Il ricordo di Vincenzo Marchetti, architetto e scenografo cremonese, nel 130esimo anniversario della sua scomparsa. Le opere nel cremonese e nel parmense
Ricorre, quest’anno, il 130esimo anniversario della scomparsa di Vincenzo Marchetti (nato nel 1811 e morto nel 1894), architetto e scenografo cremonese che ha scritto e realizzato pagine importanti di storia, e di cultura, dei nostri territori.
Anniversario che non può passare inosservato e che merita, senz’altro, un ricordo. Una delle opere più rilevanti (e forse meno conosciute) del professor Marchetti si trova sulla sponda opposta del Grande fiume, a Pieveottoville di Polesine Zibello. Nella bella chiesa collegiata dedicata a San Giovanni Battista (per altro recentemente sottoposta a importanti lavori di restauro e conservazione appena conclusi) ha infatti rimodellato le cappelle laterali ed ha progettato l’abside e la cupola sovrastante.
Fu il parroco don Giacomo Remondini a promuovere gli importanti lavori del 1859 che portarono alla sistemazione della torre campanaria (la cui cuspide fu ricoperta con lastre di rame) e, quindi, seguendo il progetto dell’architetto Marchetti si procedette alla demolizione della volta del coro e del santuario che fu ricostruita con l’aggiunta della cupola mentre il presbiterio fu provvisto della massiccia balaustra in marmo e si curò anche la sistemazione degli archi delle cappelle e delle colonne.
La sua mano, a Cremona, è ampiamente presente nel cimitero cittadino. Infatti quando nel 1862 il Comune bandì un concorso per l'ampliamento del civico cimitero,la commissione di valutazione diede la preferenza al progetto, piuttosto ambizioso, dell'architetto Vincenzo Marchetti, che aveva disegnato il raddoppio a monte del quadrato del Voghera e due ampie aree semicircolari ai fianchi. Nello stesso civico cimitero realizzò anche diversi ed importanti monumenti funebri mentre a San Giovanni in Croce progettò la cappella sepolcrale di famiglia dei principi Vidoni.
A Cremona, come urbanista progettò anche il celebre “Pubblico passeggio”, il lungo viale che oggi porta invece il nome di viale Trento e Trieste. Sarebbe suo anche il progetto dell’artistico ponte sul Morbasco, devastato da un violento temporale due anni fa e, sempre in città, lavorò anche a Palazzo Manna, al teatro Ponchielli, progettò il restauro della facciata del monumentale Palazzo Stanga Trecco di via Palestro e, nel 1871, si occupò anche degli importanti lavori alla Loggia dei Militi. Fu autore anche di numerosi altri progetti scrivendo appunto pagine di storia cremonese (e non solo) e, proprio per questo motivo, non può e non deve essere dimenticato.
Eremita del Po
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commenti
Michele de Crecchio
20 settembre 2024 22:11
Sarebbe opportuno che, finalmente, anche l'architetto e scenografo Vincenzo Marchetti venisse onorato, come merita e come temo non sia ancora avvenuto, nella toponomastica e nella odonomastica cittadina.
Della sua abilità come scenografo abbiamo testimonianza concreta nelle quattro singolari "scene urbane" che i figli del Voghera gli commissionarono ad introduzione della raccolta dei progetti dell'illustre genitore. Tali "scene" rappresentano, con notevole abilità grafica e compositiva, i più importanti progetti sviluppati da Luigi Voghera, riuniti a comporre suggestivi spazi urbani di fantasia.
Oltre che per i progetti già citati e molti altri, il Marchetti va ricordato anche per la sua dettagliata ipotesi di riordino del centro urbano di Cremona, proposta che accompagnava la sua ipotesi di salvare, destinandoli ad uso scolastico, gli ultimi due chiostri, utilizzati a caserma, allora ancora non demoliti, come purtroppo era già avvenuto per il contiguo grande convento di San Domenico (chiesa, campanile, chiostro e altro). Tale proposta, non attuata ma molto apprezzata, (al punto da essere stampata, a cura di un ente di beneficenza cittadino) in un centinaio di copie) conteneva anche una proposta generale di riordino del centro cittadino e, in particolare, quella di estendere, al suo interno e sistematicamente i portici, nonché di realizzare una grande galleria commerciale. Tale proposta che, in pratica, costituì il primo "regolatore cittadino", finì così per condizionare significativamente l'urbanistica cittadina dei successivi decenni (in pratica, per più di un secolo!).