17 agosto 2021

Il pensiero di Alcide De Gasperi è una eredità sempre attuale

De Gasperi, deceduto il 19 agosto 1954, si definiva un “fanatico della democrazia” la quale – così la definiva – non è semplicemente uno Statuto come la Repubblica oppure semplicemente una bandiera: Democrazia è soprattutto una convinzione ed un costume, un costume di popolo che bisogna creare e alimentare con uno sforzo quotidiano. Fu, quindi, uno straordinario interprete di una politica intesa come la “più alta forma di carità” al servizio della cosa pubblica e dei cittadini, della verità e della giustizia. De Gasperi fu uno degli ideatori e pionieri dell’Europa unita che contribuì a realizzare facendo dell’Italia uno dei paesi fondatori di quell’idea.

Questo consolidamento della democrazia e dei suoi valori, come “abitudine” di popolo e dei partiti, è problema tutt’ora aperto nell’animo dei cittadini in Italia poiché, come osserva lo studioso Pasquale Colloca, assistiamo addirittura ad una regressione del rispetto delle regole, ad una “recessione civica” su cui gravano i macigni della evasione fiscale e della corruzione. 

Nel dibattito attuale si continua a sostenere che occorrono politiche illuminate e cultura: certo, facile a dirsi ed impresa non facile in tempi in cui anche la forza che proveniva a De Gasperi dalla ispirazione cattolica è alquanto affievolita perché anche la fede è diventata “liquida”: “Piccoli atei crescono” titola una  ricerca sull’argomento. Inoltre populismo e personalizzazione della politica hanno sottratto ai Partiti gran parte della loro funzione di aggregazione e sostegno della democrazia. I rimedi non spettano solo a chi comanda, ma anche al senso civico di ciascuno di noi. 

Per De Gasperi la politica era una professione nel senso forte del termine, ossia era una chiamata ad una missione non certo un modo per sbarcare piuttosto bene il lunario. Vivere di politica, vivere per la politica: guardate come il senso cambia, semplicemente cambiando una preposizione!

Penso che la lezione più importante è senza dubbio quella che De Gasperi offrì nella gestione della crisi di trapasso del secondo dopoguerra, ed è attuale perché anche oggi viviamo una crisi di trapasso. Certo forse meno drammatica, perché non usciamo dalla guerra, non ci sono le macerie della guerra però ci sono quelle del Coronavirus.

Pertanto ci troviamo anche oggi in una situazione di transizione che ha bisogno di uno scatto. Nella complessa situazione attuale riandando con la memoria all'insegnamento di De Gasperi la sua percezione è stata quella che le crisi di transizione hanno bisogno di essere governate, altrimenti degenerano. Gli storici sostengono che da questa osservazione De Gasperi trasse alcune lezioni importanti. La prima era che lo Stato doveva mantenere l'autorità, altrimenti veniva meno un punto di equilibrio. Ma questa autorità doveva fondarsi sul sistema parlamentare rappresentativo capace di essere il luogo del confronto, ma soprattutto il luogo della maturazione delle decisioni mentre oggi il nostro problema è l'incapacità di decidere su tutto.

In un articolo di fondo, Paolo Pombeni ha scritto che da “paese bloccato” stiamo passando a un “paese sbagliato”, perché non solo non si riesce a decidere per la TAV, o per costruire un qualunque gassificatore, ma alla fine non si riesce nemmeno a decidere di far camminare un treno perché qualcuno ha pensato di non pagare il biglietto.

Concludo provando un po' di fastidio per come viene intesa oggi la politica perché spesso essa viene ridotta a un problema di schieramento, mentre la politica è un'idea molto alta se la vivi come qualcosa che serve a risolvere i problemi della gente. 

Le forze vitali della società sono afone e non in grado di esercitare l’adeguata partecipazione alle decisioni che le riguardano. Giovani, donne, pensionati, intere altre categorie economiche e sociali restano sostanzialmente ai margini, a dispetto del loro continuo coinvolgimento verbale e meramente declaratorio. 

Noi pensiamo che la Politica debba ricercare risposte adeguate all’attuale “crisi del potere politico e della coscienza” e quindi alla necessità di una rifondazione morale e culturale dei costumi e, pertanto, ricominciare a svolgere il suo ruolo ovvero: studiare, analizzare, pensare, proporre e fare per migliorare la vita dei cittadini.

Segretario Provinciale UDC Cremona

Giuseppe Trespidi


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