27 febbraio 2022

60 anni fa moriva Alfredo Galletti, il 13 marzo sono i 150 anni dalla nascita. Rigore etico ed erudizione. Cremona lo ricordi

Mentre mi accingevo a scrivere questo breve ricordo di Alfredo Galletti non mi sarei mai immaginato che contemporaneamente si scatenasse uno sciagurato conflitto armato in Ucraina perpetrato dalla Russia, in violazione del diritto internazionale. Nonostante la drammatica situazione umanitaria e politica che stiamo vivendo mi sono convinto, comunque, a pubblicare questo breve testimonianza.

Il prossimo 1 marzo ricorre il sessantesimo anniversario della morte di Alfredo Galletti (1962) e il 13 marzo è l'anniversario del centocinquantesimo della sua nascita avvenuta a Cremona nel 1872. Credo che la memoria collettiva di una comunità ha bisogno di questa periodicità, in quanto permette di fermare l'attenzione su personaggi della nostra storia e cultura, magari per riscoprirli e farli conoscere al grande pubblico. Premetto che non posseggo alcun titolo per commentare e commemorare l'opera del critico letterario, professore universitario e storico della letteratura italiana Alfredo Galletti, mi autorizzo a scrivere questo breve ricordo solo per quello che Galletti ha rappresentato all'interno dello stretto circolo familiare (nostra madre, Emma Severi, lo ebbe come relatore della tesi di laurea all'Università Statale di Milano nel 1942, appena prima che decadesse come professore a causa della sua ostilità al Fascismo). L'intervallo trascorso tra i primi momenti nei quali ho sentito parlare di Alfredo Galletti e oggi mi ha permesso di passare da quella frugalità spoglia di elementi interpretativi, ossia quando ascoltai quel nome per la prima volta, a una sufficiente riflessione al fine di comprendere l'attualità del suo insegnamento.

La biografia ci racconta che Alfredo Galletti si laurea all'Università di Pavia nel 1894 con una tesi dedicata all'opera di Adolphe Taine, che è considerato l'esponente principale del naturalismo francese. Alfredo Galletti è docente all'università di Firenze (1902), successivamente a Genova e nel 1914 è titolare della cattedra di letteratura italiana a Bologna, un tempo già occupata da Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli. Riportiamo brevemente alcune frasi che Galletti ebbe modo di pronunciare in occasione del suo primo corso di letteratura italiana a Bologna, il 19 gennaio 1914: “Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli, i quali furono maestri anche di operosità e di coraggio morale, se potessero tornare ad ammonirci e spronarci, come fecero tante volte in vita, ripeterebbero certo a me, come a voi, o giovani, il consiglio dello stoicismo: - al di là delle nostre tombe e avanti! - ”. L'allocuzione del Galletti di inizio carriera accademica è qui di seguito accompagnata da quella da lui pronunziata, come commiato, al termine della sua carriera, nel 1947 all'Università di Milano, : “ La folle violenza distruttrice delle due guerre mondiali e lo smarrimento morale che esse hanno generato ha certamente accelerato lo straniarsi degli animi giovanili dagli insegnamenti della scuola e da quelle istituzioni che del passato conservano e continuano la tradizione...Perché lo spirito che informa l'Europa, sin dalle origini, gli studi universitari è spirito di tradizione e di svolgimento progressivo”. In entrambi i discorsi egli esprime un sentimento di profondo attaccamano ai valori della tradizione e insieme di progresso, e sottolinea il suo rammarico per “ il discredito dell'intelligenza e della sua capacità di conquistare il vero”. Alfredo Galletti, come possiamo facilmente immaginare, è sempre stato mosso nella sua ricerca accademica dalla necessità di comprendere; a questo proposito il poeta e critico Pino Mensi ne ha fatto un parallelo con lo scrittore francese André Gide , affermando che l'uno è portato ad identificare il mondo nel proprio io, l'altro (Galletti) ad identificare il proprio io col mondo. Lo stesso Galletti, nel 1943, per la Prefazione delle Opere di Emilio De Marchi rivela il significato di questa sua ricerca: “ Comprendere è cosa molto più difficile che giudicare. Comprendere significa cercare l'origine dei fatti e delle idee, ricostruirne mentalmente la genesi ed il processo, identificarsi con essi, renderli trasparenti alla coscienza con un'interpretazione esatta e compiuta”. Temi che ebbe modo di esprimere in tutta la sua attività di critico letterario, i cui scritti editi sono stati circa 466, e presso la Biblioteca Governativa di Cremona esiste un Legato Galletti costituito da oltre 16.000 volumi che fu donato, nel 1964, alla Biblioteca di Cremona per testamento. Auguriamoci che entro la fine dell'anno 2022 possa essere organizzata (o forse lo è già) un'iniziativa in omaggio ad Alfredo Galletti. (Legato Galletti https://www.bibliocremona.it/patrimonio/patrimonio-librario/fondi-statali/legato-alfredo-galletti/)

Enrico Maria Ferrari


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commenti


michele de crecchio

28 febbraio 2022 23:17

Nel condividere l'invito di Enrico Maria Ferrari a degnamente celebrare la ricorrenza della morte di Alfredo Galletti, mi permetto di ricordare che quest'anno ricorre anche il trentesimo della morte di Giulio Grasselli, altro egregio concittadino che tanto contributo diede a garantire alla nostra città un destino urbanistico certamente migliore di quello che le sarebbe capitato se fosse mancato il suo costante e coraggioso impegno per osteggiare sistematicamente i guasti che la dominante incultura urbanistica cittadina stava ormai da molti decenni producendo.

EM Ferrari

2 marzo 2022 18:52

Concordo con Michele De Crecchio che ci esorta a perseguire la promozione culturale di Cremona non solo attraverso necessità tecnocratiche, bensì di incoraggiare anche esigenze che definirei ideali per non sentirsi insoddisfatti e con un senso di assenza, di incompletezza.