essere già proiettato in avanti”. Ad esempio le volontà testamentarie coinvolgono tanto i figli quanto le figlie, disponendo per loro un vitalizio affinché possano mantenere adeguato tenore di vita”. È idea inconsueta l’epoca, in anticipo di almeno due secoli. Tra le pagine emergono in filigrana il grande liutaio e l’uomo, il rapporto con i figli e la moglie, la cui figura è ricollocata in una più corretta dimensione storica, il rapporto con committenti e concorrenti, gli strumenti più famosi e molto altro ancora.
Se alcuni enigmi sono risolti altri permangono, nonostante indagini rigorose e di ampio raggio: l’anno di nascita del liutaio, ad esempio, la formazione oppure il volto, sospeso tra la bambocciata di De Ho e l’affresco “Sant’Agostino consegna la regola” di Angelo Massarotti, la tensione speculativa immaginato da Hamman o l’abilità artigianale celebrata da Rinaldi. Immagini, suggestioni, omaggi a un Maestro certo consegnato al mito ma il cui genio rifulge soprattutto nella insuperata bellezza dei propri strumenti.
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